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BANCHE – Fabi: possibili 23 mila esuberi entro due anni. Ecco dove

Le tempeste di Borsa che hanno colpito nei giorni scorsi le banche italiane hanno ricordato una volta di più a tutti che per le banche, e non solo quelle italiane come dimostra il caso Deutsche Bank, l’età dell’oro e degli altri profitti è finita. Forse per sempre. Oggi le banche, per effetto della bassa crescita ma soprattutto dei tassi d’interesse quasi a zero, guadagnano pochissimo ma continuano ad avere una rete di sportelli costosa e pletorica nell’era di Internet. Ecco perchè negli ultimi 15 anni i bancari si sono ridotti di 48 mila unità in Italia e altri esuberi sono in arrivo. Finora però la trasformazione della banca è stata gestita in modo intelligente da aziende e sindacati riducendo l’impatto sui lavoratori. E c’è da supporre che continui così.

Secondo i calcoli del sindacato autonomo Fabi, che ha preso in esame i piani dei singoli istituti, nuove nubi sono all’orizzonte e richiederanno dialogo tra banche e sindacati: da oggi al 2018 sono possibili fino a 23 mila nuovi esuberi, al neto di eventuali nuove fusioni.

I conti del sindacato prendono in considerazione le 5.740 uscite previste dal nuovo piano Unicredit, le 4.500 riconversioni professionali di Intesa Sanpaolo, le 8.000 uscite del Monte dei Paschi, le 1.300 di Bnl, le 600 di Bper, le 575 uscite (più forse altre 150) della Popolare di Vicenza, le 900 del Banco Popolare, le 500 di Ubi, le 430 di Veneto Banca, le 250 di Creval e 600 di Carige.

La richiesta dei sindacati è che anche stavolta le uscite vengano contrattate e gestite in maniera soft con prepensionamenti volontari e incentivati con l’ammortizzatore di categoria (il Fondo esuberi) e la Fabi avverte: “I sindacati vogliono continuare a gestire le ristrutturazioni in maniera morbida e si opporranno in tutti i modi all’ipotesi di uscite obbligatorie, ma le banche non possono più puntare sul taglio del costo del lavoro e devono invece rilanciare i ricavi con un nuovo modello di business al servizio del territorio, recuperando il rapporto di fiducia con la clientela”.

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Tags: BancheLavoro