Da qualche giorno in banca non si parla d’altro e cioè dell’apocalittico scenario disegnato dalla Oliver Wyman, società leader nella consulenza manageriale, che ha appena diffuso un report dal titolo già di per sé eloquente: “Banche italiane su un piano inclinato“.
Perché inclinato? Perché tutto in questo momento sembra congiurare contro le banche: i tassi negativi che strozzano il margine di interesse e affondano la redditività; l’incertezza e la complessità regolamentare che impone requisiti patrimoniali sempre più alti; la concorrenza del Fintech e dei giganti di Internet nell’offerta di servizi bancari e finanziari ad alto valore aggiunto.
Risultato: o cambiano in fretta il loro business model puntando sull’innovazione digitale e sulla drastica riduzione dei costi o molte tra le banche italiane rischiano di uscire di scena. I numeri sono impietosi: secondo Oliver Wyman, per mantenere l’attuale redditività del capitale, le banche italiane dovranno nei prossimi cinque anni tagliare 70 mila dipendenti e 7 mila filiali, che corrispondono a una riduzione dei costi di 5 miliardi di euro.
Se poi le banche italiane volessero “raggiungere un livello di remunerazione del capitale in linea con le altre banche europee (intorno all’8%), la base costi dovrebbe essere ridotta di ulteriori 5 miliardi euro“. In tutto 10 miliardi di tagli per metterci al pari con l’Europa e urgente cambio di paradigma per contrastare l’offensiva delle neo-banks e dei competitor europei.
In altre parole: o le banche italiane evolvono rapidamente verso il credito 2.0 o nessuno le salverà dal baratro.
“È ora di dire basta al catastrofismo, specie perché certo catastrofismo non sembra disinteressato”, commenta il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani. “Rilanciare le analisi di società di consulenza internazionale che consigliano, o sarebbe forse dire meglio auspicano, il taglio di 70mila bancari nei prossimi anni significa alimentare un clima di paura tra i lavoratori e influire negativamente sulle quotazioni di borsa. Un clima che certo non serve in un momento delicato come questo. Prendiamo atto della presa di distanza dell’Abi: adesso però alle parole devono seguire i fatti”.
Secondo uno studio realizzato da First Cisl, “non esiste una correlazione diretta tra diffusione delle nuove tecnologie e calo di occupati e sportelli. L’unico obiettivo delle banche è la riduzione dei costi, ma così scende la redditività e si impoveriscono i territori”.