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Banco Bpm valuta un’assemblea straordinaria puntando su Anima. Amundi è all’1,3% di Unicredit

Imagoeconomica

A Piazza Meda il nervosismo si respira nell’aria. Giuseppe Castagna, spiazzato dalla mossa di Andrea Orcel le sta pensando tutte per cercare di fermare la proposta di Ops dell’Unicredit sul suo Banco Bpm. Da una parte ha messo in allerta ieri i dipendenti dell’istituto con una lettera che pronostica esuberi stellari. Dall’altra sta pensando di convocare un’assemblea straordinaria degli azionisti. Ordine del giorno: la proposta di un rilancio dell’offerta su Anima, o proporre una fusione con Bmps, sia per chiudere al più presto l’operazione con l’sgr, sia come mossa difensiva.

Oltre alla sorpresa e ai piani andati a monte di Castagna, che stava pensando per la verità di costruire il quel famoso terzo polo bancario, così voluto anche dal governo italiano, è il prezzo proposto da Orcel a non piacere proprio: il premio di uno 0,75% è stato bollato come addirittura offensivo da piazza Meda.

Nell’Odg dell’assembla straordinaria possibile un rilancio su Anima

Ma, mentre si attende un eventuale rilancio da parte di Orcel, legali e advisor stanno studiando ogni possibile contromisura da prendere. Una strada da percorrere potrebe essere quella di agire su Anima: Il Banco Bpm aveva lanciato l’Opa sulla sgr a un prezzo di 6,20 euro per azione con un premio dell’8,5%. Lo scopo dell’assemblea straodinaria potrebbe essere di chiedere ai soci l’ok per alzare il prezzo dell’offerta, anche se proprio l’assenza di modifiche all’opa su Anima è una delle condizioni di efficacia dell’ops di Unicredit.

Ma i legali stanno pensando di mettere all’ordine del giorno dell’ipotetica assemblea straordinaria anche altri punti, secondo fonti vicine al dossier, riportate da MF. Stanno pensando per esempio ad alcune modifiche del perimetro di Bpm come cessioni di immobili o di partecipazioni, e alla distribuzione di un dividendo straordinario. Addirittura c’è chi non esclude una fusione amichevole con Mps, che però viene giudicata molto difficile.

La lettera di Castagna: cari 20.000 dipendenti, 6000 di voi rischiano il posto

Ieri Castagna è tornato a scrivere ai 20 mila dipendenti del Banco Bpm. L’aveva fatto il 14 novembre, celebrando “tre momenti particolarmente significativi per il nostro percorso di crescita e consolidamento”: i conti, l’Opa su Anima Sgr e l’entrata in Mps al 5%. Ma ora i toni sono di tutt’altro tenore. “A pochi giorni dalla mia precedente lettera, mi sento di dover tornare da voi per commentare le recenti notizie, di cui certamente siete già a conoscenza” inizia il banchiere citando il blitz da 10 miliardi in azioni con cui Unicredit vuole comprarsi la banca, e delistarla entro giugno. Castagna ha confermato la stima sulle ricadute dei 900 milioni di sinergie da costo annunciate da Unicredit. E poi cala l’asso del terrore: ciò si potrebbe tradurre in oltre 6.000 uscite“, suscitando non poche perplessità tra gli osservatori circa questi numeri. E poi ripete il suo mantra: “Siamo una grande banca autonoma, italiana con una forte vocazione di vicinanza ai territori e alle Pmi, spina dorsale del Paese. Dobbiamo continuare in questa direzione, nel solco da noi tracciato e continuando a fare bene il nostro mestiere, come sempre. È questa la strada giusta per crescere da soli“.

Unicredit intanto incassa il plauso di Moodys

Orcel intanto tace, aspettando che la polvere si depositi. Inatnto incasso con soddisfazione il giudizio positivo di Moody’s sull’operazione. Dopo aver confermato i rating di gruppo, l’agenzia Usa ha detto che se l’Ops andasse a segno il merito creditizio rimarrebbe stabile, oltre al fatto che “l’acquisizione di Banco Bpm non impedirebbe la potenziale acquisizione di Commerzbank da parte di UniCredit”, di cui si parlerà verso metà 2025. Addirittura Moody’s dice che, se l’affondo in Germania avesse successo, “prenderà in considerazione la possibilità che il rating stand-alone di UniCredit, ora Baa3, sia aggiornato a Baa2, un gradino sopra il rating sovrano dell’Italia”, e spingendo all’insù anche i debiti senior non privilegiati e junior della banca.

Amundi detiene in Unicredit una quota dell’I,3%

Anche Credit Agricole, maggiore azionista di Banco BPM, sta a guardare. La banca francese controlla anche Amundi, la più grande società di gestione fondi europea, che a sua volta ha annunciato di detenere una partecipazione dell’1,3% in Unicredit per conto dei suoi clienti., riporta Reuters. “La partecipazione azionaria è detenuta per conto dei clienti di Amundi ed è del tutto coerente con la consueta attività di Amundi”, ha affermato la società. Amundi è il partner di gestione dei fondi di UniCredit, avendo acquistato Pioneer, la divisione fondi della banca italiana, nel 2017. All’epoca l’Italia aveva cercato di mantenere Pioneer in mani italiane, ma Amundi aveva superato l’offerta di un consorzio di investitori nazionali. Amundi ha in essere un accordo di distribuzione con Unicredit fino al 2027.

Credit Agricole, che in Italia ha già Cariparma e Friuladria, potrebbe anche valutare conveniente aderire all’offerta di Unicredit e rientrare in campo con una dote di sportelli e clienti da gestire direttamente. Oppure valutare contromosse per accendere ulteriormente il risiko bancario tricolore. Da non dimenticare anche il credito al consumo di Agos Ducato, al 60% di Agricole e al 40% di Banco Bpm.

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