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Banche, tutti gli occhi su Unicredit e Mps

Gli istinti irrazionali funzionano nei due sensi: talvolta prendono la forma dell’euforia al servizio del Toro, ma, quando l’incertezza si combina con la paura, l’effetto può essere davvero devastante, come dimostra la bufera che ha investito il comparto bancario. Il tutto dopo l’esercizio degli stress test che, come aveva anticipato la scorsa settimana il professor Donato Masciandaro, così come sono stati messi a punto dall’Eba “non servono a niente e rischiano di accentuare la volatilità dei titoli”.

E così l’emergenza agostana quest’anno riguarda le banche europee, specie quelle italiane. Passa in secondo piano il pacchetto di stimoli all’economia varato in Giappone da Shinzo Abe. O la frenata dell’auto Usa, nuovo segnale del rallentamento della congiuntura. Merita riflettere sul consiglio in arrivo da Christian Mueller Glissman, global strategist di Goldman Sachs: alla larga dalle Borse nei prossimi tre mesi. Non si profila un mercato Orso, ma “nel breve non c’è spazio per salire: le azioni hanno toccato prezzi che non hanno nel breve margini di ulteriore crescita”. Per il 2017 si vedrà.

TOKYO FREDDA DOPO IL PIANO ABE. MILANO ANCORA MAGLIA NERA

Scettica la Borsa di Tokyo (-1,7%) dopo l’annuncio del pacchetto di stimoli varato dal premier Shinzo Abe. Buona parte degli interventi, nota Nomura, erano già previsti nel budget 2017. Lo yen perde lo 0,3%, stazionari i titoli di Stato dopo il forte rialzo dei rendimenti di lunedì. Negativa Sidney (-1,3%), fa peggio Hong Kong (-1,6%) alla riapertura dopo il tifone Nida.

Chiudono in rosso le Borse americane: l’indice Dow Jones arretra dello 0,5%, S&P 500 -0,64%. Frena anche il Nasdq (-0,9%), che chiude a 5.173,73, allontanandosi dal nuovo record. La frenata del mercato ha coinciso con i dati deludenti delle vendite di auto a luglio. Il timore è che il mercato dell’auto Usa, da anni in continua crescita, sia arrivato al picco del ciclo. Un timore che si espande a tutta la Borsa americana che da giorni viaggia sui massimi storici. Alcuni analisti fanno osservare che la valutazione media dell’indice S&P500 è 18,4 volte gli utili previsti per la fine di quest’anno, uno dei livelli più alti degli ultimi 10 anni.

Giornata di saliscendi per il petrolio, che dopo un tentativo di ripresa in serata è tornato a perdere quota, con il Wti americano a 39,5 dollari al barile (-1,3%) e il Brent a 41,8 dollari (-0,7%). Recuperano in serata i titoli del settore: Exxon +0,8%, Chevron +0,5%. A Milano Eni -2%, Saipem -2,5%, Tenaris -1,5%.

Piazza Affari (-2,8%) si è di nuovo aggiudicata la maglia nera sui listini europei, seguita da Madrid (-2,7%), Parigi (-1,81%), Francoforte (-1,76%) e Londra (-0,72%). I futures segnalano una partenza in rialzo per l’Europa.

Finale debole per i Btp. Il decennale chiude a 1,222%. Ma fanno peggio i Bund tedeschi, così lo spread scende a 131 punti (da 133). La performance peggiore è comunque quella dei Gilt Britannici: il mercato si prepara al probabile taglio dei tassi che Bank of England dovrebbe varare giovedì.

STOXX 50, RETROCEDONO DEUTSCHE BANK E CREDIT SUISSE

La bufera sulle banche europee si è scatenata all’alba dopo che, alle 6 del mattino, Commerzbank (-9,1%), la seconda banca tedesca, ha lanciato il profit warning sui risultati del 2016. Da quel momento le vendite si sono accanite su tutti i titoli del settore, a partire dai Big. L’indice Stoxx europeo del settore bancario ha perso il 3,3%. In particolare Deutsche Bank è scesa del 4,8%. Credit Suisse ha perso il 6,1%.

Le due banche usciranno dall’indice Stoxx50 a partire da lunedì prossimo, 8 agosto. Nell’indice che riassume l’andamento delle 50 più importanti aziende europee le due banche saranno sostituite dal gruppo francese delle costruzioni Vinci (+0,2%) e dall’olandese Asml (-0,9%), azienda del settore semiconduttori. Nel corso del 2016 la quotazione delle due banche sono calate del 46%. 

Oggi i riflettori si accenderanno sui conti delle banche francesi Crédit Agricole e Société Générale. Ancor più attesa, però, è la semestrale di Unicredit.

I DUBBI SU NPL E AUMENTO AFFOSSANO MONTE PASCHI

Ancora una volta l’epicentro del terremoto che sta sconvolgendo il sistema del credito è l’Italia. Gli hedge fund sono tornati ad inquadrare nel mirino Monte Paschi (-16%) che in una mattinata ha cancellato buona parte dei guadagni messi a segno dopo l’annuncio del piano di risanamento. Dopo l’iniziale consenso, infatti, sono affiorate le perplessità sul progetto che prevede di cedere tutti i suoi crediti in sofferenza, pari a 9,2 miliardi di euro, al fondo Atlante e il lancio di un aumento di capitale da 5 miliardi di euro. Otto banche sono pronte a mettere la garanzia sulla vendita delle nuove azioni.

Ma il fondo Atlante dovrà prendere in carico i crediti in sofferenza a un prezzo (il 33%) ritenuto troppo alto da alcuni interessati, a partire dalle casse previdenziali. Non mancano le incertezze sull’aumento di capitale da 5 miliardi di euro: le 8 banche che hanno firmato la lettera d’intenti, hanno detto che la loro partecipazione è subordinata alle condizioni di mercato e ai responsi delle indagini preliminari sulla disponibilità del mercato ad assorbire questa grande massa di carta.

CAIO: ATLANTE 2 AL VIA L’8 AGOSTO

I termini per aderire ad Atlante 2, il nuovo fondo di salvataggio bancario, scadranno l’8 agosto, ha rivelato il Ceo di Poste Italiane, Francesco Caio, a margine della conference call sui conti semestrali. “Decideremo sul contributo di Poste Vita nei prossimi giorni”, ha aggiunto Caio, precisando che la partecipazione di Poste Vita ad Atlante 2 sarà comunque inferiore a quella riservata ad Atlante (260 milioni). La società ha chiuso il primo semestre con ricavi totali consolidati a 17,7 miliardi, dai 15,95 miliardi di un anno fa, e un utile netto a 565 milioni da 435 milioni, (a fronte di un consensus di 473 milioni).

SOTTO TIRO ANCHE INTESA (IN AUMENTO GLI UTILI 2016)

Le vendite non hanno risparmiato Intesa ha chiuso in calo del 3,8% a 1,829 euro nel giorno della pubblicazione dei risultati del secondo trimestre 2016, chiuso con un utile netto di 901 milioni di euro, in leggero calo dai 940 milioni di un anno prima, ma sopra le attese(741 milioni il consensus degli analisi). La Banca conferma l’impegno a distribuire sull’esercizio in corso dividendi cash per 3 miliardi. Per l’intero 2016 il management di Intesa Sanpaolo prevede utile ante imposte e utile netto consolidato in crescita rispetto al 2015. 

È lungo l’elenco delle vittime della furia short della speculazione professionale, protagonista assoluta di questa fase di mercato (nonostante il divieto dello scoperto su Mps). Unicredit alla vigilia del Cda ha chiuso in ribasso del 7,1%: il mercato dà per scontata un’operazione sul capitale di 6/8 miliardi. In forte ribasso anche gli altri titoli: Ubi ha perso il 7%, Banca Pop.Emilia -12%, Banco Popolare -18%, Mediobanca -8,2%.

GM E FOD RALLENTANO, MARCHIONNE SI CONSOLA CON LA FERRARI

L’allarme auto è partito dagli Stati Uniti. I dati delle vendite di luglio sono risultati più bassi delle previsioni: General Motors perde il 4% dopo avere annunciato un calo delle immatricolazioni dell’1,9%, gli analisti stimavano -1%. In casa Ford, le vendite hanno accusato una flessione del 3% contro un’attesa di -0,5%.

La sbandata non ha risparmiato Fiat Chrysler, che pure ha registrato un pur modesto (+0,3%) aumento delle vendite sul mercato Usa. Anche in Italia le vendite di Fca sono state migliori della media. Il titolo ha chiuso a New York con una perdita del 4,4% e a Milano il 5,1%. Bene Ferrari (+2,52%), che ha comunicato conti del primo semestre 2016 superiori alle attese. A fine anno per la prima volta le vendite saliranno oltre le 8 mila vetture.

Le vendite non hanno risparmiato Bmw (-2,23%) che pure ha annunciato una crescita dell’utile netto del 10%, a 3,590 milioni nei primi sei mesi. Oggi arrivano i conti di Tesla, previsti in profondo rosso.

CAMPARI, UNICO CONFORTO DI PIAZZA AFFARI

A consolare Piazza Affari è stata la sola Campari, che ha messo a segno un rialzo del 4,6%, arrivando al nuovo massimo storico, grazie ai buoni risultati del secondo trimestre chiuso con un utile sceso del 13,8% a causa di rettifiche di oneri operativi e a svalutazioni conseguenti a cessione di business. L’utile risulta in rialzo del 9,4% a 77,3 milioni se depurato da oneri una tantum.

Per quanto riguarda il secondo semestre, l’amministratore delegato Bob Kunze-Concewitz ritiene che le prospettive delineate a inizio anno rimangano invariate, Pesa ii calo del mercato brasiliano da cui la società si aspetta una flessione delle vendite a doppia cifra.

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