Il Banco Bpm ha chiuso lo scorso anno registrando livelli record per la redditività, con un risultato netto di 703 milioni. Il risultato netto adjusted (rettificato) sale a 886 milioni, che rappresenta il miglior risultato dalla nascita del gruppo. I ricavi si sono attestati a 4,7 miliardi con una crescita del 4,3% rispetto al 2021, grazie al contributo positivo del margine di interesse (+13,4% anno su anno) e all’apporto del business assicurativo.
Cresce il dividendo a 0,23 euro per azione
Il consiglio di amministrazione (che arriverà a scadenza nei prossimi mesi) ha deliberato di proporre alla prossima assemblea un dividendo cash per azione di 0,23 euro (+21% rispetto al 2022), al lordo delle ritenute di legge, per un ammontare complessivo di 348,5 milioni. La distribuzione, se approvata dall’assemblea, avrà luogo il 26 aprile con stacco cedola il 24 aprile e record date il 25 aprile.
Obiettivo “Incrementare il target 2023”
Gli “ottimi risultati” 2022, dice la nota dell’istituto bancario, consentono a Banco Bpm di “incrementare il target di utile 2023”. L’obiettivo e’ ora di superare i 0,6 euro per azione contro l’obiettivo previsto dal piano di 0,49 euro. L’istituto prevede quindi “un significativo miglioramento dell’utile netto del gruppo” nel 2023 “rispetto allo scorso anno, con un trend che, anche in proiezione, supera sia la traiettoria di redditivita” che i target complessivamente delineati nel piano strategico”. Il ritmo di crescita, inoltre, è “ritenuto sostenibile anche negli anni successivi, in base all’attuale scenario macroeconomico”.
Entro fine mese è atteso il completamento della lista di nomi per rinnovare il cda, il 20 aprile
Il canovaccio di lavoro prevede che, sui 12 membri indicati nella lista del cda uscente, ci siano otto conferme e quattro novità. Di queste, due gradite ai francesi (ma nomi indipendenti, non riconducibili al Crédit Agricole primo socio) e due alle Fondazioni-Casse del Patto di consultazione, che ha l’8,28%. Altri due posti spettano alla lista di minoranza, che promuoverà Assogestioni, e che potrebbe attirare il contributo di Davide Leone & Partner, fondo al 4,7%, sempre che resti come punto fermo il rinnovo del presidente Massimo Tononi. Al 15° seggio, che lo Statuto offre ai dipendenti, dovrebbe andare l’attuale vice presidente Mauro Paoloni. Sembrano blindate la presidenza di Tononi e la carica di ad per Giuseppe Castagna. Il socio francese, in armonia coi vertici e finora soddisfatto dell’investimento, voterà la lista degli uscenti: per alcuni gradirebbe la presidenza del collegio sindacale, che va alla lista meno votata (mentre altri ambienti smentiscono). Se questo è lo schema, qualche tassello non è ancora del tutto a posto.due candidati del Patto dovrebbero essere uno gradito a Fondazione Crt, con l’1,8%, e uno a Enpam (1,95%). Soluzione che lascia scontenta Fondazione Carilucca, che ha più volte chiesto rappresentanza per l’area toscana, ma ha poche chance. C’è anche un altro soggetto che gradirebbe entrare nella governance: Enasarco, che ha l’1,97% di Banco Bpm senza apportarlo al Patto; così come sono fuori lo 0,65% di Enpaia e lo 0,3% di Enpaf. Anche queste aspirazioni difficilmente si realizzeranno (ma Enasarco potrebbe entrare nei cda delle controllate).
Castagna: nel 2023 si potrebbe cambiare la policy sui dividendi
«Siamo davvero felici e orgogliosi di presentare i risultati migliori dalla nascita della banca», ha detto Castagna agli analisti, a fronte di un utile trimestrale più che raddoppiato a 210 milioni, sopra i 179 stimati. Nell’annata la crescita dei profitti è del 23,5%, il dividendo in pagamento salirà del 21%. Il forte traino dei tassi sui margini d’interesse ha consentito di alzare le stime di utile per azione 2023 (da 49 a 60 centesimi), 2024 (da 69 a 75) e fino a 90 nel 2025. “Dopo la nomina del nuovo cda potremmo rivedere il piano strategico, estendendolo al 2026 – ha detto l’ad -, Magari il 2023 sarà un buon anno per cambiare la policy sui dividendi”, già salita nel 2022 dal 40% al 50% dell’utile.
Continua il processo di derisking
Contina il percorso di derisking (2,6 miliardi nel 2022, inclusa la cessione relativa al progetto Argo, finalizzata nel secondo trimestre dell’anno) che ha consentito di proseguire nell’azione di riduzione degli npl, la cui incidenza sul totale dei crediti lordi si riduce al 4,2%, portando il totale dei crediti non performing lordi da 6,4 miliardi di fine 2021 a 4,8 miliardi.
Per quanto riguarda i ratio patrimoniali, a fine 2022 il coefficiente Cet1 fully phased risultava pari al 13,3%, con il Mda buffer fully phased a 464 punti base. Per l’intero esercizio Banco Bpm prevede un “significativo miglioramento dell’utile netto” del gruppo rispetto allo scorso anno, con un trend che, anche in proiezione, supera sia la traiettoria di redditività che i target complessivamente delineati nel piano strategico.