E venne il giorno del risveglio dei tassi. Già, perché ieri, complici i dati sull’inflazione tedesca, scrive Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia, “improvvisamente le curve dei rendimenti dell’Eurozona sono uscite dal letargo”. A far da detonatore sono stati in Europa le anticipazioni sull’inflazione tedesca, vista in salita all’1,8%, a un passo dagli obiettivi della Bce. Immediata l’eco sulle Borse e sul mercato delle obbligazioni, con la brusca risalita del rendimento del Bund tedesco, a 0,38% da 0,33%
IL BEIGE BOOK CONFERMA LA CRESCITA USA
Ad alimentare la tensione hanno contribuito i dati americani: la locomotiva Usa accelera, come ha testimoniato la crescita del Pil (+3,3%) e confermato in serata l’ultimo Beige Book del 2017: “Le pressioni sui prezzi sono aumentate”, si legge nel report che, pur riconoscendo che la crescita dei salari “resta modesta”, rileva “una generalizzata difficoltà da parte dei datori di lavoro a trovare personale qualificato a vari livelli di competenze”.
C’è aria insomma di aumento del costo del denaro, assai al di là del prudente orientamento anticipato lunedì da Jerome Powell, futuro presidente della Fed. Anche Janet Yellen, ieri, ha lanciato un segnale d’inquietudine: l’aumento del deficit, amplificato dalla prossima riforma fiscale, rischia di rendere necessari in futuro interventi per finanziare il debito. Ne ha fatto le spese il Nasdaq, il mercato più a leva, che ieri ha registrato le perdite più alte degli ultimi tre mesi a vantaggio dei finanziari.
IL MISSILE BITCOIN SI SCHIANTA: -21%
La sensazione è che qualcosa si stia muovendo sotto la superficie finora fin troppo piatta dei mercati, mentre continua la danza impazzita del bitcoin, ieri salito oltre barriera degli 11 mila dollari prima di un violentissimo dietrofront a quota 9.760: -21% in un’ora o poco più. Un balletto destinato ad accentuarsi nei prossimi giorni: l’11 dicembre comincerà alla Borsa di Chicago gli scambi sul future della moneta virtuale: i Big, a partire da Goldman Sachs stanno preparando l’artiglieria.
LA FRANA DEI CHIP PROSEGUE IN ASIA. E STM PERDE IL 6,7%
La crisi del settore tech è proseguita stamane sui listini asiatici. A Hong Kong (-1,6%) perdono colpi il colosso Tencent (-2,6%) e AAC (-4,1%), fornitore di Apple. L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen perde lo 0,7%. Taiwan -1,3%, Mumbai -0,6%.
Nuova frana a Seoul per i colossi dei chip: di Samsung -2,3% e di Hynix -4,3%. Sotto tiro il won (-0,8%), nonostante il rialzo dei tassi, il primo da sei anni.
In modesta crescita le borse giapponesi: Topix +0,3%, Nikkei +0,2% grazie al calo dello yen. A ottobre la produzione industriale è tornata a salire dello 0,5%, meno del previsto.
NASDAQ IN CADUTA LIBERA, VOLANO LE BANCHE
Movimentata la seduta di Wall Street, caratterizzata dalla rapida migrazione dal settore tecnologia ai finanziari. È salito il Dow Jones (+0,44%), in equilibrio l’indice S&P 500 (-0,04%), frenato dal pesante calo del comparto tech (-2,6%, la peggior seduta degli ultimi cinque mesi). Sotto tiro anche il Nasdaq (-1,27%).
Perdite tra il 2 e il 4% per i colossi del digitale: Amazon, Apple, Alphabet e Facebook. Ha fatto peggio Netflix (-5,5%). La discesa dei semiconduttori (indice Sox -4%) ha provocato vittime anche a Piazza Affari: Stm ha lasciato sul terreno il 6,8%.
Copione opposto per i finanziari, che, sostenuti dall’attesa del rialzo dei tassi, hanno vissuto la miglior giornata dal giorno dell’elezione di Donald Trump: JP Morgan avanza del 2,3%, Wells Fargo +2%.
PETROLIO STABILE, OGGI IL VERTICE OPEC
Sempre movimentata la scena politica di Washington. Alla vigilia del voto sulla riforma fiscale, i repubblicani si dividono ancora sui tagli al bilancio. Intanto Trump, pur alle prese con la crisi coreana, ha trovato il modo di alzare i toni della polemica con il mondo musulmano pubblicando un tweet anti-Islam di un gruppo inglese di estrema destra.
Nel giorno della riunione dell’Opec a Vienna, il petrolio tipo Brent passa di mano a 63,5 dollari il barile, in rialzo dello 0,5%, dopo aver chiuso ieri in calo dello 0,8%.
MILANO SI SGONFIA NEL FINALE. MAXI IPO A FRANCOFORTE
I nuovi record di Wall Street, spinta anche dalla revisione al rialzo del Pil Usa non hanno scaldato i listini europei. Anzi, nell’ultima mezzora di contrattazioni le Borse, spinte all’ingiù dalle tensioni sui tassi e dalle vendite sui tecnologici, hanno annullato tutti i guadagni di giornata.
Piazza Affari (+0,15%) ha chiuso comunque in terreno positivo a 22.325 punti. Anche Francoforte (+0,02%), la più esposta al settore dei chip, ha azzerato il rialzo.
Siemens ha annunciato la prossima quotazione nella Borsa tedesca della divisione Healthcare, un’Ipo da 40 miliardi, la più importante dal 1996 sulla piazza di Francoforte, preferita rispetto a Londra.
Parigi +0,14%. Fa eccezione Madrid (+1,14%). In forte calo Londra (-0,90%), zavorrata dalla robusta ripresa della sterlina, a 0,883 sull’euro dallo 0,897 di ieri: sembra definito l’accordo sull’assegno di divorzio tra Gran Bretagna e Unione Europea. Londra si dovrebbe impegnare a pagare 50 miliardi di euro, più la presa in carico di altri 50 miliardi di euro di passività.
GOLDMAN SACHS SCEGLIE (ANCHE) MILANO
Il divorzio del Regno Unito dalla Ue comporterà un beneficio anche per Milano. Goldman Sachs, anticipa Reuters, è pronta a firmare un contratto d‘affitto per un nuovo ufficio a Milano che aumenterà significativamente la sua presenza in Italia in vista dell‘uscita della Gran Bretagna dall‘Unione europea. Il nuovo spazio, destinato ad ospitare più di 100 persone sarà a pochi passi dal Duomo: i dipendenti in Italia aumenteranno così di quasi sei volte (dalle attuali 20 persone).
IL BUND SFIORA 0,40%, BTP A 1,80%
Chiusura in calo per il mercato obbligazionario italiano, trascinato al ribasso, come il resto dei governativi dalla zona euro, dalla pioggia di vendite sul Bund dopo la lettura oltre le attese del preliminare dell’inflazione tedesca di novembre.
Il decennale italiano chiude ad un rendimento in area 1,80% da 1,78% del finale di seduta di martedì. Sale a 0,39% da 0,34% il rendimento del Bund 10 anni, registrando il rialzo giornaliero più marcato da tre settimane. In discesa verso i minimi da circa un anno segnati all’inizio di novembre il differenziale con l’analoga scadenza del Bund, che si stringe a 141 punti base da 144 punti.
Il Tesoro italiano ha registrato il tutto esaurito nell’asta di ieri con l’assegnazione di 1,75 miliardi di euro in Btp a 10 anni agosto 2027 e 1,75 miliardi del Ccteu aprile 2025: il tasso del decennale è sceso a 1,73%, minimo da fine ottobre.
L’ultimo appuntamento con le emissioni 2017 sarà l’asta Bot annuale di venerdì 10, visto che quelle di fine mese regolano già sul 2018.
NEL 2017 IL TESORO OLTRE I 400 MILIARDI DI RACCOLTA
Secondo calcoli Reuters, le emissioni realizzate quest’anno dal Tesoro superano di poco quota 400 miliardi di euro. Nel 2018 per la prima volta dopo tre anni il saldo tra scadenze e nuova offerta, considerando gli acquisti effettuati dalla Bce, tornerà positivo, per circa 20 miliardi, secondo le stime di alcuni analisti.
A fine 2018, secondo le previsioni di Piero Grilli di Banca Akros, il tasso del decennale italiano dovrebbe attestarsi in area 2,5% (scontando le turbolenze preelettorali) mentre quello del Bund salirà in area 0,8%. Lo spread dovrebbe dunque risalire verso quota 170 punti.
LE BANCHE ALZANO LA TESTA. LA VIGILANZA UE L’ABBASSA
Anche in Europa il rialzo dei rendimenti ha favorito il settore bancario. L’indice di settore è salito dell’1,6%. Più modesto il rimbalzo in Italia +0.75%. A fornire nuovo ossigeno al recupero delle aziende di credito italiane potrebbe essere oggi, in caso di conferma, l’indiscrezione di Reuters: le nuove regole della Bce sugli npl, che dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio, slitteranno di alcuni mesi o addirittura di un anno, consentendo così alle banche di elaborare con più calma i rilievi sulle proposte per la copertura delle sofferenze. Danielle Nouy, numero uno della supervisione bancaria, avrebbe così ceduto alle pressioni del Parlamento europeo (e dell’Italia in particolare).
Intanto due istituti italiani hanno superato brillantemente gli esami di Francoforte: Bper (+4,3%) e Credem (+4%) hanno infatti annunciato che, secondo i dati al 30 settembre scorso, possono vantare un Cet1 (common equity tier) nettamente superiore al requisito minimo richiesto dalla Bce per il 2018. In particolare, Bper vanta già un Cet superiore al 14% contro una richiesta dell’8,125%.
In terreno positivo anche i Big: Unicredit +0,8%, Intesa +1,9%, Mediobanca +0,96%. In terreno positivo anche il Credito Valtellinese (+0,3%). Invariata Carige a 0,0101 euro (ma diritti in picchiata -50%).
Nel risparmio gestito, FinecoBank +3,3%, al nuovo record storico. Banca Generali +2,43%.
UTILITIES SUPERSTAR. ACEA PRENDE IL VOLO
La ripresa dei tassi ha favorito le utilities. L’indice Stoxx del settore è il secondo miglior comparto europeo da inizio anno con un +21,4%. Fa ancor meglio Enel: +1,4%, 5,48 euro, ai nuovi massimi dal 2008 5,48 euro. Il rialzo da inizio anno è del 30%.
In grande evidenza Acea (+11%), miglior titolo di giornata. Kepler Cheuvreux e Mediobanca, all’indomani della presentazione del nuovo piano industriale, hanno alzato la raccomandazione. Avanza anche Iren +1,6%: entro Natale potrebbe arrivare il via libera dei comuni più importanti che controllano Acam La Spezia, alla cessione del controllo.
Avanza anche Atlantia (+1,5%).
ANCHE SOGEFI VA IN ORBITA
Da segnalare tra gli industriali il rimbalzo di Buzzi (+2,5%). Fiat Chrysler +0,5%. L’impianto produttivo di Melfi, dalle cui catene escono la 500X ed il Renegade, resterà chiuso per una settimana in più, rispetto a quanto era previsto. Nell’automotive brilla Sogefi (+9%): Banca Akros ha portato la raccomandazione a Buy da accumulate.
In calo invece Luxottica (-0,72%): Banca Imi ha ridotto il prezzo obiettivo da 53,6 a 52,7 euro, confermando la raccomandazione hold. Gli analisti non vedono un significativo margine di rialzo per il titolo nel breve termine. In controtendenza anche Telecom Italia (-1%).