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Banche, esposizione a Russia e Ucraina: nella classifica della Bri l’Italia è seconda solo alla Francia

FIRSTonline

Le banche italiane sono in seconda posizione nella classifica degli istituti più esposti in Russia, Bielorussia e Ucraina. Secondo numeri della Banca dei regolamenti internazionali relativi a settembre 2021 e rielaborati da Bankitalia, il primato spetta alle banche francesi, cui va ricondotto quasi il 25% delle esposizioni totali dei Paesi membri della Bri. Seguono a breve distanza, con quote superiori al 20%, gli istituti di Italia e Austria. Fuori dal podio i distacchi si fanno maggiori: gli Usa sfiorano il 15%, mentre il Giappone si colloca sotto il 10%; Germania e Gran Bretagna, invece, non arrivano al 5%.

Banche italiane: i numeri dell’esposizione in Russia, Bielorussia e Ucraina

Nel Rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato il 28 aprile, la Banca d’Italia precisa che, a fine 2021, le esposizioni delle banche italiane in Russia, Bielorussia e Ucraina “ammontavano complessivamente a 29,1 miliardi di euro, pari allo 0,7% del totale delle attività finanziarie, di cui 20,6 miliardi sotto forma di attività finanziarie per cassa e il resto in attività fuori bilancio (garanzie, derivati e impegni irrevocabili)”.

La situazione di Intesa Sanpaolo e Unicredit

Nel dettaglio, buona parte delle esposizioni “era concentrata nei primi due gruppi bancari”, ovvero Intesa Sanpaolo e Unicredit, “che hanno filiazioni in questi paesi”, si legge ancora nel Rapporto.

Il mese scorso Intesa ha quantificato in 5,1 miliardi di euro la propria esposizione verso Russia e Ucraina. Il Ceo di Unicredit, Andrea Orcel, ha parlato invece di un’esposizione verso la Russia pari a 7,5 miliardi (200 punti base in termini di patrimonio) e ha annunciato che la Banca sta valutando la possibilità di lasciare il Paese.

Le sanzioni e il rincaro dell’energia

Ma non è solo l’esposizione diretta a destare preoccupazione. Bankitalia spiega che la guerra rischia danneggiare gli attivi delle banche anche attraverso altri canali. Le imprese italiane, infatti, potrebbero incontrare difficoltà nel rimborso dei prestiti per almeno due ragioni:

  1. le sanzioni internazionali contro Mosca colpiscono le aziende che esportano verso la Russia;
  2. l’aumento dei prezzi dell’energia ha un impatto pesante sui costi operativi di tutte le imprese.

Per queste ragioni, è praticamente certo che nei prossimi mesi i flussi di Npl torneranno a crescere. Tuttavia, secondo gli analisti di Via Nazionale, il tasso di deterioramento dei prestiti rimarrà su livelli gestibili, molto distanti dal 9% toccato un decennio fa, durante la crisi dei debiti sovrani. Rispetto ad allora, Bankitalia ritiene che gli istituti italiani siano molto migliorati nelle tecniche di selezione del credito e di gestione dei rischi.

Le ripercussioni della guerra sulle assicurazioni italiane

Per quanto riguarda il mercato assicurativo, il Rapporto sottolinea che la crisi generata dalla guerra “ha finora avuto conseguenze limitate” nel nostro Paese, anche se “l’elevata incertezza sulla durata e sulla portata delle ostilità, delle sanzioni e delle ritorsioni russe rende difficile valutare gli impatti sul settore in modo prospettico”.

Da un’indagine Ivass del mese scorso è emerso che i rischi di solvibilità, di profittabilità degli investimenti e di liquidità sono “in generale valutati medio-bassi e ritenuti stabili”, almeno fino alla fine del secondo trimestre.

In particolare, “le strategie di diversificazione degli investimenti per area geografica e settore industriale hanno limitato le esposizioni dirette e indirette delle compagnie verso emittenti russi, bielorussi e ucraini, che a dicembre del 2021 erano pari a 1,2 miliardi (lo 0,1% del totale degli investimenti delle assicurazioni italiane) e a febbraio si erano ridotte del 39% per effetto delle dismissioni e delle turbolenze dei mercati finanziari – conclude Bankitalia –. Anche gli investimenti nei settori ad alta intensità energetica erano contenuti (15 miliardi a dicembre del 2021, pari all’1% degli investimenti complessivi). Le compagnie italiane restano comunque soggette ai rischi di variazione degli spread obbligazionari, privati e pubblici, che potrebbero aumentare”.

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Categories: Finanza e Mercati