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Banche, non abbassate la guardia contro Basilea 4

Le assurde regole “a taglia unica” per le grandi e le piccole banche, volute dagli Usa, sono al centro di Basilea 4 e fanno tremare le banche europee che finalmente fanno sentire la loro voce critica verso una regolazione penalizzante che va fermata prima che faccia altri danni

Banche, non abbassate la guardia contro Basilea 4

I prossimi mesi si prospettano come molto importanti per le banche europee ed in particolare si annunciano impegnativi per il sistema creditizio del nostro Paese.

Per l’Italia, infatti, c’è una prima e inderogabile ‘incombenza’ da affrontare, ed è quella legata alla vicenda Monte Paschi, per cui la soluzione di mercato sembra sempre più in salita e la vera alternativa possibile, al fine di evitare ulteriori e più pesanti dissesti, si prospetta quella dell’intervento pubblico, almeno di natura temporanea. Un eventuale default rappresenterebbe un vero disastro per il sistema bancario italiano, che è necessario scongiurare, anche nel tentativo di normalizzare i mercati finanziari in vista di nuove e improrogabili esigenze di aumenti patrimoniali.

Tale ultima indicazione si lega alla gestione degli esiti degli Srep, in relazione ai quali si attendono i conseguenti interventi correttivi da parte del Sistema di vigilanza europeo presieduto da Danièle Nouy, così come si prospettano imminenti le nuove indicazioni regolamentari sulla gestione dei Non Performing Loans e sul rischio legato alla detenzione dei Titoli di Stato che, in entrambi i casi, vedono gli istituti italiani tra quelli più esposti all’interno del sistema finanziario europeo.

In tale scenario, tutt’altro che privo di peoccupazioni, sta per concludersi il controverso processo di revisione del sistema di regole prudenziali relative all’adegua-tezza patrimoniale delle banche, noto come Basilea 4. Si prevede che l’accordo all’interno del Comitato di Basilea possa essere definito nella riunione che si terrà il prossimo 8 gennaio.

Le divergenze sono legate alle diverse posizioni dei supervisori europei ed americani, portatori di una visione radicalmente difforme del peso del credito bancario a favore dell’economia, di gran lunga superiore nei Paesi dell’Unione europea. A ciò sono legate posizioni diverse in relazione ad aspetti prettamente operativi del framework regolamentare, che investono la revisione dell’approccio standardizzato, la modifica dei modelli interni (molto più usati in Europa) e la calibrazione dei metodi per la misura del rischio operativo.
Una valutazione più attenta, pertanto, rivela la vera essenza del confronto, al di là degli aspetti tecnico-specialistici della regolamentazione, mostrando una contrapposizione di natura politica e competitiva. Si palesa, infatti, la concreta possibilità che le regole “in taglia unica”, ossia quelle valide allo stesso modo per banche di diversa dimensione e modello operativo, possano rappresentare un vantaggio competitivo rilevante per i grandi gruppi di Wall Street, che potrebbero avvalersene per conquistare nuove quote di mercato in Europa.

Al riguardo, in effetti, risulta piuttosto difficile comprendere come una banca che opera nei settori tradizionali dell’intermediazione, con una clientela per lo più rappresentata da imprese piccole e medie, da artigiani e famiglie, possa operare efficacemente dovendo seguire regole e principi concepiti per la regolamentazione dell’attività di intermediari finanziari globali, che operano stabilmente sui mercati dei capitali, potendo contare su dimensioni e risorse notevoli.

La gran parte degli intermediari europei è rappresentata da banche commerciali tradizionali con un forte radicamento nell’economia reale, che spesso operano in un contesto territoriale definito, e le banche italiane si qualificano in modo ancora più deciso su tali connotazioni.

Le prime ipotesi di revisione della regolamentazione prudenziale da parte del Comitato di Basilea hanno fatto tremare le banche europee che hanno reagito coinvolgendo le rappresentanze internazionali dell’industria bancaria. Sono stati posti sotto accusa gli eccessi regolatori concepiti da un esercito di tecnocrati il cui lavoro sembra essere andato molto oltre il mandato ricevuto dal G20 dopo la crisi dei mutui subprime. In una lettera spedita il 3 novembre scorso al Segretario Generale del Financial Stability Board, Svein Andresen, la Federazione Bancaria Internazionale ha affermato che “E’ ora di fermare il processo regolatorio e valutare attentamente non solo i risultati ottenuti in termini di sicurezza del sistema, ma anche gli effetti e i danni collaterali delle norme già introdotte e soprattutto, di quelle che si vorrebbero approvare con la revisione del sistema di regole prudenziali”. Le regole devono avere come punto di riferimento non solo la riduzione dei rischi sistemici che investono il mercato, ma soprattutto il rilancio della crescita, le necessità di investimento delle imprese e i bisogni delle famiglie.

Il Managing Director della Federazione, Hedwige Nuyens ha invitato chiaramente il G20 a fermare l’avanzamento del programma di revisione delle regole e di aprire un nuovo confronto con l’industria bancaria sulle modifiche necessarie al fine di evitare l’eventualità di un nuovo credit cruch, nuove richieste generalizzate di capitalizzazioni forzate, nonché gravi ripercussioni sull’economia reale di tanti Paesi Ue.

E’ importante, in ultima analisi, non abbassare la guardia nei confronti del processo di revisione di Basilea 4, e ciò nonostante si stia procedendo verso un impatto più morbido sulle banche e sul credito rispetto alle proposte iniziali. Si consideri che su questi temi, perfino Danièle Nouy, la regista della supervisione bancaria di Francoforte distintasi per la sua impronta dirigista, si è recentemente unita al coro delle Autorità che hanno chiesto al Comitato di Basilea la massima cautela per evitare di caricare le banche di ulteriori e ingiustificate richieste di capitale.

*Giuseppe De Lucia Lumeno è il Segretario Generale dell’Associazione Nazionale fra Le Banche Popolari

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