Risultati in chiaroscuro dai colossi di Wall Street. JP Morgan, prima delle grandi banche americane a pubblicare i risultati di bilancio, ha superato le previsioni degli analisti nel primo trimestre, alzando i dividendi da 40 a 44 centesimi per azione. Gli utili netti si sono attestati a 5,914 miliardi di dollari (1,45 dollari per azione) contro i 5,269 miliardi (1,28 dollari per azione) dello stesso periodo dell’anno scorso. Gli analisti attendevano profitti per 1,40 dollari per azione.
Il fatturato è salito a 24,82 miliardi di dollari, dai 23,845 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso e contro i 24,49 miliardi attesi dagli analisti. Il return on tangible equity (Rote) è stato pari al 14%, contro il 13% del primo trimestre 2014.
A trainare i risultati sono state le attività di trading, il cui fatturato è aumentato del 12%, a 5,67 miliardi di dollari, dai 5,06 miliardi dello stesso periodo del 2014. Il numero uno della divisione investment banking, Daniel Pinto, durante l’Investor Day di febbraio aveva parlato di un trimestre caratterizzato da alti volumi e volatilità, con i clienti sempre più attivi negli scambi.
La maggiore banca americana per asset ha iscritto a bilancio spese legali per 13 centesimi per azione e altri oneri una tantum. In totale, nel primo trimestre i costi legali si sono attestati a 687 milioni di dollari al lordo delle tasse, contro una somma definita “irrilevante” dello stesso periodo dell’anno scorso e gli 1,1 miliardi del quarto trimetre. A febbraio la banca ha fatto sapere di essere in trattativa con il dipartimento di Giustizia americano nell’ambito di indagini su presunte manipolazioni del mercato valutario. A novembre JP Morgan ha pagato un miliardo di dollari alle autorità americane e britanniche nell’ambito di un’indagine simile.
La seconda banca Usa a pubblicare i conti è stata Wells Fargo, quarto maggiore istituto americano per asset, che nel primo trimestre ha visto gli utili calare dell’1,5% a 5,8 miliardi di dollari (1,04 dollari per azione) contro i 5,89 miliardi di dollari (1,05 dollari per azione) dello stesso periodo dell’anno scorso. Si tratta del primo ribasso degli utili dopo 18 trimestri consecutivi di aumenti. Gli analisti attendevano un dato a 98 centesimi per azione. Rispetto al quarto trimestre (5,71 miliardi, 1,02 dollari per azione) l’utile è in rialzo.
Il fatturato si è attestato a 21,3 miliardi di dollari, in rialzo dai 20,6 miliardi dell’anno scorso, ma in calo dai 21,4 miliardi del quarto trimestre. Gli analisti attendevano un giro d’affari per 21,24 miliardi. “I solidi risultati del primo trimestre riflettono i benefici di un modello aziendale diversificato”, ha detto l’amministratore delegato John Stumpf, sottolineando che “i livelli patrimoniali restano solidi” e che la banca “continua a lavorare per rafforzare il rapporto con i clienti”.
I costi sono aumentati del 5% a 12,51 miliardi di dollari, dai precedenti 11,95 miliardi. Le spese come percentuale del fatturato nel primo trimestre sono state pari al 58,8%, all’interno del range tra 55 e 59% che la banca considera efficiente. Le attività legate ai mutui, le maggiori per volume negli Stati Uniti, hanno incassato commissioni per 1,55 miliardi di dollari, il 2% in più rispetto agli 1,51 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.
La Banca ha erogato prestiti per la casa per 49 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell’anno, contro i 36 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso e i 44 miliardi del quarto trimestre. Il valore complessivo dei prestiti erogati alla fine del primo trimestre era di 861,23 miliardi di dollari, il 4% in più rispetto agli 826,44 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.