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Banche, fino a quando il tiro al bersaglio in Borsa?

Frena il dollaro, sale il petrolio (+4,60% il Brent a 47,60 dollari). E, di riflesso, le Borse asiatiche segnano il passo. Valute e materie prime, di questi tempi, sono l’unico driver di mercati incerti, senza segnali societari o macro che giustifichino spunti di rilievo. Anzi, sia in Usa che in Europa, la campagna delle trimestrali regala motivi di preoccupazione.

In questa cornice Tokyo arretra dello 0,4%, in linea con Hong Kong (-0,5%). Fanno peggio i listini cinesi (Shanghai -0,8%) in attesa dei dati sul credito, decisivi per capire fino a che punto Pechino vuol contrastare la discesa dell’economia. Il vice premier Zhang ha dichiarato che la Cina ridurrà la leva nell’economia anche attraverso fallimenti e non ricorrerà a pacchetti di stimolo di grosse dimensioni.

I CONSUMI E WALT DISNEY TRADISCONO WALL STREET: MACY’S-14%

A giustificare la cautela dei listini asiatici contribuisce la brutta giornata di Wall Street sull’onda delle oscillazioni del petrolio. L’indice S&P500 ha ceduto poco meno di un punto percentuale. Ha fatto peggio il Dow Jones: -1,21%, il risultato peggiore da febbraio. Nasdaq -1,02%.

Le Borse Usa sono state vittime di una serie di dati negativi in arrivo dalle trimestrali. Walt Disney ha lasciato sul terreno il 4,04% dopo i conti annunciati martedì sera. Per la prima da cinque anni il colosso dell’entertainment chiude un trimestre sotto le stime degli analisti. Va bene il box office al cinema, ma soffrono la rete sportiva Espn e il network generalista Abc. Stop al programma di espansione nei video game, la divisione Infinity è stata chiusa.

Ancor più preoccupante l’andamento dei titoli consumer. Se la Fed era alla ricerca di indicazioni sull’umore dei consumatori Usa, il segnale negativo è arrivato forte e chiaro. Tracolla Macy’s (-15,7%): la prima catena di negozi e piccoli supermercati degli Stati Uniti ha tagliato le stime di utile per il 2016 e i conti del trimestre chiuso il 30 aprile sono sotto le previsioni. Precipitano Office Depot (-40,36%) e Staples (-18,34%) dopo il veto alla fusione alzato dall’Antitrust.

Non meno deludenti conti dell’industria di marca, più esposta all’andamento dei consumi. Nike, il titolo più brillante del 2015, perde il 3%. Fossil, marchio di tendenza del lusso Usa (orologi, borse accessori) cede il 34%, ai minimi dal 2009. A sostenere i mercati sono stati solo i petroliferi, grazie alla risalita del greggio dopo la pubblicazione dei dati sulle scorte negli Stati Uniti scese, più del previsto, così come le scorte di benzina e di distillati. Conoco Philips è salita dell’1,9%, Halliburton +1,8%. A Piazza Affari Eni ha terminato la seduta in calo dell’1%. Tenaris -0,3%, Saipem -0,1%.

EUROPA, PROFITTI IN FRENATA. MILANO PERDE L’1,4%

In frenata ieri anche le borse europee. A Parigi il Cac-40 ha ceduto lo 0,46%, a Francoforte il Dax-30 lo 0,61%. Si è risollevato ne finale il londinese Ftse-100 che ha guadagnato lo 0,19%. I futures segnalano stamane una partenza debole per le piazze continentali.

Delude il primo bilancio delle trimestrali del Vecchio Continente. La media dei profitti cala del 21% e resta negativa (-4%) anche se si sottraggono petroliferi e finanziari. Solo il 42% delle aziende dichiara un aumento dei ricavi, poco più della metà (il 57%) ha battuto le pur modeste previsioni.

Da inizio anno le attese di crescita degli utili 2016 sono scesi da +7 a +0,3%. “Tutto questo – commenta Giuseppe Sersale di Anthilia – contribuisce a spiegare il 9% delle Borse europee da inizio anno, anche se non lo giustifica interamente”.

A Milano, sempre sotto la pressione dei prossimi aumenti di capitale delle banche, le cose vanno peggio: l’indice Ftse Mib, dopo aver raggiunto un minimo intraday a 17.509 punti, ha chiuso a -1,32% a 17.698 punti ben al disotto della barriera dei 18 mila punti, ancora una volta al fondo della graduatoria europea.

BOT, NUOVO RECORD ALL’INGIÙ. AL VIA IL 50 ANNI DI MADRID

Continua, sul fronte dei titoli del debito, la pressione al ribasso dei tassi reali, sia in Europa che in Usa, a conferma delle attese negative degli operatori. E così, pur in un mercato affollato di offerte (Germania, Grecia e Portogallo) è andata ieri a segno l’asta Bot. Il Tesoro ha assegnato tutti i 6,5 miliardi di euro di Bot a un anno a fronte di una domanda che ha raggiunto 11,12 miliardi, con un tasso in discesa al nuovo minimo storico. Il rendimento è infatti sceso a -0,14% da -0,081%.

La tornata d’aste italiane prosegue oggi con i Btp e comprenderà anche nuova offerta sull’extra lungo: in tutto fino a 7,5 miliardi sui benchmark 3, 7 e 15 anni e sull’off-the-run marzo 2030. In un mercato dai volumi buoni, il tasso sul benchmark decennale italiano si mantiene a fine mattinata appena sopra l’1,50%, all’1,503%, con lo spread Btp/Bund a 137,9 punti base. Pesa senz’altro il fattore offerta. La Spagna, intanto, ha già avviato il collocamento del bond 30 luglio 2066, con manifestazioni di interesse oltre i 10 miliardi di euro e un rendimento di 250 punti base sopra il tasso midswap.

BANCO POPOLARE -70% NEL 2016. UNICREDIT NEL MIRINO

Soffrono le banche italiane, non brillano le cugine europee (Eurostoxx di settore -1%). Deutsche Bank scende del 2,1%, Société Générale -1,4%, Bbva-2,1%. Ma è assai più drammatica la situazione delle banche italiane alla vigilia degli aumenti di capitale imposti dalla Vigilanza Europea.

Banco Popolare è finito in ribasso del 9% (-65% da inizio anno) a 4,40 euro dopo aver toccato un minimo storico (.14%). Da inizio 2016 la perdita è del 70%. Del resto, come riconosciuto dallo stesso amministratore delegato Pier Francesco Saviotti, i risultati trimestrali “non sono stati granché”: il margine di interesse è sceso del 9% anno su anno a 352 milioni, -4,7% trimestre su trimestre. Le commissioni nette sono scese del 7% anno su anno a 317 milioni.

La pioggia di vendite ha investito la promessa sposa Banca Pop. Milano (-6,3%), nonostante i buoni conti, ancorata ai rapporti di partecipazione fissati nell’accordo di fusione.

Ancora in forte ribasso Unicredit: -3,7% a 2,84 euro, a ridosso dei minimi dell’anno. Nonostante le rassicurazioni di Federico Ghizzoni, molti analisti danno per inevitabile un prossimo aumento di capitale. Gli analisti di JP Morgan hanno tagliato il target price sul titolo a 2,80 euro dai 3 euro precedenti. Il giudizio resta Underweight. In terreno negativo anche Intesa (-1,6%) e Monte Paschi (-2,4%).

Merita una nota particolare il Credito Valtellinese in ribasso del 10,6% e scivola sui minimi storici a 0,5020 euro. La perdita da inizio 2016 è del 55%. Il gruppo bancario ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 5 milioni di euro, in calo del 78,32% rispetto a un anno prima. Oggi, con le trimestrali di Bper e Ubi scende il sipario sulle trimestrali del credito.

MEDIOBANCA (+1,7%) PRONTA A SOCCORRERE VENETO BANCA

Sfugge al disastro generale Mediobanca, +1,7% dopo i buoni risultati annunciati in mattinata. Alberto Nagel ha detto che la banca di piazzetta Cuccia è pronta a valutare un intervento nell’operazione di aumento di capitale e quotazione di Veneto Banca: “Valuteremmo un investimento in Veneto Banca nell’ambito della quotazione, se fosse indispensabile per portarla a termine”.

L’istituto conta di chiudere l’acquisizione delle 89 filiali di Barclays in Italia, annunciata a dicembre, entro l’estate o comunque entro il 30 settembre. Nagel ha poi confermato che il prossimo piano industriale sarà presentato “in autunno, orientativamente nel mese di novembre”.

Infine, il dossier Rcs +2,21%: “Non so dire se sia probabile aspettarsi proposte alternative. So che ora c’è una sola proposta sul tavolo, che é quella di Cairo e che va valutata”.

Male anche Poste: -2% nonostante che m dopo la trimestrale: Citigroup abbia confermato il rating buy e il Target price a 8 euro: hanno pesato le parole del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sulla possibilità di cedere un’ulteriore quota della società.

LA PUBBLICITÀ TRADISCE MEDIASET. METROWEB: ENEL FAVORITA SU TELECOM

In grande ribasso Mediaset (-4,9%) dopo risultati del primo trimestre leggermente peggiori delle attese. A pesare sono i dubbi del mercato su quanto costerà al Biscione l’uscita dalla pay Tv di Premium, prossima a essere ceduta a Vivendi. “C’è un grosso punto di domanda su quanto costerà la vendita di Premium a Vivendi” ha detto a Reuters un analista di una grossa banca italiana. Inoltre, le prospettive della raccolta pubblicitaria sono meno brillanti del previsto: il vice direttore generale di Pubblitalia, Matteo Cardani, ha detto che la crescita della raccolta pubblicitaria di Mediaset è vista nella parte bassa “single digit” a maggio.

Intanto avanza la gara per Metroweb. Le indiscrezioni danno per favorita Enel (-0,3%), purché la società alzi l’offerta al livello di quella avanzata da Telecom Italia (-2,3%), pari a 821 milioni. Se andasse in porto l’ipotesi Enel, Metroweb sarebbe controllata da Enel Open Fiber, Cdp e forse fondo F2i, a seconda se deciderà di monetizzare e vendere o rimanere. Cdp avrebbe quindi una partecipazione significativa nella società destinata a realizzare la rete telefonica di nuova generazione. Questo è uno dei motivi per cui la Cassa preferirebbe l’opzione Enel a quella dell’ex incumbent delle tlc che ha invece offerto di acquistare due terzi del capitale subito e di salire al 100% nel giro di 3/4 anni o di acquistare tutta Metroweb subito.

Intanto Fidentiis ha deciso di premiare i risultati trimestrali della società elettrica alzando la raccomandazione a Buy da Hold. Il target viene ritoccato a 4,50 euro da 4,0 euro. Su Telecom invece ha pesato lo stop definitivo della Ue alla fusione tra =2 (Telefonica) e H3G di Hutchison Whampoa.

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MONCLER, TITOLO SUPERSTAR. SAFILO IN CADUTA LIBERA

Tra le note positive l’allungo di Moncler (+4,6% a 15,66 euro, massimo di giornata a 15,93), titolo principe della prima parte del 2016 con un rialzo del 20%. Dopo i conti del trimestre Ubs ha ribadito la raccomandazione Buy, ritoccando il target a 17,50 euro da 17,20 euro.

La società ha chiuso il primo trimestre con un rialzo, molto più forte del previsto, dei ricavi del 18% a 237 milioni di euro, +17% a cambi costanti. Sono andate molto meglio delle aspettative le vendite in Nord America ed in Asia.

Nel resto del settore, Ferragamo perde l’1,9%. Tod’s (+0,33%) ha rilasciato i conti a mercati chiusi: il primo trimestre chiude con un fatturato in calo del 3,1% a 249,6 milioni, sotto le attese del mercato. La società avverte che il consensus degli analisti per una crescita del 4% dei ricavi appare oggi “un po’ impegnativo”.

Soffre ancora Luxottica: -3,5% dopo il downgrade di Ubs. Drammatico il crollo di Safilo (-9,1%): la quotazione è scivolata sui minimi degli ultimi tre anni a 6,695 euro. Kepler-Cheuvreux ha bocciato i conti trimestrali (fatturato -7% a 301 milioni) tagliando il target price a 7 euro da 7,50 euro. Giudizio Reduce confermato.

INDUSTRIA, PROMOSSE LEONARDO E PRYSMIAN

Spicca tra gli industriali Leonardo (+3,7%): la ex Finmeccanica è stata promossa da JP Morgan a Overweight da Neutral, target price a 13,0 euro. Continua il rally di Prysmian (+2%). Banca Imi ha aumentato il target price da 22,2 a 23,5 euro e confermato la raccomandazione add. Debole Fiat Chrysler (-1,4%), StM -1%. Ancora in grande evidenza Brembo (+7,91%). Nel segmento Star in evidenza Astaldi (+8,31%) dopo la presentazione del nuovo piano industriale.

Categories: Finanza e Mercati