Se dovessero davvero andare in porto le tre fusioni tra le banche popolari di cui si parla – quella tra la Bpm e il Banco Popolare, quella dell’Ubi con il Monte dei Paschi e quella tra la Popolare di Vicenza e Veneto Banca – il risparmio sui costi si aggirerebbe attorno a un miliardo di euro. Lo ha calcolato un report appena stilato da Boston Consulting (Bcg) e Bernstein.
Se così fosse, qualcuno dovrebbe chiedere scusa, a partire dall’Assopopolari che ha sempre ottusamente avversato la riforma delle banche popolari che finalmente un premier coraggioso come Matteo Renzi ha fortemente voluto e rapidamente imposto e che potrebbe rivoluzionare il sistema bancario italiano in senso maggiormente competitivo, abolendo sovrapposizioni e sprechi che, sotto lo scudo del voto capitario e della blindatura delle banche, hanno ingabbiato per troppo tempo le maggiori banche popolari.
Il report di Boston Consulting e Bernstein ha preso in esame soprattutto le più probabili, anche se non certe, delle fusioni di cui si parla dopo la recente approvazione delle riforme popolari che obbliga le 11 maggiori di esse a trasformarsi in spa entro 18 mesi abolendo il voto capitario (“una testa, un voto”, a prescindere dal numero delle azioni detenute) e messo in evidenza come i matrimoni aume ntino la redditività delle banche.
Se la Banca Popolare di Milano e il Banco Popolare si integrassero nascerebbe un grande gruppo molto radicato al Nord ma non solo, che potrebbe risparmiare sui costi una somma oscillante tra i 300 e i 400 milioni.
Ancora maggiori i risparmi che deriverebbero dalle nozze tra l’Ubi e il Monte dei Paschi, da cui potrebbe prendere vita un grande campione nazionale con una rete vastissima dell’ordine di 4.110 filiali: i risparmi ipotizzati arriverebbero, in questo caso, a 450-500 milioni di euro.
Infine, se andasse in porto la più improbbaile delle fusioni tra la Banca Popolare di Vicenza e la Veneto Banca, che i soci di quest’ultima mostrano di non gradire per gli evitabili rischi di colonizzazione che le nozze comporterebbero, i risparmi ammonterebbero a 150-200 milioni l’anno.
In tutto fanno all’incirca un miliardo di euro di minori costi.