Banco Bpm ha chiuso il primo trimestre della sua storia con un utile netto di 117 milioni (al netto dell’effetto del “badwill” relativo alla fusione tra il Banco Popolare e Bpm, che produrrebbe un utile trimestrale di 3,24 miliardi). Il dato pro-forma relativo al primo trimestre 2016 evidenziava una perdita di 266,7 milioni. I proventi operativi sono saliti del 2,8% (rispetto al pro-forma) a 1,2 miliardi, con margine di interesse a 556,2 milioni (-0,4%) e commissioni nette a 547,4 (+16,9%).
Gli oneri operativi sono scesi del 4,7% a 774,9 milioni, per un rapporto cost/income calato al 63,9%. Le rettifiche su crediti sono scese a 291,4 milioni dai 749,6 del primo trimestre 2016, per un costo del credito a 106 punti base. Sul fronte patrimoniale, il Cet1 fully phased è all’11,1% (11,7% il dato phased-in).
La raccolta diretta è scesa del 2,1% rispetto a fine 2016 a 107,7 miliardi, mentre gli impieghi netti a clientela si sono attestati a 110,3 miliardi (-0,2%). Le esposizioni nette deteriorate sono pari a 15 miliardi (-12,8% rispetto al marzo dello scorso anno). Nel dettaglio, le sofferenze sono scese del 3,9% a 7,3 miliardi, le inadempienze probabili del 19% a 7,6 miliardi e le esposizioni scadute del 45,6% a 147,3 milioni. L’indice di copertura dell’intero aggregato si attesta al 48,2%.
Quanto alle prospettive per l’intero esercizio, l’istituto sottolinea che nel 2017 “sarà impegnato nella realizzazione delle iniziative progettuali delineate nel Piano Strategico 2016-2019, con priorità per il completamento dell’integrazione informatica, atteso in estate, per il progressivo incremento dell’operatività dell’unità organizzativa dedicata alla gestione dei non performing loans e per la razionalizzazione delle attività di private e investment banking”.
La gestione “sarà improntata al recupero di redditività, che inizierà a trarre vantaggio dai primi effetti sinergici derivanti dalla fusione”. Nel dettaglio, “la dinamica dei proventi, pur permanendo pressioni competitive sulla marginalità, potrà beneficiare di un ulteriore contenimento del costo della raccolta, grazie all’azione commerciale di riduzione delle forme tecniche più costose, di una crescita degli impieghi e di un aumento delle commissioni derivanti da servizi di gestione, intermediazione e consulenza che compenseranno, almeno in parte, la prevista discesa del risultato da attività finanziaria”.
“L’attenzione al contenimento dei costi operativi, mediante la razionalizzazione, il miglioramento dell’efficienza e specifiche azioni di ottimizzazione della spesa – prosegue il comunicato – sarà uno dei fattori di maggior attenzione, unitamente al progressivo smaltimento, sia tramite workout interno che cessioni, dello stock di crediti deteriorati”.
L’utile da 117 milioni del primo trimestre è “superiore alla nostre attese e ci dà un buono spunto per procedere con forza ed energia in questo progetto di integrazione”, ha sottolineato l’ad dell’istituto, Giuseppe Castagna, nel corso della conference call di presentazione dei conti trimestrali.
Infine, il Cda del Banco-Bpm ha deciso di limitare il previsto rimborso delle azioni oggetto di recesso (65,2 milioni di titoli) a un controvalore complessivo di 14,5 milioni su un somma totale di 205,6 milioni. Il comunicato, oltre a precisare i criteri su cui è stata presa tale decisione, sottolinea che il rimborso parziale delle azioni residue potrà essere eseguito solo dopo il rilascio delle dovute autorizzazioni dalle autorità di vigilanza tra cui la Bce.
La Banca, subordinatamente alle autorizzazioni di legge, procederà dunque a rimborsare complessivamente 4.627.461 azioni residue, di cui 2.522.185 titoli rivenienti dall’esercizio del diritto di recesso da parte degli ex soci e azionisti del Banco Popolare (rappresentanti il 6,68% delle azioni Banco Popolare oggetto di recesso) e 2.105.276 azioni residue rivenienti dall’esercizio del diritto di recesso da parte degli ex soci e azionisti di BPM (rappresentanti il 7,50% delle azioni BPM oggetto di recesso).