La Corte Costituzionale ha stabilito che le questioni di costituzionalità sollevate dal Consiglio di Stato sulla riforma delle Banche popolari sono infondate. Lo rende noto la Consulta in un comunicato con cui ricorda che la questione riguardava “una disposizione della riforma delle banche popolari, introdotta con il decreto legge n. 3 del 2015, che comporta limitazioni al rimborso in caso di recesso del socio a seguito della trasformazione della banca in società per azioni. Le questioni sono state ritenute infondate”.
La Corte spiega di avere “innanzitutto confermato che sussistevano i presupposti di necessità e urgenza per il decreto legge. Inoltre, la normativa impugnata – che in attuazione di quella europea sui requisiti prudenziali prevede la possibilità per le banche di introdurre limitazioni al rimborso in caso di recesso del socio – non lede il diritto di proprietà. Quanto ai poteri normativi affidati alla Banca d’Italia, essi rientrano nei limiti di quanto consentito dalla Costituzione”.
“Prendiamo atto della decisione della Consulta. In attesa di conoscerne le motivazioni si può solo dire che la sentenza premia la stabilità del sistema, riforma delle Popolari compresa – ha commentato il presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani – La giustizia amministrativa dovrà comunque occuparsene ancora. La sentenza della Consulta non blocca in ogni caso le indagini penali in corso”.
Ora per le due banche popolari che ancora non hanno portato a compimento il processo di trasformazione in Spa (Sondrio e Bari) si prospetta una corsa contro il tempo per adeguarsi alle previsioni della riforma senza rischiare il ritiro della licenza bancaria.
La Banca Popolare di Bari, che aveva acquisito Tercas a fine 2014, poco prima dell’emanazione del decreto a gennaio 2015, e aveva poi congelato la trasformazione in Spa in attesa del verdetto della Consulta, “accoglie con favore il pronunciamento della Suprema Corte – scrive l’istituto in una nota – che pone fine ad una situazione di grande incertezza che si protrae sin da dicembre 2016 condizionando le scelte strategiche dell’Istituto e generando diffuse preoccupazioni negli stakeholders sull’esito del pronunciamento. La conferma della costituzionalità dell’impianto normativo di riforma pone ora la Banca Popolare di Bari sullo stesso piano delle altre ex cooperative che hanno già realizzato la trasformazione e consente di programmare con serenità e consapevolezza il futuro percorso di allineamento, prodromico al perseguimento degli obiettivi di ulteriore crescita e rafforzamento a sostegno dei territori in cui la banca è storicamente presente”.
L’altra Popolare a dover ancora operare il passaggio ad Spa è quella di Sondrio: “Aspettiamo di vedere il contenuto della sentenza – commenta Francesco Saverio Marini, uno dei legali che aveva presentato ricorso alla giustizia amministrativa su richiesta di alcuni soci della Popolare di Sondrio – Il comunicato parla di legittimità della limitazione, che noi abbiamo condiviso. Non spiega, però, se questa è riferita anche a un azzeramento. In ogni caso ci riserviamo di valutare il ricorso alla Corte di Strasburgo”.
Dopo la pubblicazione della decisione della Consulta, spint della Popolare di Sondrio in Borsa : il titolo è in rialzo del 3,37% a 3,302 euro dopo un picco superiore al 4%. La decisione della Consulta per gli analisti di Equita è “inattesa”. “A questo punto – scrivono gli analisti – secondo noi è ipotizzabile che in un paio di mesi BP Sondrio convochi l’assemblea straordinaria per trasformarsi in Spa”. Nel breve termine, Equita ritiene “improbabili operazioni di M&A perché è ancora in corso la business combination con CR Cento e le altre banche sono impegnate in processi di derisking”. Tuttavia la decisione porterà a un aumento “dell’appeal speculativo sul titolo, oggi non pienamente scontato nonostante l’azionariato frazionato che potrà portare a un rerating del titolo del 10-20%”.