Uno scudo francese, quello del Crédit Agricole, che stamani in Borsa porta il Banco Bpm a viaggiare di buon passo. Ma davvero la mossa di venerdì scorso – salire, cioè, al 15,1% del capitale della banca guidata da Giuseppe Castagna con l’annuncio di voler chiedere alla Bce l’autorizzazione a crescere fino al 19,9 per cento – consentirà alla “banque verte” di poter trattare al tavolo dove si gioca il destino di Banco Bpm in una posizione più forte? Lo rilevano alcuni analisti finanziari, secondo cui l’interesse dell’Agricole è proteggere ed eventualmente espandere i propri accordi distributivi più che bloccare l’offerta di Unicredit, che comunque avrà bisogno di un rilancio.
Banco Bpm, cosa pensano gli analisti di Crédit Agricole
I francesi dispongono di “un potere significativo in qualsiasi potenziale decisione” di Banco Bpm come pure “nel successo dell’offerta di Unicredit”, scrivono gli analisti di Intesa Sanpaolo. La loro quota rappresenta “un’importante merce di scambio”, in cambio della quale Unicredit “può offrire l’estensione dell’accordo distributivo con Amundi, le filiali in sovrapposizione, alcuni accordi di distribuzione in Italia e l’opzione di espandere la sua rete distributiva in Germania se l’operazione su Commerzbank dovesse essere finalizzata”.
Banco Bpm, le chance di successo di Unicredit
“In questo caso le chance di successo dell’offerta di Unicredit”, che “comunque richiede un aumento del prezzo”, “potrebbero aumentare mentre le chance di una mossa difensiva di Banco Bpm su Mps diminuire”. Qualora invece dovesse schierarsi a difesa dell’autonomia del Banco “il Credit Agricole potrebbe mantenere le attuali partnership e giocare un ruolo in qualsiasi futura azione societaria di Banco Bpm, guadagnano alcuni crediti con il governo. In tal caso il successo dell’offerta di Unicredit sarebbe a rischio”.
Unicredit-Agricole, quali punti di incontro?
Anche per Equita l’ascesa nel capitale del Banco “rafforza la posizione negoziale” dei francesi che possono “difendere meglio le proprie partnership/fabbriche prodotto” sia con Banco Bpm che con Unicredit “oltre ad aumentare la rilevanza” nelle assemblee “in un contesto di passivity rule”. Unicredit e l’Agricole potrebbero trovare “un punto di incontro” nella “gestione delle filiali in eccesso” e “nel rinnovo e mantenimento dei contratti distributivi” mentre viene giudicata “altamente improbabile” una controfferta, “anche per ragioni di natura politica che rendono un’operazione di questo tipo difficilmente realizzabile” e alla luce dell’ “approccio collaborativo e costruttivo” che i francesi hanno sempre avuto “con gli stakeholder e il governo” e che potrebbero ritenere “importante preservare”.
Pure secondo Mediobanca l’interesse del Credit Agricole è “migliorare la propria posizione negoziale per garantire la distribuzione continua dei suoi prodotti” piuttosto che “tentare di agire essi stessi come consolidatore”.