“Quello che stigmatizziamo con forza è lo stillicidio di una normativa e di una regolamentazione (che ci auguriamo uguali per tutti), che riservano continue sorprese e che meriterebbero di essere più tempestive, chiare, coordinate e con tempi di esecuzione ragionevoli”. E’ questa la dura presa di posizione dei soci di Veneto Banca nei confronti della Bce che ha bloccato la vendita di Banca Intermobiliare.
La Bce è intervenuta nell’operazione negando il consenso al completamento della vendita di Bim da parte di Veneto Banca. L’operazione prevedeva l’acquisto del 51,4% di Bim da parte di una cordata di investitori guidati da Pietro D’Anguì composta anche da Carlo De Benedetti, la famiglia Segre e Luca Cordero di Montezemolo.
Lo stop da parte di Francoforte arriva per l’ipotesi di mancato rispetto da parte della cordata, o meglio di alcuni dei suoi membri, dei requisiti di onorabilità richiesti dalla direttiva sulla vigilanza degli istituti di credito europei.
Alla negazione da parte della Bce, ha risposto oggi l’associazione azionisti di Veneto Banca: “Con una flemma all’apparenza esasperante” la BCE ha comunicato il proprio diniego dell’autorizzazione agli investitori acquirenti della maggioranza di Bim. Dunque, salvo ripensamenti dell’ultima ora, Veneto Banca dovrà trovare un nuovo acquirente”.
I soci della banca lamentano soprattutto la poca chiarezza della Babele dei controlli a cui sono sottoposte le banche vigilate dalla Bce: “Noi abbiamo investito nel patrimonio di Veneto Banca i nostri risparmi, con la tranquillità di chi intendeva averli messi in un salvadanaio, da cui attingere in caso di bisogno. La Babele dei controlli e delle interpretazioni di vigilanza ci disorientano e preoccupano, perché stanno minando alla base lo storico rapporto fiduciario della Banca con i soci, i clienti ed il territorio”.