Non è più tempo di imposizioni né di intromissioni. Dopo i sacrifici fatti nel periodo più duro della pandemia, le banche europee cominciano a diventare insofferenti verso l’azione della Bce e della sua Vigilanza, le cui interferenze nella gestione dei singoli istituti vengono considerate eccessive e irragionevoli. Secondo II Sole 24 Ore, sarebbero tre i fronti su cui le banche si preparano “allo scontro”: l’arrivo di possibili nuove limitazioni su dividendi e buy back, la revoca unilaterale delle condizioni dei prestiti Tltro e l’eccessiva presenza dei supervisori della Vigilanza durante i cda delle banche.
Presenza degli ispettori nei board: la lettera di Bini Smaghi
Quest’ultimo punto è stato approfondito da Bloomberg, che ha rivelato il contenuto di una lettera di Lorenzo Bini Smaghi, presidente della Société Générale ed ex membro del consiglio esecutivo della Bce, indirizzata al direttore generale della Banca Centrale Europea, Ramon Quintana.
“Per quanto ne so, nessun’altra autorità nelle principali economie avanzate partecipa alle riunioni del CdA e ai comitati nella sua attività di supervisione – ha scritto – Non la Federal Reserve, né la Banca d’Inghilterra, né la banca nazionale svizzera, né la Finma. Alcune autorità di vigilanza europee hanno adottato tale prassi in passato, apparentemente con scarsi vantaggi e serie preoccupazioni sollevate dai soggetti vigilati”.
All’interno della lettera, Bini Smaghi ha chiesto un incontro con il numero uno della vigilanza bancaria, Andrea Enria e i presidenti di altri grandi istituti di credito europei “per uno scambio di opinioni su come garantire una corretta valutazione della governance delle banche”. Secondo il manager, infatti, la presenza degli ispettori nel corso delle riunioni dei consigli di amministrazioni renderebbe inefficaci le discussioni interne ai board.
Dividendi e buy back: nessun divieto, dalla Vigilanza inviti alla cautela
Altro tema caldo sono la distribuzione dei dividendi e i programmi di riacquisto di azioni proprie (buy back). Con una mossa senza precedenti, nel marzo del 2020, la vigilanza della Bce chiese alle banche dell’Eurozona di non pagare dividendi, di non assumere impegni di pagamento delle cedole per gli esercizi 2019 e 2020 almeno fino al mese di ottobre (una raccomandazione poi prorogata al 2021), e di non effettuare programmi di buyback aventi come obiettivo la remunerazione degli azionisti.
Lo scorso giugno, nel corso di un’audizione davanti all’Europarlamento, il numero uno della Vigilanza Andrea Enria disse: “Nell’area euro non possiamo escludere l’ipotesi di scenari più avversi su crescita economica e inflazione. C’è la possibilità che vengano introdotte nuove sanzioni contro la Russia o che vengano rafforzate quelle già in vigore nei settori dell’energia e delle materie prime, ed è possibile anche da Mosca arrivino ritorsioni”. Se questi saranno gli sviluppi, “proporremo alle banche di ricalcolare i loro livelli patrimoniali per gli scenari avversi e di usare il ricalcolo per i piani di distribuzione degli utili”, ovvero per stabilire l’ammontare dei dividendi.
I manager bancari sono dunque preoccupati che la Vigilanza Bce spinga per rinviare nuovamente il ritorno alla normalità in materia di dividendi e buy back. Per il momento all’orizzonte non sembra esserci alcun divieto, ma – come spiega Il Sole 24 ore – “si moltiplicano i segnali di moral suasion mirate su singole banche europee per ridimensionare la distribuzione di cedole agli azionisti rispetto ai piani annunciati al mercato. Un invito alla cautela che, se davvero dovesse essere accolta dalle banche, avrebbe un serio impatto sulle attuali valutazioni di Borsa che finora in molti casi sono state sostenute proprio dalle attese di maxi buy back”.
I prestiti Tltro
Nel corso dell’ultima riunione di ottobre, oltre ad alzare per la terza volta consecutiva i tassi di interesse, la Bce ha annunciato una modifica unilaterale delle condizioni dei prestiti Tltro da 2.100 miliardi. Il Tltro “deve essere ricalibrato per assicurare che sia coerente con il più ampio processo di normalizzazione della politica monetaria e rafforzi la trasmissione degli incrementi dei tassi di riferimento alle condizioni di concessione del credito bancario”, ha affermato la Bce. A partire dal 23 novembre 2022 e fino alla data di scadenza o rimborso anticipato, il tasso di interesse sul tltro 3 sarà indicizzato alla media dei tassi di interesse di riferimento della Bce, mentre alle banche saranno offerte ulteriori date per il rimborso anticipato volontario degli importi. E ancora: la remunerazione delle riserve obbligatorie sarà fissata al tasso sui depositi “allo scopo di allineare maggiormente tale remunerazione alle condizioni del mercato monetario”, ha detto l’Eurotower. Alle operazioni di rifinanziamento di lungo periodo, in particolare, sarà applicato un tasso indicizzato alla media dei tassi Bce del periodo di durata del prestito.
Il motivo di queste decisioni è presto detto: dato l’aumento dei tassi sui depositi, gli istituti bancari avrebbero beneficiato di 20-25 miliardi di utili risk free. Utili che per l’Eurosistema si sarebbero tradotti però in una pesante perdita netta. Da qui la decisione di modificare termini e condizioni che indurranno con ogni probabilità le banche a chiedere un rimborso anticipato dei finanziamenti.
Da sottolineare che sia su dividendi e buy back che sui prestiti Tltro le banche attendono il parere della Federazione Bancaria Europea.
Banche europee contro Vigilanza Bce, Enria: “Evitare gli errori del passato, più attenzione sulla gestione dei rischi”
Alle preoccupazioni espresse dalle banche europee risponde a distanza il responsabile della vigilanza bancaria della Bce, Andrea Enria, intervenendo a un convegno della Bundesbank. Nonostante “le aspettative positive del mercato sulla redditività delle banche”, ci sono “buone ragioni per chiedere alle banche di concentrarsi maggiormente sul monitoraggio e sulla gestione del rischio di tasso d’interesse. Questo è un momento delicato e gli errori del passato devono essere evitati”, ha detto Enria.
“L’aumento dei tassi di interesse – ha spiegato – è stato un importante fattore di miglioramento della redditività delle banche europee nel 2022” e sia le banche che gli analisti “si aspettano che l’effetto positivo dei tassi di interesse sul margine di interesse continui nel 2023”. Tuttavia, ha avvertito, “c’è una preoccupante dissonanza tra queste aspettative positive e la combinazione unica di rischi che stiamo affrontando. Le prospettive di crescita hanno continuato a peggiorare quest’anno, mentre i tassi e le proiezioni di inflazione, e con essi il livello dei tassi di interesse, sono aumentati. Tutto ciò avviene in un contesto di livelli di indebitamento storicamente elevati, in presenza di diverse sacche di aumento del rischio di credito e di controparte per le banche e con uno spazio ridotto per le misure di sostegno monetario e fiscale. Tutti questi elementi – ha ribadito – richiedono prudenza, un’attenta gestione del rischio e una maggiore vigilanza”. E per questo la Bce “sta ultimando una revisione delle pratiche di gestione del rischio di tasso d’interesse e di spread creditizio presso un campione di banche particolarmente esposte a tali rischi”.
“A prescindere dai regimi prudenziali e contabili – ha continuato Enria – le banche non dovrebbero trascurare l’impatto che l’aumento dei tassi ha tipicamente sul valore attuale del loro patrimonio netto”, che quando cala si traduce in “peggiori prospettive di guadagno e di adeguatezza patrimoniale a lungo termine, che a loro volta compromettono la capacità del settore di attrarre investimenti”.