La Commissione parlamentare per la semplificazione ha concluso, pochi giorni fa, la sua indagine conoscitiva per individuare le linee di azione al fine di rendere più semplici e trasparenti i rapporti con gli utenti nei comparti finanziario, bancario e assicurativo. La Commissione, presieduta dall’On. Bruno Tabacci, prima di giungere alle proprie conclusioni aveva, nel corso dello scorso anno, proceduto ad ascoltare il parere di diversi soggetti interessati tra i quali ABI, Assopopolari, Federcasse; docenti di economia politica, di diritto bancario e diritto del mercato finanziario; rappresentanti degli ordini professionali, il Consiglio nazionale forense, e naturalmente, rappresentanti delle istituzioni quali la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, la Consob, la Banca d’Italia e l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni.
Anche in questa occasione, nel corso della sua audizione, l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolare, ha avanzato la necessità di intervenire con rapidità sul tema mettendo a disposizione tutta la propria competenza e decennale esperienza per facilitare un’operazione che si configurava, e si configura, di estrema complessità. Alla base del problema è evidente il tema della fiducia che si è consumata tra i diversi operatori del sistema economico. Crisi, innovazione tecnologica e complesse stratificazioni normative rendono sempre di più difficile comprensione le regole del gioco con la conseguenza che i protagonisti dell’economia si sentono insicuri e sfiduciati.
Centrale resta il tema dalla crisi economico-finanziaria che genera disoccupazione e riduce i redditi e, con essi, riduce la disponibilità sia di spesa che di risparmio della collettività, accresce i rischi per gli investimenti e riduce, sempre di più, la fiducia. I processi di innovazione tecnologica, poi, hanno prodotto mutamenti sociali, economici e culturali, di proporzioni epocali generando, certo, grandi opportunità con un ampio ventaglio di nuovi prodotti finanziari ma anche nuove e complesse regolamentazioni. La rivoluzione digitale insieme alla forviante idea di onnipotenza ha diffuso anche un senso di inadeguatezza e di incertezza. Infine, ultima ma non ultima, l’incertezza normativa con tre livelli normativi ai quali sono assoggettati gli istituti di credito: quella europea, quella nazionale e quella delle autorità di vigilanza con l’inevitabile rischio di sovrapposizione. Il complesso di norme vigenti è, inoltre, il prodotto di un lungo percorso, ancora in essere, di integrazione tra Stati con livelli di elaborazione normativa molto diverse tra loro. Tutto ciò non può che portare a sovrapposizioni, incongruenze, stratificazioni e, dunque, inevitabilmente, a norme farraginose, complesse, illeggibili, con incertezze e contrasti interpretativi. Di nuovo, senso di inadeguatezza e sfiducia da parte dei protagonisti dell’economia.
Da parte nostra, abbiamo più volte indicato come l’uscita da questa spirale non può che avvenire agendo contemporaneamente sui tre versanti: stimolo alla ripresa economia, investimenti sull’educazione finanziaria e semplificazione. Non ci può essere ripesa senza la capacità e la volontà di fare impresa, senza il sostegno del sistema creditizio all’impresa, senza un rinnovato patto fiduciario oggi perduto. Bene, dunque, i programmi di educazione finanziaria dalle scuole primarie alle università. Ma perché tutto ciò possa produrre i frutti attesi è necessaria una profonda e rapida semplificazione legislativa e amministrativa con l’obiettivo di un quadro normativo uniforme, coerente, armonico e non sovrabbondante o vessatorio secondo il principio della better regulation con procedimenti snelli, adempimenti limitati e razionalizzati. Per riconquistare fiducia la condizione necessaria è quella di mettere gli operatori nella condizione di muoversi in un quadro certo e semplice.
La centralità del tema fiducia, che avevamo posto, è stata fatta propria dalla Commissione dalla cui indagine è però emerso, come era immaginabile “un quadro complesso e problematico che rende ardua una razionalizzazione legislativa, perché i contrapposti interessi da bilanciare sono molteplici e difficilmente componibili”. Dalla relazione conclusiva emerge “la necessità di una disciplina normativa che, sia a livello europeo, sia a livello nazionale, converga verso regole comuni, anche con specifico riguardo alle informazioni precontrattuali e contrattuali così come risulta urgente un maggiore coordinamento tra le Autorità competenti, a livello europeo e nazionale”. “Le iniziative – sempre secondo la Commissione – sia sul piano della semplificazione sia su quello dell’educazione finanziaria promosse dai soggetti istituzionali e privati appaiono meritevoli e suscettibili di implementazione. La profilatura del cliente, anche in vista del recepimento della direttiva cosiddetta MiFID II, dovrebbe costituire momento essenziale e costitutivo del rapporto fiduciario tra operatori e clienti”. Più in generale, conclude il documento delle Commissione, i rapporti tra operatori e clienti dovrebbero sempre più ispirarsi alla logica della consulenza, che lega in un interesse comune operatori e clienti e, “in connessione con l’attuale meccanismo del bail in, andrebbe valutata l’opportunità di attrarre verso forme di responsabilità soggetti che prima ne erano esclusi”.
Fiducia, consulenza, responsabilità, interesse condiviso e comune sono caratteristiche che da sempre contraddistinguono il Credito Popolare. La fiducia è un valore fondamentale che rappresenta il punto centrale di un rapporto e di una storia di relazioni e di conoscenza reciproca maturate nel corso della sua storia. La responsabilità e la condivisione degli interessi è comune per clienti, soci e Banche Popolari che considerano proprio il dovere di assistere i propri clienti – che sono poi famiglie e piccole e medie imprese – nelle scelte che questi compiono autonomamente e coscientemente.
* Giuseppe De Lucia Lumeno è il Segretario Generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari