Le banche italiane non hanno ragione di temere gli stress test della Bce. E’ quanto si legge in un report di Ubs sull’Europa meridionale: “L’asset quality review e i conseguenti stress test della Bce non sono un grande rischio per il settore finanziario italiano – scrivono gli analisti dell’istituto svizzero –. Al massimo potrebbero generare un limitato bisogno di nuovi capitali per (alcune) banche italiane”. Una valutazione che coincide nella sostanza con quella dall’Abi.
Gli economisti della Banca elvetica apprezzano la discesa dello spread, ma sottolineano che la qualità del credito alle imprese – soprattutto le Pmi – possa rappresentare un rischio. Anche nella peggiore delle ipotesi peggiori – ovvero un calo del 4% del Pil rispetto alle previsioni nel 2014-15 – le banche italiane sarebbero comunque “in grado di far fronte alle perdite senza toccare i loro buffer di capitale (ma usando gli utili 2014-2015)”, concludono da Ubs.
Intanto, oggi Société Générale ha alzato i target price delle banche italiane, sulla base dei benefici legati al calo dei tassi e alla rivalutazione dei titoli di Stato posseduti in portafoglio. Il settore però reagisce in ordine sparso: Unicredit +0,72% con il target price elevato a 6,2 euro. Intesa invariata, MontePaschi +0,96%. Scende invece Banco Popolare -0,42%. Fanalino di coda è Pop. Milano (-2,42%), appesantita dai rumors su un possibile rinvio del piano industriale.