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Banche francesi nell’occhio del ciclone: l’Italia pesa sulle prospettive

Una giornata da dimenticare in Francia: in Borsa e altrove. Lo scoppio in un impianto nucleare nei pressi di Avignone ha attirato l’attenzione dei media e focalizzato le preoccupazioni del francese medio. Prima, pero’, un altro tipo di “esplosione” aveva interessato i mercati. E il fuoco continua ad ardere: alla Borsa di Parigi, il tracollo delle maggiori banche del Paese. Alias, tra i più grandi colossi del credito di tutta Europa. Apparentemente inaffondabili. Assortiti dalla presenza, sullo sfondo, di uno Stato forte e intervenzionista “che non li farà mai cadere”, dicono tutti all’unisono. La colpa dei ribassi in Borsa di chi è? Della solita Grecia. Ma forse anche (e sempre più) dell’Italia.

I tre gruppi nell’occhio del ciclone sono Bnp Paribas, Crédit Agricole e Société Générale. La prima perdeva il 12% intorno alle 15:30, meno 46% rispetto all’inizio dell’anno. CA era rispettivamente a meno 8,5% e meno 48 per cento. Ma da giorni la principale vittima dell’ultima bufera finanziaria è Société Générale, la cui azione è scivolata sotto i 18 euro, addirittura ai suoi minimi storici (-60% dal primo gennaio scorso e -72% dal livello più alto mai raggiunto: 91,6 euro, toccato il 23 marzo 2007).

Già sotto pressione da diversi giorni, se le azioni stanno crollando ulteriormente si deve a una voce che circola da stamani a Parigi: le tre banche subiranno un downgrading da parte di Moody’s. Si sa già tutto (da verificare, comunque). La data dell’annuncio, giovedì. L’ora, le 14. La sostanza della decisione che dovrebbe essere presa da Moody’s (fra le “big three”, l’agenzia, diciamolo, più screditata negli ultimi tempi): la perdita di un livello per Bnp Paribas e per Crédit Agricole (rispettivamente ad Aa2 e Aa1) e addirittura di due per SocGen (ora valutata Aa2), che si ritroverebbe quindi con il voto peggiore. Sarebbe ancora la Grecia la ragione del declassamento.

E l’esposizione nei confronti dei bond greci di questi colossi del credito: la bellezza di quattro miliardi per Bnp Paribas, 1,6 per Société Générale e 320 milioni per Ca. Il trattamento particolarmente severo nei confronti di Crédit Agricole, nonostante un’esposizione relativamente ridotta, è dovuto al fatto che CA controlla anche un’importante (e traballante) banca al dettaglio in Grecia, Emporiki. Perché, poi, la maggiore severità dello stesso mercato nei confronti di SocGen rispetto a Bnp Paribas che pure è esposta per oltre il doppio del valore della collega?

Le ultime semestrali delle due banche sono sulla stessa onda, in attivo, ma con utili in forte calo. Diciamo che Bnp Paribas puo’ contare ancora su un’immagine di solidità e prudenza, preziosa di questi tempi. Non c’è niente da fare: su Société Générale, invece, grava ancora quell’ombra di inaffidabilità proiettata dallo scandalo del trader impazzito Jerome Kerviel del 2007, e dall’attività frenetica della banca sul fronte dei derivati in quei tempi disgraziati. Ancora stamani Frédéric Oudéa, l’ad, ha cercato di calmare le acque invocando una nuova riduzione delle attività nell’investment banking. Perché SocGen vuole ritornare a essere una banca “normale”. Il cauto riferimento della famiglia della Francia profonda. Vedremo.

Intanto c’è da arginare la bufera attuale. Colpa solo della Grecia? Qualcuno a Parigi comincia a sbirciare dalle parti dell’Italia. Le tre banche, al centro di ribassi a ripetizione, sono presenti in Italia, in particolare Bnp Paribas mediante Bnl, ma anche Ca (con Cariparma) e SocGen (che controlla, fra gli altri, Fiditalia). Ma non sono tanto questi asset i veri talloni d’Achille delle tre banche (anzi, soprattutto per Ca, la presenza di Cariparma è quasi un vantaggio per migliorare i suoi conti). No, il rischio maggiore che gli investitori vedono all’orizzonte è l’esposizione nei confronti dei bond italiani.

Andrea Tueni, analista di Saxo Banque, ha parlato chiaro stamani: “Moody’s non valuta solo l’esposizione nei confronti del debito greco. Ma gli altri rischi di contagio. Socgen ha una forte esposizione nei confronti di quello italiano: questo è il nuovo, grande problema degli istituti francesi, anche degli altri due nel mirino di Moody’s”. Nonostante i vertici della stessa SocGen abbiano negato anche stamani la necessità di un aumento di capitale, Tueni è sicuro che “la questione di una ricapitalizzazione per le banche in difficoltà da parte dello Stato è ormai centrale”. L’economista Marc Fiorentino, sul quotidiano La Tribune, invoca una “nazionalizzazione temporanea” delle maggiori banche francesi. Il futuro fa paura. Quello dell’Italia in modo particolare.

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