Banca Bpm, istituto guidato da Giuseppe Castagna, chiude i primi nove mesi dell’anno con un utile netto di 472 milioni di euro, in crescita del 79,8% rispetto allo stesso periodo del 2020.
L’utile netto adjusted (rettificato) si è attestato a 565 milioni di euro, mentre il risultato della gestione operativa è salito a 1,53 miliardi (+20,8%). Questo conferma il «trend positivo sui ricavi», cresciuti del 10,5% a 3,42 miliardi, «e sul contenimento dei costi registrato negli ultimi trimestri». Relativamente poi ai coefficienti patrimoniali, il Cet1 fully phased è pari al 13,3% (in crescita rispetto al 12,9% di fine giugno 2021). Il texas ratio (l’indice che misura il rapporto fra il valore netto dei crediti deteriorati e il patrimonio netto tangibile del gruppo) è in ulteriore miglioramento al 29,2% rispetto al 38,6% di fine 2020. Solo nel terzo trimestre, l’utile netto è stato di 110,7 milioni di euro, superiore al consensus di 74 milioni.
I conti dei primi nove mesi sono arrivati con l’approvazione del piano industriale 2021-2024. Che si basa su tre pilastri chiave, sintetizzati nel titolo «delivering value in a new growth-oriented environment». E precisamente: capacità continua di generare ricavi, attento controllo dei costi e contenuto profilo di rischio.
Nel dettaglio, il piano prevede il conseguimento di un utile di circa 740 milioni di euro nel 2023 e di oltre 1 miliardo nel 2024, con una crescita media annua del 33,4% rispetto ai 330 milioni del 2020. I ricavi sono stimati crescere mediamente del 2,4% annuo a 4,6 miliardi nel 2024 (a 4,3 miliardi nel 2023), mentre la crescita del risultato operativo è attesa nell’ordine del 6% annuo a oltre 2,1 miliardi nel 2024 (1,9 miliardi nel 2023). Per gli azionisti è previsto un payout nell’arco di piano pari al 40%.
Sono «obiettivi ambiziosi ma raggiungibili anche grazie al consolidato track-record realizzato in questi anni», ha commentato Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm. «È guidato da priorità strategiche che mirano a remunerare in maniera significativa gli azionisti, a incontrare le aspettative degli altri principali stakeholder (clienti, colleghi, autorità di vigilanza) e a raccogliere le opportunità offerte da processi in corso quali la digitalizzazione e la sostenibilità», ha detto ancora Castagna. «Tutto questo con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente il posizionamento competitivo di Banco Bpm come solida banca del Paese, punto di riferimento per famiglie, imprese e comunità». Il piano «si fonda su saldi presupposti sia per quanto riguarda lo scenario macroeconomico in ripresa, stimolato tra l’altro dall’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sia in riferimento alla solidità del gruppo e alla sua capacità di agire in contesti di trasformazione», ha poi sottolineato.
L’istituto guidato da Castagna punta poi all’autonomia nel business assicurativo, sul modello di Intesa Sanpaolo, e per quanto riguarda le altre fabbriche prodotto si aspetta un contributo all’utile delle partecipazioni relativo a Anima, Agos e alla bancassurance pari «a circa 270 milioni nel 2024». Scorrendo il piano, infatti, si legge che è prevista «la completa internalizzazione della bancassurance il cui contributo sarà pari a circa 125 milioni nel 2024». I punti chiave sono molto chiari: il nuovo modello commerciale è «digital-driven», la crescita di volumi e redditività dei core business «farà leva su digitalizzazione, competenze distintive e franchise value e sul valore aggiunto delle nostre banche specializzate». Infine è prevista la «messa a pieno regime delle fabbriche prodotto, ottimizzando il rafforzamento del modello di business connesso alla bancassurance e all’elevato potenziale di crescita nell’asset management e nel credito al consumo».
Banco Bpm ha presentato un piano stand alone e «siamo felici di essere stand alone», ha detto l’ad Giuseppe Castagna durante la conference call con gli analisti. Il banchiere è stato molto chiaro su quelle che sono le intenzioni del gruppo. Ha precisato: «oggi non vedo sul mercato banche interessate a fare alcunché. Quanto a noi, siamo fiduciosi di poter raggiungere i nostri target». A seguire, non ha chiuso davanti all’ipotesi di una eventuale operazione. «Continuiamo a considerare ogni possibilità di estrarre valore da un’eventuale fusione che si dovesse presentare». E ha aggiunto in modo chiaro: «se qualcuno vuole farsi avanti lo faccia, ma paghi il prezzo giusto». Un riferimento che va diritto a UniCredit. Banco Bpm, del resto, è ben consapevole di poter diventare la preda numero uno di un gruppo che si è appena defilato da Mps.
Ha poi aggiunto che la banca non ha preso in considerazione un merger con Mps per i suoi perché interessata a «opportunità di confronti con banche già risanate e per numeri troppo grandi» e non per snobismo. Ha aggiunto il manager: «non ce la sentivamo di entrare in un’operazione così complicata sia come dimensioni sia come masse. Unicredit invece ha ben altra taglia per poter affrontare un’operazione del genere. Non l’abbiamo guardata perché non ci sembrava possibile per le nostre dimensioni ma non abbiamo mai fatto mistero di essere disponibili a esaminare alcune determinate aree geografiche».
Quanto alla genovese Carige, «non siamo andati a fondo nel considerare un’operazione di fusione per le sue dimensioni piccole. Se non portano valore il mercato non le capisce e non le premia. Non andrebbe a cambiare poi tanto il nostro assetto dimensionale. Non siamo attratti».
Infine, di fronte all’ipotesi del tanto dibattuto terzo polo e quindi all’ipotesi di una cordata dei big bancari italiani per rilevare Mps, Castagna ha replicato: «sono molto rispettoso del lavoro che sta facendo il governo, è un azionista molto ben preparato. Noi, in tempi non sospetti, avevamo dato disponibilità, se fosse stato possibile guardare a singole parti».
Infine ha tenuto a evidenziare un messaggio molto chiaro. «Oggi, con questo piano, abbiamo dovuto far capire qual è il valore della banca. Se qualcuno ci vuole comprare, che si faccia avanti. Noi non mettiamo su le barricate. Ma deve pagare il prezzo giusto».