Servono almeno 30 miliardi per i crediti deteriorati. A sostenerlo è un report di Credit Suisse dal titolo “Npl: c’è bisogno di molta più potenza di fuoco”, nel quale l’istituto svizzero avvia la copertura sui titoli di quattro banche italiane dopo aver terminato la propria asset quality review, con più di una settimana di anticipo rispetto all’attesa pubblicazione dei risultati dello stress test Eba. Le banche esaminate sono Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Unicredit e Monte dei Paschi di Siena.
Gli analisti elvetici hanno promosso Intesa Sanpaolo e Ubi Banca: per entrambe il giudizio è outperform con target price rispettivamente a 2,5 e 3,5 euro ed entrambe, secondo il Credit Suisse, “dovrebbero evidenziare un surplus di capitale anche nello scenario avverso”. A metà mattinata il titolo Intesa Sanpaolo guadagna quasi il 2% a quasi 2 euro per azione, in controtendenza in una giornata difficile per il comparto bancario, e anche Ubi conquista quasi l’1% a 2,82 euro per azione.
Più difficile, invece, la situazione di Unicredit e del Monte dei Paschi di Siena, che nelle condizioni di stress “dovranno probabilmente fare i conti con deficit patrimoniali”. Per questo l’istituto svizzero assegna a Unicredit (+1,2% a 2,242 euro) rating neutral con target price a 2,28 euro, mentre per Mps (che cede quasi il 3% a 0,3137 euro per azione) il giudizio è underperform con target a 0,29 euro.
Il Credit Suisse sottolinea dunque che per risolvere il problema dei crediti deteriorati per l’intero settore italiano “servono non meno di 30 miliardi”, mentre al momento il fondo Atlante potrà comprare “al massimo 18 miliardi” di Npl. “Ciononostante – scrivono gli esperti – vediamo la possibilità che il fondo raccolga nuovi fondi per soli 5-6 miliardi da parte di investitori privati”. Per questo “il settore avrà bisogno di affidarsi alle nuove misure del governo e all’aumento della copertura dei crediti deteriorati da parte delle banche stesse”.
Tornando agli stress test condotti dal Credit Suisse, l’istituto stima che Unicredit possa evidenziare, nello scenario avverso, un deficit patrimoniale compreso tra i 4 e i 9 miliardi, mentre per Mps lo “shortfall” potenziale sarebbe tra i 600 milioni e i 3,5 miliardi. Cifre che portano a un deficit aggregato fino a 12 miliardi, notano gli analisti. “Crediamo che Unicredit stia già scontando questa situazione, mentre Mps avrebbe probabilmente bisogno dell’aiuto pubblico o di affrontare una risoluzione nel nostro scenario avverso”, concludono.