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Banche tra duelli e trattative: oggi cda Mps

Si moltiplicano in Europa i segnali di emergenza. Wall Street, però, trova la forza di reagire, aiutata dalla pubblicazione dei verbali della Fed che allontanano l’ipotesi di un rialzo dei tassi. Brexit, insomma, è un problema dell’Europa, non di Wall Street, che ieri ha chiuso in rialzo: nel corso della seduta, tutte i principali asset hanno segnalato un graduale ritorno della fiducia e della propensione al rischio.

I messaggi in arrivo dai mercati Usa contribuiscono così stamane a stabilizzare i mercati asiatici. Un buon segnale in vista dell’apertura dei mercati europei, stressati da un’altra seduta ad altissima tensione, favorita dal duro confronto sulle misure sulle banche tra l’Italia ed alcuni partner Ue.

L’ECONOMIA TIENE, WALL STREET RECUPERA. CAUTA LA FED

Dopo un avvio negativo sull’onda delle pessime notizie in arrivo dall’Europa, Wall Street ha invertito la rotta per poi chiudere in terreno positivo: Street hanno annullato i ribassi passando in terreno positivo: l’indice S&P ha chiuso in rialzo dello 0,54%. Dow Jones +0,44% e Nasdaq + 0,75% grazie alla spinta dei tecnologici e delle società del biotech.

Il rendimento del bond decennale, sceso nel corso della mattinata sui minimi storici di 1,32%, è risalito a 1,38%.Dai verbali della riunione della Fed del 14-15 giugno emerge la preoccupazione per l’inattesa frenata del mercato del lavoro Usa. Di qui la cautela sul fronte dei tassi in attesa delle indicazioni sull’occupazione che arriveranno venerdì prossimo.

I dati macro usciti ieri hanno però rassicurato il mercato sulla tenuta della congiuntura Usa: l’indice Ism servizi degli Usa è salito nettamente a giugno a 56,5 punti dai 52,9 di aprile. Il dato “conferma che il rallentamento di maggio era temporaneo – commenta l’economista di Intesa Giovanno Mossetti -. Trova conferma la ripresa economica nel secondo trimestre, mentre anche il terzo trimestre si apre con indicazioni positive, visto che gli ordini sono in aumento”.

CONTRASTATA L’ASIA, RISALE IL PETROLIO

Conforta anche la ripresa dei prezzi del greggio (Brent +1% a 48,92 dollari il barile), galvanizzati dalla notizia che Chevron ha deciso di investire 36,8 miliardi di dollari nel giacimento kazako di Tengiz.

Stamattina i mercati dell’Asia sono contrastati, la Borsa di Tokyo si avvia a chiudere in calo dello 0,6%, Hong Kong guadagna lo 0,7%, Seul lo 0,9%, Shanghai -0,6%

STOP AI RISCATTI DEI FONDI IMMOBILIARI UK. ASSICURAZIONI UE -3,2%

A rafforzare il fronte dei pessimisti è l’evoluzione del dopo Brexit in Europa, che giustifica gli umori più neri. Le Borse hanno infilato un’altra seduta negativa, depresse dalle banche e dalle assicurazioni, che scontano le preoccupazioni degli investitori mondiali. Si sgretolano infatti i fondi immobiliari inglesi: già 4, per un totale di 9 miliardi di asset amministrati, hanno sospeso i riscatti, provocando la discesa in Borsa di Standard Life (-5,2%), Aviva (-3,9%) ed Aberdeen (-4%).

Le Borse europee sono andate tutte giù: Londra -1,2%, Parigi -1,9% e Francoforte -1,7%. Tutti gli indici settoriali hanno chiuso in negativo, peggior ribasso per le compagnie assicurative (Stoxx -3,2%) e per gli operatori della telefonia (Stoxx -2,7%). Male al solito le banche: Stoxx -2,6%.

MILANO TORNA AI MINIMI POST BREXIT, IL BTP 10 SCENDE A 1,12%

La Borsa di Milano ha chiuso in ribasso per il terzo giorno consecutivo, l’indice Ftse Mib, in calo del 2,3%, ha quasi annullato i guadagni accumulati nelle precedenti quattro sedute, si è riportato in prossimità dei minimi post Brexit. La sterlina tratta a 1,292 da 1,302 di ieri sera, siamo sui minimi degli ultimi 31 anni. Il cross euro/dollaro è a 1,1087.

Continua la corsa al ribasso dei rendimenti dei titoli di Stato. Ieri hanno toccato nuovi minimi storici i titoli di Germania, Francia, Svizzera (in territorio negativo anche le emissioni a 50 anni) ed Australia. Il decennale giapponese tratta a -0,27%. Tiene bene il debito italiano. Il tasso del Btp decennale è sceso fino a 1,12%, testando nuovamente i minimi da marzo dell’anno scorso.

NIEL DA SOCIO A CONCORRENTE DI TELECOM -10%

Si è aperto un nuovo fronte di ribasso in Piazza Affari. Telecom Italia ha lasciato sul terreno il 10% sulla notizia dell’ingresso nel mercato italiano della telefonia di Iliad. Il proprietario della compagnia telefonica francese, Xavier Niel, chiacchierato nei mesi scorsi come scalatore di Telecom Italia dopo aver accumulato un a posizione teorica pari al 10% (in derivati), ha comunicato che oggi ha ridotto la sua presenza a poco più di 25 milioni di euro. Intanto Iliad, di cui Niel è il primo azionista, ha annunciato l’acquisto di asset in Italia da Wind e H3G, diventando così il quarto operatore domestico. L’accordo include un portafoglio di frequenze 3G e G per un ammontare di 450 milioni di euro per il quale è previsto un pagamento graduale nel periodo 2017-19.

RIMBALZA MPS. RENZI: MEGLIO NOI DI DEUTSCHE BANK

Sempre tormentato il cammino delle banche. Si inasprisce il duello politico di Matteo Renzi con Bruxelles e la Germania. Ma dieto le quinte si tratta senza sosta alla ricerca della quadratura del cerchio.

Ieri Monte Paschi è rimbalzata del 6,07% dopo i pesanti ribassi dei giorni scorsi anche grazie allo scudo del divieto delle vendite allo scoperto sul titolo. La giornata è stata dominata dall’attesa per interventi concordati con Bruxelles per disinnescare la mina dei non performing loans di Siena come chiede la Vigilanza europea. È in programma oggi un consiglio di amministrazione straordinario.

Ieri Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e i vertici di Cassa depositi e prestiti sono stati a palazzo Chigi per una riunione sulle banche. L’esecutivo sta negoziando con la Commissione europea un intervento a supporto di banche in crisi e, in parallelo, sonda investitori per raccogliere 3-5 miliardi con cui aumentare la dotazione del fondo Atlante o creare un fondo gemello specializzato nell’acquisto di non performing loan. Ieri però Il commissario europeo ai Servizi finanziari, Valdis Dombrovskis, ha rigettato la tesi che le banche italiane siano in crisi a causa della Brexit, sminuendo le pressioni di Roma affinché si ammorbidiscano le regole Ue sui salvataggi bancari.

Matteo Renzi ha reagito così: “Chi conosce la realtà sa che la vera questione europea non sono gli npl italiani ma sono i derivati di altre banche… Se la questione degli npl è un problema che vale 1, la questione dei derivati di altre banche, di importanti banche, vale 100. Questo è il rapporto: 1 a 100”, ha detto il presidente del Consiglio.

Black Rock si è schierato a favore delle tesi sostenute da Matteo Renzi. In linea con quanto già sostenuto da Philip Hildebrandt, vicepresidente del colosso del’asset management, il chief investment strategist Bruno Rovelli ha affermato che “non è un problema italiano, ma europeo… che zavorrerà la crescita per un tempo molto lungo, se non risolto”.

NEL MIRINO DI MORGAN STANLEY IL BANCO POPOLARE CHE SI RIBELLA

Un report di Morgan Stanley sostiene che “ in assenza di una nuova legislazione, gli stress test aprono la strada all’iniezione di capitali pubblici”. Il broker si concentra soprattutto sul caso di Mps, che potrebbe avere bisogno di un rafforzamento dai 2 ai 6 miliardi, come risultato degli stress test. Un’eventuale soluzione di intervento pubblico “potrebbe trascinarsi fino a dopo il referendum o addirittura essere accantonata”.

Oltre a Mps e allo spagnolo Banco Popular, Morgan Stanley segnala il Banco Popolare (-6%), tra gli istituti europei che potrebbero vedere il common equity tier 1 scendere sotto la soglia del 5,5% nell’ambito dello stress test. Non l’ha presa bene l’ad Pierfrancesco Saviotti, che ha minacciato azioni legali contro la “sconcertante superficialità degli analisti”. Intanto si è attivata la Consob.

Tutte giù anche le altre banche, prive della protezione del divieto di vendita allo scoperto: Unicredit-3,3%, Banca Pop. Emilia -7%, Banco Popolare -6%, Precipita il Credito Valtellinese (-12%).

Pesante anche a Piazza Affari la caduta delle assicurazioni e dell’asset management: Azimut -5,3% a 12,48 euro, minimo degli ultimi tre anni. Generali -3,5%: il Cda ha predisposto uno speciale piano azionario destinato al Ceo Philippe Donnet, che prevede l’assegnazione gratuita a favore del manager e al luglio del 2019, di un massimo di 200mila azioni Generali.

NUOVA BATTUTA D’ARRESTO PER FCA, RALLENTA YOOX

Fiat Chrysler giù del 4%. Barclays ha abbassato il giudizio a Underweight da Overweight, target price a 5,50 euro. Nel lusso altalena di Yoox Net a Porter, che chiude a -0,5% dopo esser partita in rialzo del 5%. La società ha diffuso gli obiettivi del piano al 2020: i ricavi dovrebbero crescere mediamente tra il 17 ed il 20% l’anno a cambi costanti. L’ebitda margin è stimato tra 11% e 13%.

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Atlantia -2,2%: la società ha comunicato che nei primi sei mesi del 2016 il traffico sulla rete della controllata Autostrade per l’Italia è salito del 3,7%, +3,2% se si tiene in considerazione l’anno bisestile. L’incremento è leggermente più alto delle stime di consensus. Negli aeroporti di Roma gestiti dal gruppo, il traffico dei passeggeri è salito del 2,8%.

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