Le tensioni sui tassi di interesse si moltiplicano e gli analisti già fanno i conti sugli eventuali maggiori incassi per le aziende di credito. Bank of America stima che un incremento di 100 punti su tutte le scadenze dei prestiti potrebbe produrre 23 miliardi di ricavi in più per gli istituti europei, già depressi dalla politica della Bce. Il nuovo scenario potrebbe dare una spinta alle quotazioni delle banche: “Una rivalutazione alle medie storiche nel corso del 2022 sugli utili attesi nel 2023 – si legge in un report dei broker – vedrebbe un rialzo del 30% per le azioni del settore bancario”.
L’analisi trova un’immediata conferma nella prima settimana di scambi del 2022: salgono anche oggi, per il sesto giorno di fila, i titoli delle banche. L’indice Stoxx Banks sale stamane dello 0,30% (+7% da inizio anno) e si porta sui massimi da settembre 2018. Nessuna seduta del 2022 finora si è chiusa in rosso in linea con un ottimo 2021 (+34%). Nello stesso tempo, l’indice Ftse delle Banche italiane si è spinto sui massimi da maggio 2018. E si moltiplicano i buy sulle Big, da Intesa ad Unicredit e Bpm, tutte premiate dal report di Bofa.
All’origine della tendenza sono i rendimenti in salita in tutta la zona euro, con la scontata ricaduta positiva per tutto il settore finanziario, che prospera in regime di tassi più alti. Ma a favorire la ripresa sono anche altri fattori: bilanci meno rischiosi dopo le ristrutturazioni degli ultimi anni e la prospettiva di ripresa della richiesta di credito da parte dell’economia. E, non ultima, la prospettiva di una nuova stagione di M&A per gli istituti del vecchio Continente, di cui si è già cominciato a parlare con insistenza. Al centro delle iniziative potrebbe essere il Crédit Suisse (underperfom per Bofa) che il presidente Alberto Horta-Osorio, protagonista del salvataggio di Lloyd Bank, viste le problematiche accumulate a Wall Street (e non solo) punta ad accasare con in altro Big, secondo il sito svizzero Paradeplatz. E spuntano tra i possibili acquirenti, i nomi di Unicredit e Bnp Paribas accompagnati dalle scontate smentite. Ma non stupisce che torni l’attenzione sulle possibili prede.
In chiave domestica, infatti, i riflettori sono concentrati su Banca Carige, stamane +4%, all’improvviso diventata, dopo il salvataggio del fondo interbancario, oggetto del desiderio di gruppi alla ricerca di crescita dimensionale. Tra questi Bper, attiva anche sul fronte della Popolare di Sondrio, che ha migliorato la sua offerta iniziale per superare la concorrenza del Crédit Agricole e del fondo Cerberus. Oggi Il socio di maggioranza, cioè il comitato di gestione del fondo di tutela dei depositi, si riunisce per completare la valutazione delle offerte presentate e decidere se concedere l’esclusiva a uno dei pretendenti.
Secondo indiscrezioni, la banca partecipata da Unipol è la favorita: l’istituto si accontenterebbe di un aumento tra i 600 e i 700 milioni (contro l’iniziale 1 miliardo) più sgravi fiscali per caricarsi l’onere residuo del salvataggio. Un sacrificio che potrebbe far da precedente per risolvere i guai di Banca MPS, l’eredità dolorosa della crisi passata.