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Banche, petrolio e Rcs: assist per Piazza Affari

FIRSTonline

L’atterraggio morbido dell’economia cinese procede senza incidenti. Le Borse asiatiche possono così archiviare senza strappi la settimana migliore degli ultimi tre mesi. Il Pil cinese, infatti, è salito del 6,7% nel primo trimestre (-0,1% rispetto ai tre mesi precedenti), in linea con le previsioni. E’ il dato più basso dal 2009, ma ci sono evidenti segnali di ripresa dell’immobiliare (+6,2% l’attività dei cantieri, addirittura +33% le vendite) e dei nuovi investimenti (+10,7%), grazie ai quali l’economia ha saputo fronteggiare le conseguenze della minor crescita globale.

Salgono anche i servizi (+7,6% contro +5,8% dell’industria) nonostante il dato si confronti con il boom della Borsa di un anno fa, culminato nella bolla di agosto. Meglio del previsto anche i consumi, a conferma che il peggio è passato. Le Borse asiatiche ne hanno preso atto senza particolari emozioni: Shanghai cede a metà seduta lo 0,26, Shenzhen – 0,38%. Hong Kong -0,16%. Prese di beneficio a Tokyo (-0,7%), ma l’indice Nikkei si avvia ad archiviare la settimana con un rialzo del 6%.

MERCATI FERMI IN ATTESA DEL VERTICE SUL PETROLIO

Piatti i mercati Usa. S&P500, Nasdaq e Dow Jones hanno chiuso invariati. Nuovi segnali di forza arrivano dal fronte del lavoro: le richieste di sussidi di disoccupazione sono scese ai minimi dal 1973. Crescono intanto le richieste dei lavoratori: incrociano le braccia i dipendenti di Verizon, sale la richiesta di alzare a 15 dollari l‘ora la paga minima. L’inflazione segna il passo (+0,1%) allontanando ancor di più un eventuale rialzo dei tassi.

A sostenere il mercato sono stati ancora i finanziari: Bank of America +2,5% dopo i dati di bilancio in linea con le attese, Wells Fargo -0,5%.

Petrolio in assestamento dopo i recenti forti guadagni: il Brent tratta attorno a 44 dollari al barile, Wti a 41,9 dollari (+ entrambi + 0,4%) in attesa del vertice tra i produttori di Doha nel week end.

Positivi i titoli legati all’energia: a Piazza Affari Eni è salita dell’1,7%, Tenaris -0,1%, Saipem +3% galvanizzata dall’assegnazione dei lavori per la parte offshore del gasdotto Tap.

MILANO +0,9%, IN EUROPA NESTLE’ MIGLIOR BLUE CHIP

Grazie all’accelerazione nel finale favorita dai dati macro Usa, le Borse europee hanno chiuso ieri un’altra seduta in rialzo. La Borsa di Parigi è salita dello 0,4%, Francoforte +0,6%. Londra +0,03%. Nessuna sorpresa dalla Bank of England, che ha lasciato invariato il Qe e il Bank rate stabile allo 0,5%.

L’indice Stoxx migliore è quello del settore Alimentare, grazie al rialzo del 2% di Nestlè, che ha annunciato ricavi del primo trimestre migliori delle attese. Riflettori accesi oggi sui conti di Carrefour, cartina di tornasole dell’andamento dei consumi in Europa.

A Milano l’indice FtseMib ha guadagnato lo 0,9%, spinto dal recupero delle banche. Salgono i rendimenti dei titoli di Stato: il Btp a 10 anni è scambiato all’1,34%, dall’1,29% di ieri, il Bund all’1,16% (da 1,12%)

GHIZZONI: “SE NECESSARIO, ATLANTE CI DARA’ UNA MANO A VICENZA”

Piazza Affari conclude la seduta con tutte le banche in rialzo (+1,25% l’indice di settore). Piovono intanto i consensi sul fondo Atlante, promosso a pieni voti da Christine Lagarde, direttore generale del Fmi. “Stiamo completando l’iter autorizzativo con tutte le autorità competenti per la costituzione e l’avvio del fondo Atlante”, scrive in una nota il presidente di Quaestio sgr, Alessandro Penati: “Stiamo ricevendo crescenti adesioni al fondo e speriamo di poter raggiungere gli obiettivi di raccolta in tempi brevi”.

Il fondo Atlante, è stato specificato ieri, potrà acquisire temporaneamente anche il controllo di quelle banche che necessitano di capitali freschi. “In questo senso ci darà una mano”, ha detto in assemblea il Ceo di Unicredit, Federico Ghizzoni: “L’istituto – ha aggiunto – continuerà a fare il possibile per portare a compimento con successo l’aumento di capitale da 1,75 miliardi della Banca Popolare di Vicenza”. Ma se l’operazione si dovesse concludere con una quota non sottoscritta, “il fondo Atlante subentrerà per l’inoptato”.

Dopo queste dichiarazioni, Unicredit ha accelerato andando a chiudere in rialzo del 3,1% (+21% nelle ultime cinque sedute). Intesa +0,5%. Sale anche Monte Paschi (+0,8%). In assemblea l’ad Fabrizio Viola ha detto che la Banca è pronta ad accelerare la cessione e il recupero dei crediti deteriorati utilizzando anche il paracadute del fondo Atlante, che garantirà aumenti di capitale e acquisterà sofferenze. La miglior blue chip di giornata è Bper (+4,5%): dai minimi di aprile il rialzo è del 37%. L’istituto ha conquistato il controllo della Cassa di Risparmio di Saluzzo (35,3 milioni).

POPOLARI ALLA RISCOSSA. LETIZIA MORATTI NUOVO PRESIDENTE UBI

Continua anche la riscossa del Banco Popolare (+3,9%), che allunga la striscia avviata cinque giorni fa che ha generato finora un recupero complessivo del 37%. Moody’s ha posto sotto osservazione il titolo per un eventuale upgrade del rating di lungo termine sui depositi ‘Ba2’ e del rating di lungo termine sul debito senior “Ba3”. I rating di breve termine sono stati confermati a “Not-Prime”. Bpm +3,1%. L’ad Giuseppe Castagna: “La costituzione del fondo Atlante ci sembra un’operazione corretta per il sistema e vorremmo partecipare”. Forti guadagni anche per Pop. Milano (+3,1%).

Il consiglio di sorveglianza di Ubi Banca (+2,06%) ha nominato Letizia Moratti nuovo presidente del consiglio di gestione. Confermato Victor Massiah come consigliere delegato.

STM SOTTO TIRO: ENTRO L’ANNO L’USCITA DI BOZOTTI

Fra i titoli industriali, spicca la discesa di StM (-2,2%), condizionata dal profit warning della cinese Taiwan Semiconductor Manufactoring, che ha annunciato ricavi del trimestre inferiori alle previsioni. Deboli a Wall Street Intel (-1,4%) e Texas Instruments (-1,3%).

Secondo Reuters il Cda del gruppo italo-francese ha deciso di sostituire il Ceo Carlo Bozotti entro l’anno. Il Cda ha già messo a punto una short list di possibili successori. Tra questi potrebbe figurare l’ex ad di Telecom Italia Marco Patuano.

Gli analisti di Kepler Cheuvreux mantengono un atteggiamento positivo su Prysmian (-0,34%, rating buy e il target price a 22 euro). Parlando a margine dell’assemblea, Valerio Battista non ha escluso possibili fusioni e acquisizioni anche per quanto riguarda la divisione cavi Tlc. Il broker sottolinea al proposito le prospettive positive della divisione, dovute in particolare alla rinnovata attenzione verso la banda larga in Italia, confermata dai piani di investimento annunciati da Enel e da Telecom Italia.

RIMBALZA TELECOM, PIU’ VICINA A METROWEB

Telecom Italia +1,5%: Morgan Stanley ha ribadito il suo giudizio positivo sul titolo (overweight, Tp a 1,25 da 1,37 euro) in un report dal titolo “la storia del valore dei fondamentali sta emergendo”.

Intanto sembra più vicino l’acquisto del 53% di Metroweb controllato dal Fondo F2i. La valorizzazione della società si aggira su 1 miliardo di euro pari a 15 volte l’ebitda. Enel, l’altra candidata a occuparsi di rete a banda larga, è salita dello 0,4%.
Brillante Buzzi (+2,8%).

ELKANN: BENE UNA FUSIONE PER FCA. MA IL TANGO SI BALLA IN DUE

Fiat Chrysler +1%. Nel mese di marzo le vendite di automobili nei 17 paesi dell’Europa occidentale (oltre il 90% del mercato) sono cresciute del 5,1%. Il gruppo FCA ha fatto molto meglio della media con vendite in crescita del 12,8%. Exane BNP Paribas ha confermato la raccomandazione Neutral, abbassando il target price a 6,20 euro da 6,40 euro. Cnh Industrial -0,1%.

Nella lettera agli azionisti di Exor (-0,6%), John Philip Elkann scrive che “con il consolidamento tra case automobilistiche si potrebbe ottenere un risparmio vicino a 10 miliardi di dollari l’anno. Alcuni nostri concorrenti sono convinti che non abbia senso impegnarsi a insistere con il passato (cioè il consolidamento), ma che si debba invece abbracciare il cambiamento dirompente con nuove tecnologie e modelli di business che riguardano il settore della mobilità”.

Elkann (come Sergio Marchionne) non condivide questa impostazione: “Quest’ondata di speranza mi ricorda i miei primi anni da consigliere Fiat, quando nel 1999 Jacques Nasser parlava di trasformare Ford da vecchio e noioso produttore di autoveicoli, le cui azioni raggiungono un rapporto prezzo/utili solo di 10, in una società di prodotti e servizi per consumatori che merita un multiplo più vicino a 30. Anche noi in Fiat eravamo convinti che estendere la catena del valore era la strada da percorrere e abbiamo finito per fare pessime decisioni di allocazione di capitale”.

Meglio perciò il merger con un concorrente di grandi dimensioni. “Ma bisogna essere in due per ballare il tango e la maggior parte dei nostri concorrenti sono impegnati con le grandi opportunità che la tecnologia dirompente ha da offrire”.

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RCS, ANCHE BPM CON CAIRO. MA MEDIOBANCA TIENE DURO

Mondadori +0,46% ha annunciato il closing dell’acquisizione di Rcs Libri per un corrispettivo di 127,1 milioni di euro.

Intanto, sul fronte dell’offerta di Cairo Communications su Rcs Mediagroup (+0,88%), arrivano le prime aperture delle banche creditrici che, secondo la richiesta di Cairo, dovrebbero rinunciare a qualsiasi rimborso fino all’approvazione del bilancio 2017 con l’eccezione dell’incasso dalla vendita di Rcs Libri. Secondo una fonte citata da Reuters “Banca Imi (controllata di Intesa Sanpaolo e adviser di Cairo) sta rassicurando le banche che l’imprenditore non intende chiedere alcuna ristrutturazione o write off del debito e che ha solo bisogno di uno stand still per capire bene la situazione di Rcs”.

La posizione di Intesa a favore dell’Ops è stata espressa martedì dall’ad Carlo Messina e ieri dal presidente del Cds Giovanni Bazoli, anche se entrambi si sono detti pronti a valutare eventuali proposte alternative. Questa mattina l’AD di Bpm Giuseppe Castagna si è detto disponibile a valutare “con piacere” la proposta di Cairo se si dimostrerà una soluzione industriale credibile per il rilancio di Rcs.

Le banche creditrici sono Intesa Sanpaolo, UBI Banca, UniCredit, BNP Paribas, Pop Milano e Mediobanca (che considera “inadeguata” l’offerta). Il pool deve esprimersi all’unanimità.

FLOP DI BURBERRY, LUSSO IN RITIRATA. TOD’S FA ECCEZIONE

I titoli del lusso soffrono a causa dei risultati deludenti della britannica Burberry, in ribasso del 3,6% dopo avere annunciato che nel primo semestre registrerà un calo dei ricavi. Barclays in un report sul settore del lusso europeo evidenzia che i dati Global Blue sulla spesa turistica globale hanno segnato un calo del 14% a marzo, dopo il +4% di febbraio.

Ferragamo arretra dell’1,8%, Moncler -0,3%, Yoox -0,6%. Luxottica -1,7%: Kepler-Cheuvreux ha limato il target a 51 euro da 52 euro, confermando la raccomandazione Hold. Fa eccezione Tod’s, in rialzo del 3,2% dopo la promozione di Société Générale.

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