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Banche, Ue: due pesi e due misure per i salvataggi in Italia e in Portogallo

Due pesi e due misure dell’Unione europea sul trattamento riservato a Italia e Portogallo in materia di salvataggi bancari – Nella crisi delle 4 banche italiane azioni e bond subordinati sono andati in fumo mentre i bond della portoghese Banif, salvata con soldi pubblici, sembrano convertibili – Discutibile anche la svalutazione della bad bank italiana.

Banche, Ue: due pesi e due misure per i salvataggi in Italia e in Portogallo

Trattamento degli obbligazionisti e bad bank: due pesi e due misure della Ue nei salvataggi bancari e nella bad bank. Se occorreva una nuova dimostrazione della confusione e della discrezionalità con la quale la Commissione europea si muove sul terreno bancario il salvataggio in extremis e con soldi pubblici della piccola banca portoghese Banif sembra fatto apposta per evidenziare la differenza di trattamento riservata a Roma e a Lisbona.

In Italia la crisi delle quattro banche (Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti) è stata affrontata azzerando azioni e obbligazioni subordinate e mandando in fumo gli averi dei loro detentori, mentre nel caso portoghese sembra di poter dire – anche se è ancora atteso un chiarimento finale – che la Commission europea stia vagliando la possibilità di prevedere per gli obbligazionisti subordinati la conversione dei loro bond in azioni della bad bank nata dalla Banif.

Il secondo punto che rischia di provocare grosse disparità è, come segnala “Il Sole 24 Ore” di oggi, quello relativo al trattamento della bad bank. Nel caso portoghese la Commissione Ue “non descrive i valori di conferimento dei crediti in sofferenza”. Nel caso italiano invece Bruxelles ha preteso dal Governo e dalla Banca d’Italia che si quantificasse in 18 centesimi, un valore incredibilmente basso, il valore medio degli Npl conferiti alla bad bank rispetto alla media di 40 centesimi dello stock in portafoglio alle banche italiane.

Peccato, perchè se la valutazione dei crediti conferiti fosse stata più alta si sarebbero procurate le risorse (circa 300 milioni) per indennizzare i possessori di obbligazioni subordinate o per permettere loro, come sembra possa avvenire nel caso portoghese, di convertire i loro titoli nelle azioni della bad bank.

I numeri parlano chiaro: il valore nominale dei crediti in sofferenza conferiti alla bad bank italiana è di 8,5 miliardi di euro mentre il valore di conferimento preteso dalla Ue è di appena 1,5 miliardi (cioè 18 centesimi per ogni euro di credito). Basta alzare il valore dei conferimenti del 20%, nota Il Sole, per far emergere 300 miliardi e dare così una mano ai creditori. Ma il diktat della Ue lo ha impedito.

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