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Banco Bpm replica al calor bianco a Unicredit: il rilancio su Anima non compromette il Danish Compromise

Imagoeconomica

Continua la battaglia a suon di comunicati tra Unicredit e Banco Bpm in vista dell’importante assemblea di Piazza Meda, in programma per il 28 febbraio, chiamata a deliberare il rilancio da 6,2 a 7 euro per azione su Anima.

Dopo la nota di Unicredit, che ieri paventato l’ipotesi di ritirare l’offerta su Banco Bpm in caso di aumento del prezzo dell’offerta su Anima o della mancata applicazione del Danish Compromise, questa mattina arriva la risposta al calor bianco della banca guidata da Giuseppe Castagna, “costretta a fornire talune precisazioni sulle informazioni” e a chiarire sui numeri diffusi da Piazza Gae Aulenti. 

La replica di Banco Bpm: “da Unicredit mere supposizioni”

“Banco Bpm non può non rimarcare che in seguito alla convocazione dell’Assemblea”, si legge nella nota di Piazza Meda, “Unicredit ha diffuso solo ieri un comunicato stampa, a mercati aperti, contenente peraltro mere supposizioni che riguardano Banco Bpm, Banco Bpm Vita e l’offerta”, su Anima. 

 “A tutela della Banca e dei propri stakeholders e più in generale a salvaguardia della trasparenza nell’informativa al mercato, Banco Bpm non può esimersi dal manifestare la propria preoccupazione in relazione ai contenuti del comunicato stampa diffuso da Unicredit”, prosegue la banca.

Secondo Banco Bpm, Unicredit “insinua dei dubbi sulla valenza dell’offerta su Anima e sul ritorno dell’investimento per il gruppo Banco Bpm (sui quali si è avuto modo di fornire sopra le dovute precisazioni) e, dall’altra parte, si limita a richiamare le condizioni di efficacia poste all’ops e già ben note al mercato senza, peraltro, chiarire la propria posizione in merito alla effettiva rinuncia alle stesse in caso di approvazione assembleare e/o all’eventuale rilancio del corrispettivo dell’ops”. 

Banco Bpm: “Danish compromise applicabile a partecipazione Anima”

Entrando nel merito dei rilievi sollevati da Piazza Gae Aulenti, Banco Bpm conferma che “la delibera assembleare, ove approvata, non comporterà di per sé alcuna rinuncia all’applicazione del regime del c.d. Danish Compromise alla partecipazione Anima, detenuta attraverso Banco Bpm Vita, a cui tale regime già si applica, rimanendo pertanto impregiudicata la facoltà per il consiglio di amministrazione di valutare le azioni più opportune da adottare nel prosieguo dello svolgimento dell’offerta nell’interesse del propri azionisti”.

L’istituto guidato da Giuseppe Castagna chiarisce inoltre di aver informato il mercato sull’evolversi delle interlocuzioni con la Bce e la Vigilanza Bce sul Danish Compromise e che “comunicherà prontamente al mercato qualsiasi decisione ricevesse in merito, ritenendo inopportuno e fuorviante impostare la comunicazione al mercato su basi probabilistiche”.

In ogni caso, la banca ribadisce “la propria convinzione, basata sulle previsioni regolamentari vigenti e non su calcoli probabilistici, circa l’applicabilità di tale trattamento regolamentare alla partecipazione in Anima che sarà acquisita all’esito dell’offerta”.

Battaglia a suon di percentuali sugli effetti patrimoniali

Banco Bpm sottolinea che i tempi della risposta dipendono esclusivamente dalle autorità europee. “È, quindi, in ottica di piena trasparenza che Banco Bpm ha ritenuto opportuno informare il mercato degli ipotetici impatti sul Cet1 ratio del gruppo nel caso in cui tale trattamento non dovesse essere confermato”.

In ogni caso, “Banco Bpm manterrà un Cet1 ratio superiore al 13% alle date di riferimento del piano, anche in caso di mancata applicazione del Danish Compromise alla partecipazione in Anima ed anche tenendo conto della remunerazione degli azionisti con un payout all’80%”, chiarisce l’istituto, evidenziando che “nonostante l’ampia trasparenza e disclosure”, “Unicredit ha ritenuto opportuno diffondere le proprie elaborazioni numeriche sui potenziali impatti sul Cet1 ratio di Banco Bpm derivanti da un’eventuale mancata conferma del Danish Compromise su Anima”.

Secondo Banco Bpm, Unicredit avrebbe effettuato “una rappresentazione errata e fuorviante, frutto di deduzioni elaborate da un soggetto terzo al gruppo Banco Bpm che ha promosso un’offerta interamente in azioni, peraltro sin dal primo giorno a sconto rispetto al corso del titolo Banco Bom, a detrimento degli azionisti di Banco Bpm.”

“Contrariamente a quanto comunicato da Unicredit, non emersa alcuna incoerenza con quanto annunciato al mercato il 6 novembre 2024; anzi, l’acquisizione di Anima continua ad inserirsi nel più ampio contesto della strategia adottata negli ultimi anni da Banco Bpm”.

L’affondo su Unicredit

E in una battaglia verbale senza esclusione di colpi, arriva l’affondo: “stupisce, altresì, che Unicredit, mentre fornisce indicazioni sul Cet1 ratio di Banco Bpm insinuando dubbi sulla sostenibilità dei target da questa comunicati al mercato, non ritenga opportuno produrre a sua volta esaustivi chiarimenti in merito alle iniziative recentemente avviate dalla stessa (come ad esempio gli investimenti in Commerzbank e Generali) in termini sia di impatto a regime sul proprio Cet1 ratio sia di chiarezza del complessivo disegno strategico, nonché dei rischi collegati all’esposizione in Russia, che continua ad essere quantificata in potenziali massimi 55bps nonostante gli accantonamenti già effettuati e comunicati al mercato”, si legge nella nota di Banco Bpm.

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