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Banco Bpm: più utili e dividendi, meno Npl e niente M&A

L’Ad Giuseppe Castagna ha presentato a Milano il piano strategico al 2023, che distribuirà ai soci dividendi per 800 milioni, investirà in tecnologia (1.100 prepensionamenti e 200 filiali chiuse) e punterà su Wealth Management e derisking: “Andremo avanti da soli”.

Banco Bpm: più utili e dividendi, meno Npl e niente M&A

Liberare il potenziale, costruire un futuro condiviso e investire nelle persone. E’ questo il titolo del piano strategico quadriennale (scadenza 2023) presentato a Milano – in web conference, causa coronavirus – dall’amministratore delegato Giuseppe Castagna, che aveva già messo in chiaro che il prossimo futuro dell’istituto lombardo-veneto sarà stand alone: “Noi andremo avanti da soli. Abbiamo fatto un piano stand alone, siamo reduci da una fusione importante, e andremo avanti per la nostra strada“, aveva già detto Castagna escludendo un possibile coinvolgimento nella partita Intesa-Ubi o in un conseguente risiko bancario (si era parlato di una possibile aggregazione con Mps).

Il primo caposaldo della strategia è una corposa remunerazione per gli azionisti: tra valorizzazione della banca e distribuzione di dividendi, è prevista la creazione di ricchezza per due miliardi, di cui oltre 800 milioni di dividendi nell’arco di piano, con un payout medio uguale o superiore al 40%. Il piano – ha precisato Castagna – “è stato esteso di un anno per avere il tempo di raggiungere tutti gli obiettivi” e sarà garantito anche in caso di scenario negativo per il 2020, come del resto probabile visti i chiari di luna di un rallentamento dell’economia internazionale dovuto anche e soprattutto agli effetti della diffusione mondiale del coronavirus.

Altro aspetto, comune a tutte le banche e al quale non si sottrae nemmeno Banco Bpm, è quello della trasformazione del business: la banca investirà più di 600 milioni di euro in tecnologia e digitalizzazione nel periodo (+40% rispetto alla media del triennio 2017-2019) , “per garantire sostenibilità e redditività nel futuro”. Allo stesso tempo è prevista la valorizzazione delle risorse umane attraverso un maggior “engagement”, ma i costi per il personale scenderanno da 1,7 a 1,66 miliardi con 1.100 prepensionamenti e 200 filiali chiuse. Ai clienti verrà offerto un servizio sempre più multicanale e digitale, con l’adozione di un approccio “Mobile first”, sfruttando l’esperienza Webank, e lanciando le “Filiali relazionali” (dall’attuale 72% all’80% nel network distributivo target), focalizzate sui servizi di consulenza e con un’offerta di prodotti e servizi completa.

Banco Bpm punta così a rilanciare l’attività commerciale, soprattutto attraverso la specializzazione nei servizi per la clientela private e imprese (in coordinamento con Banca Aletti e Banca Akros), e in particolare a sbloccare il potenziale ancora inespresso nel comparto Wealth Management e Family Banking. Le commissioni nette nel comparto Wealth Management cresceranno ad un CAGR del +6,5% nel periodo 2019-2023, principalmente grazie ad un maggior rapporto tra Risparmio Gestito/Raccolta Diretta (che aggiungerà il 69% nel 2023 dal 54% del 2019) e ad una spinta considerevole sul fronte del collocamento di prodotti di investimento.

Un altro importante capitolo riguarda la qualità del credito e la riduzione del rischio. Dopo un eccellente track record nel derisking degli ultimi anni, sia sul fronte delle cessioni di portafogli di crediti deteriorati sia su quello del workout, il piano presentato dall’Ad Castagna si pone l’obiettivo di conseguire un ulteriore miglioramento della qualità del credito, con un target di NPE lordo ratio del 5,9% (rispetto al 9,1% di fine 2019) e di NPE netto ratio del 3,0%15 (rispetto al 5,2% di fine 2019). Un alto livello di copertura dei crediti deteriorati sarà mantenuto durante tutto l’orizzonte di piano e il costo del rischio è previsto scendere a 51 pb nel 2023 (contro i 73 pb del 2019).

Per ridurre il rischio sono previste strategie di monitoraggio e un nuovo approccio nella gestione degli Utp, separando portafoglio core (focus sulla massimizzazione del ritorno in bonis) e non core. Cambia anche la politica creditizia, a sostegno delle Pmi ma con maggiore specializzazione, focus su prospettiva rischio-rendimento e – altra novità, nel segno della sostenibilità – maggior sostegno alle iniziative ESG (attenzione alla riduzione delle emissioni di CO2 e progetti di risparmio energetico).

Infine, il piano punterà al rafforzamento dello stato patrimoniale, per raggiungere i seguenti obiettivi finanziari al 2023: CET1 ratio previsto superiore al 12%; il Cost/ Income ratio si ridurrà progressivamente fino a raggiungere il 59%; i ricavi cresceranno con un CAGR del +0,6% (da 4,3 miliardi nel 2019 a 4,4 miliardi nel 2023), spinti dalla crescita delle Commissioni nette (CAGR del +5,1% nello stesso periodo); l’utile netto crescerà a circa 770 milioni a fine piano (CAGR del +4,3% tra il 2019 e il 2023), corrispondente ad un RoTE del 7,2%.

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