Era una delle decisioni più attese e alla fine è arrivata. Nella serata di lunedì, il gruppo Caltagirone ha comunicato la sua adesione all’Opa di Banco Bpm Vita sulle azioni ordinarie di Anima Holding. Caltagirone ha in mano il 5,84% del capitale della società del risparmio gestito.
Nello stesso giorno, ha fatto sapere Piazza Meda, l’amministratore delegato del Banco Giuseppe Castagna è stato ricevuto a Palazzo Chigi, dove si è intrattenuto poco meno di un’ora. Un incontro che si insquadrebbero nel solito iter di scambi nell’ambito del Golden Power. A inizio marzo anche l’ad di Unicredit, Andrea Orcel, era stato a Palazzo Chigi per un incontro con Gaetano Caputi, capo di gabinetto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, così come il numero uno di Generali, Philippe Donnet alle prese con un’altra partita cardine del risiko finanziario in corso.
Opa di Banco Bpm già oltre il 50% del capitale di Anima
Con l’adesione del Gruppo Caltagirone, Banco Bpm ha già in cassaforte più del 50% del capitale di Anima. Oltre al 22% già in portafoglio, Piazza Meda ha infatti ricevuto gli impegni di adesione di Poste (11,7%), del fondo Fsi (9,6%), della prima linea dei manager, oltre che del retail e di alcuni istituzionali.
Facendo due conti, risulta di fatto raggiunta e superata la soglia minima per l’efficacia dell’Opa indicata dal prospetto al 45%, ma secondo molti analisti anche il 66,67% inizialmente fissato come obiettivo dell’operazione sarebbe ormai a portata di mano. Determinante, per la buona riuscita dell’offerta, è stato il rilancio da 6,2 a 7 euro approvato lo scorso 28 febbraio dall’assemblea del Banco, una decisione che ha fatto breccia sui soci di Anima, ma che ha anche cancellato i dubbi del mercato. Secondo gli analisti inoltre il volume di adesioni potrebbe accelerare negli ultimi giorni dell’opa. Il periodo d’adesione, occorre ricordarlo, è partito il 17 marzo e si concluderà il prossimo 4 aprile.
Unicredit alla finestra: il nodo Danish Compromise
Nel frattempo, si attende ancora il via libera della Bce sul Danish Compromise. La decisione dovrebbe arrivare “a brevissimo”. “Come Bce siamo molto consapevoli che il mercato ha bisogno di chiarezza e che è meglio che ciò avvenga il prima possibile”, ha affermatonei giorni scorsi il vicepresidente del consiglio di vigilanza della Banca Centrale e membro del comitato esecutivo Frank Elderson, mentre parlando alla Morgan Stanley conference di Londra, il ceo di Banco Bpm Giuseppe Castagna si è detto “sicuro che il via libera della Bce arriverà, anche perché siamo già un conglomerato finanziario sotto l’ombrello del Danish Compromise, si tratta solo di aggiungere qualcosa”.
Osservatrice interessata della situazione è Unicredit, che mercoledì 27 marzo riunirà i soci per deliberare l’aumento di capitale funzionale all’offerta pubblica di scambio totalitaria sulle azioni di Banco Bpm. Parlando la settimana scorsa sempre da Londra, il ceo di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, ha espresso chiaramente la propria opinione: “Se saremo convinti che c’è più valore non abbiamo mai escluso di poter rilanciare l’Ops su Banco Bpm”, ma da quando l’operazione è stata annunciata “quello che è successo è uno sviluppo negativo, non positivo”. Qual è lo “sviluppo negativo” a cui si riferisce il manager? Il via libera dei soci del Banco alla realizzazione e al rilancio dell’Opa su Anima prima dell’arrivo del responso della Bce sull’applicazione del Danish Compromise. Prima dell’assemblea, d’altronde, Orcel aveva lanciato un avvertimento chiaro: l’aumento del prezzo e la rinuncia, in tutto o in parte delle condizioni dell’offerta o anche ad una sola di esse (leggasi proprio Danish Compromise ndr.) avrebbe potuto “determinare la risoluzione o l’inefficacia” dell’offerta di Unicredit su Piazza Meda. Ma il rilancio è arrivato comunque, l’opa di Banco Bpm su Anima è partita e il nodo relativo al compromesso danese non è ancora stato sciolto.