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Banche, Renzi: “Sì a inchiesta parlamentare”. Ue replica a Bankitalia

“Vedo di buon occhio che il Parlamento apra commissioni di indagine o sindacati di valutazione su quanto accaduto nel sistema bancario negli ultimi 10 anni”. E’ il premier matteo Renzi a intervenire dopo il suicidio del pensionato di Civitavecchia, rimasto stritolato nel crac di Banca Etruria. “Non sono abituato a strumentalizzare la vita e la morte di alcune persone. Il governo esprime il proprio dolore e fa le condoglianze alla famiglia” ma è “al lavoro per trovare soluzioni”.

Ma è più in generale su tutta la vicenda delle 4 banche salvate(oltre alla Etruria, le altre sono Banca Marche, Carichieti e Carife) che è voluto intervenire Renzi dopo lo scambio di accuse, un vero e proprio braccio di ferro tra la Banca d’Italia e la Commissione europea, che ha investito anche il governo.

Questa mattina infatti Jonathan Hill, commissario Ue ai servizi finanziari, è intervenuto in risposta alla ricostruzione formulata ieri da Bankitalia in Parlamento. Le quattro banche in crisi, ha affermato l’eurocommissario, “hanno venduto prodotti inappropriati a persone che forse non sapevano cosa compravano” e questo ha avuto “conseguenze molto dure e difficili”, ma “è il governo italiano a essere alla guida” del processo di salvataggio “ed ha la responsabilità per questo. L’esecutivo italiano – sempre secondo la versione Ue – “ha discusso a lungo con la Commissione, in particolare con la Direzione generale concorrenza” che ha “ritenuto che le misure adottate erano compatibili con la legislazione Ue” sui salvataggi bancari.

La replica di Renzi è arrivata a fine mattinata. “Il Governo – ha precisato – è intervenuto quando quelle quattro banche rischiavano di non aprire più, salvando i conti correnti dei cittadini e migliaia di posti di lavoro. Il sistema bancario italiano è solido, è più solido oggettivamente di quello tedesco: ma alcune realtà avevano bisogno di interventi immediati”. 

Ha ricordato che “per le attuali regole europee è impossibile salvare gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati” delle banche che dovessero fallire, ma “stiamo cercando di individuare una soluzione, che tenga aperta soprattutto per gli obbligazionisti la possibilità, nei limiti delle regole Ue che non scriviamo noi, di avere una forma di ristoro. Vedremo se sarà possibile. Ci stiamo lavorando. Il governo ha fatto un decreto che ha salvato migliaia di posti di lavoro e tutti i conti correnti. Per gli obbligazionisti subordinati, cercheremo di affrontarne le difficoltà”.

Il Premier ha sottolineato che “il mondo delle banche è complicato: in Italia ci sono tante banche, la stragrande maggioranza sono solide e ben governate, ma ci sono più banche che nel resto d’Europa. Dobbiamo favorire un processo per cui le banche piccoline si mettono insieme. Vuol dire qualche poltrona in meno, qualche potere in meno, e un sistema un pochino più solido. Andava fatto 10 anni fa, lo stiamo facendo ora perché non è stato fatto. Vanno in questa direzione il decreto, il provvedimento sul credito cooperativo”.

Il punto è che “le regole delle banche adesso le decide l’Europa – ha continuato Renzi –. Fino a 10 anni non era così, e la Germania ha salvato le proprie banche con 247 miliardi di euro. L’Italia non ha messo denaro pubblico, e oggi le regole sono cambiate a livello europeo ed anche se volessimo non potremmo più fare come fatto in passato da altri Paesi”.

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