Volano gli utili di Ubs, mentre Barclay’s deve fare i conti con una brusca franata dei profitti.
La Banca svizzera archivia il primo trimestre dell’anno con un utile ante imposte rettificato di 1.934 milioni di franchi svizzeri, in rialzo del 42% su base annua. I proventi operativi rettificati sono aumentati dell’8%, trainati da Investment Bank, Wealth Management Americas e Wealth Management. L’utile netto di competenza degli azionisti si è attestato a 1.269 milioni di franchi in rialzo del 79% su base annua, con un utile diluito per azione di 0,33 franchi.
“I nostri ottimi risultati del primo trimestre mettono in evidenza la forza e il potenziale della nostra attività, che continueremo a gestire in maniera disciplinata concentrandoci su una performance sostenibile e una crescita di lungo termine”, commenta il Ceo, Sergio Ermotti.
Per quanto riguarda invece Barclays, il gruppo britannico vede più che dimezzarsi l’utile netto, sceso a 190 milioni di sterline (226 milioni di euro) dai 433 milioni del 2016 a causa di una svalutazione da 884 milioni sul business africano.
Si tratta di attività che l’istituto non ritiene più strategiche e intende cedere per concentrarsi su Europa e America. Barclays ha informato di essere in attesa delle autorizzazioni che consentiranno di non includere più nei propri conti le attività africane.
I ricavi, invece, sono saliti del 16% a 5,8 miliardi di sterline (circa 7,5 miliardi di euro) spinti dal business delle carte di credito. L’utile dall’investment banking è salito del 7%, spinto dalle attività sull’obbligazionario, ma è rimasto comunque al di sotto delle attese.
Dalla Banca, infine, non è arrivata alcuna indicazione sull’inchiesta che ha investito il direttore generale Jes Staley, accusato di aver cercato di identificare una “talpa” all’interno del gruppo.