“Talvolta le banche centrali devono fare cose impopolari per la salute dell’economia. Abbiamo visto risultati economici pessimi nei Paesi dove le banche centrali hanno dovuto cedere alle pressioni dei politici”. Così Janet Yellen, nel suo intervento di ieri al Congresso, ha voluto ribadire la necessità di difendere l’indipendenza della Fed e ha messo in guardia i parlamentari contro l’abolizione del Dodd-Frank act, la riforma della finanza varata dal presidente uscente Barack Obama dopo la crisi del 2008. “Ha molti aspetti positivi” e non sarebbe opportuno “portare indietro le lancette della regolamentazione finanziaria”, ha dichiarato il presidente della Federal Reserve.
Ma la presidentessa della Fed, che ha detto di voler arrivare alla fine del suo mandato (primavera 2018), ha lanciato il segnale più atteso: i tassi saliranno “relativamente presto”, come vuole il neo presidente Donald Trump, che non ha lesinato in campagna elettorale gli attacchi contro la colomba della Fed, accusata di aver ritardato il rialzo dei tassi per favorire i democratici.
In realtà, a giudicare dallo stato dell’economia che emerge dagli ultimi dati, Trump non può che essere grato alla numero uno della Fed. Le nuove costruzioni abitative sono volate in rialzo del 25% in ottobre a 1,32 milioni, ai massimi da nove anni, ben oltre le aspettative (1,15 milioni). Le nuove richieste di sussidio di disoccupazione sono scese sui minimi degli ultimi 43 anni, a 235.000 unità. E Le conseguenze non si sono fatte attendere.
TORNANO A SALIRE I T BOND. IL MESSICO ALZA I TASSI
Continua l’avanzata del dollaro, in salita da nove seduta di fila. Una performance da Guinness dei primati che ha spinto la valuta Usa oltre 110,34 nei confronti dello yen e a 1,0620 sull’euro, ai minimi dell’anno.
Accelera anche il flusso dei capitali versi il mercato Usa: 30 miliardi di dollari dei fondi monetari hanno ripreso la strada di casa nell’ultima settimana. Una migrazione stimolata dall’ascesa nei rendimenti, a sua volta sostenuta dall’attesa che la combinazione tra tasse in calo, meno regole e più spesa delle infrastrutture sia destinata a favorire l’inflazione. Salgono così i rendimenti dei T -bond 10 a 2,338% , il biennale risale a 1,1071, record da febbraio.
Pagano invece un alto prezzo i Paesi emergenti. Ieri il Messico ha alzato i tassi di mezzo punto, nel tentativo di fermare l’emorragia di capitali scatenata dalla vittoria di Trump, che vuole rivedere le regole del Nafta, vitale per l’economia messicana (l’80% dell’export è rivolto agli States). La stretta protezionistica degli Usa sarà al centro della riunione dell’Apec, l’associazione che riunisce i Paesi che s’affacciano sul Pacifico, dove lunedì parlerà Barack Obama.
SALE TOKYO, ABE: TRUMP MERITA FIDUCIA
Sul fronte dei listini, Meteo Borse prevede tempo sereno, salvo precipitazioni diffuse sul fronte delle banche italiane, che sfuggono al trend generale.
Si avvia a chiudere in rialzo la settimana del Nikkei, +1% grazie alla spinta all’export da parte del dollaro. La Banca del Giappone continua intanto gli interventi per frenare la ripresa dei rendimenti dei Jgb al traino dei T bond: “Non vogliamo – ha detto il governatore Hatuhiko Kuroda – che la nostra politica monetaria sia dettata da altri”.
Si è chiuso all’ insegna della massima cordialità l’incontro tra Trump ed il premier Shinzo Abe alla Trump Tower. “Le relazioni internazionali richiedono fiducia – ha detto il premier di Tokyo – e questo è un uomo di cui mi posso fidare”.
Più deboli gli altri listini asiatici: l’indice Asua Pacific arretra dello 0,4%. Poco mossi tutti i principali mercati azionari dell’Asia e del Pacifico, a partire da quelli della Cina: Hong Kong +0,1% e Shanghai -0,1%. Seul perde lo 0,3%, Mumbai -0,1%.
TONFO DI WAL MART. VERTICE SUL PETROLIO A DOHA
Continua intanto la luna di miele di Wall Street con la nuova presidenza. L’indice S&P 500 è salito dello 0,47%, a quota 2.187,12, a un soffio dal record assoluto (2.190,15). Nasdaq +0,74%. Meno brillante il Dow Jones (+0,19%), frenato da Wal- Mart (-3,7%). Hanno deluso i ricavi, saliti dello 0,7% a 118,2 miliardi di dollari, poco meno delle stime.
La ripresa del mercato immobiliare traina al rialzo Home Depot (+2,9%). Vola Best Buy (+13,7%), spinta dall’aumento delle vendite dell’elettronica di consumo.
Il mercato del petrolio guarda oggi a Doha, dove si incontrano alcuni dei grandi produttori dell’Opec (non è esclusa la presenza del ministro russo dell’energia Alexandr Novak) alla ricerca di un accordo da siglare al vertice di Vienna del 30 novembre.
Il greggio Brent è stabile a 46,65 dollari al barile (+11 centesimi) , il Wti a 45,63 (+6 centesimi). A Piazza Affari Eni +1,4%.
PIATTA MILANO, POSITIVI I FUTURE SULL’EUROPA
L’ascesa del dollaro nei confronti dell’euro, avviato a scendere sotto quota 1,06, è il dato che caratterizza i mercati azionari europei e che è destinato a condizionare la prossima riunione della Bce, che confermerà per ora la politica espansiva. Ma il membro del direttorio Yves Mersch ha lanciato ieri un segnale: la Bce deve ridurre il proprio programma d’acquisto asset il più presto possibile, sebbene questo richiederà tempo. Stamane è previsto a Francoforte un intervento di Mario Draghi: sarà l’occasione per ribadire la linea della banca centrale.
I future sulle borse europee anticipano un avvio piatto. Giornata difficile ieri per il listino italiano che, dopo aver toccato un minimo intraday a 16.348 punti, ha chiuso a quota 16.555 punti sulla parità (0,03%). Più solide le altre piazze europee: Parigi +0,51%, Francoforte +0,19%, Londra +0,65% e Madrid +0,74%.
Assai contrastato il mercato del debito: lo spread Btp/Bund, dopo essere salito oltre i 183 punti base, ha chiuso a 181,627. Il decennale italiano ha terminato la seduta a 2,03% da 1,97%. S’allarga anche la forbice tra i Treasuries americani e i Bund, ormai vicina ai 200 punti base.
GIORNATA NERA PER LE BANCHE, SOTTO TIRO UNICREDIT
Giornata di passione per le banche italiane. L’indice del comparto ha perduto il 2,44% dopo aver registrato un tonfo fino al 4% ai minimi di cinque settimane. Un ribasso che contrasta con il rialzo dello 0,3% dell’indice europeo.
La caduta è stata innescata da Unicredit: -4,7% dopo l’anticipazione del Sole 24 Ore sul prossimo aumento di capitale da 13 miliardi di euro e una cartolarizzazione di crediti in sofferenza da 20 miliardi. Pesa ancor di più la prospettiva di rettifiche sui crediti in sofferenza per 7-8 miliardi. La correzione al rialzo degli accantonamenti ha spinto gli operatori a simulare i maggiori oneri anche per gli altri istituti.
Nell’ultima parte della seduta sono tornati gli acquisti. Intesa Sanpaolo recupera e chiude con un -1,1%, Ubi Banca, investita dalle inchieste della magistratura bresciana sul presunto patto segreto in cui sarebbe coinvolto Giovanni Bazoli perde l’ 1,7%. Ancora in calo Monte Paschi(-3,3%). La performance peggiore è stata di Banco Popolare (-5,5%).
In rosso anche Mediobanca, -2,2% nel giorno della grande svolta. La società ha annunciato un piano industriale di focalizzazione sul risparmio gestito che prevede l’acquisto della quota non ancora posseduta in Banca Esperia. Si tratta del 50% della società specializzata nella gestione di grandi patrimoni, pagato 141 milioni di euro.
Generali-1,8%, dimezza la perdita nel finale. Il Financial Times ha scritto che Mediobanca è pronta a vendere una parte della sua quota nella compagnia assicurativa per finanziare i suoi progetti di crescita in nuove aree di business.
Banca Mediolanum-1,1%: la plusvalenza sulla vendita di Banca Esperia ammonta a circa 41,5 milioni al netto delle imposte.
GROS-PIETRO: LE RESPONSABILITÀ DI BASILEA
Sulla situazione delle banche ha parlato ieri in un convegno alla Camera Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Banca Intesa. Secondo il numero uno dell’istituto, al momento “c’e la tendenza, spinta dal comitato di Basilea, ad alzare ulteriormente il livello del capitale chiesto alle banche. Questo, paradossalmente, per diminuire il rischio. Ma se le banche finanziano l’economia reale e se si chiede un aumento della dotazione di capitale a parità di impieghi e siamo in una situazione in cui il rendimento del capitale proprio delle banche è inferiore al costo del capitale di borsa, è evidente che le banche non possono aumentare la dotazione di capitale proprio, possono solo ridurre impieghi”.
Questo, ha proseguito, ha “l’effetto di aumentare il rischio, perché se queste banche hanno un rischio che dipende essenzialmente dal fatto che i loro clienti non sono più in grado di pagare, tagliandogli i finanziamenti si aumenta il rischio”. Gros-Pietro ha però rilevato che Intesa è riuscita a riportare in bonis circa 40 mila debitori.
LUXOTTICA SUPERSTAR. UBS FA VOLARE DE LONGHI
Fiat Chrysler -0,3%. Le immatricolazione auto in ottobre in Europa sono scese dello 0,3% su anno, a 1,141 milioni, con il gruppo Fca che si è mosso in controtendenza, arrivando a 75.108 veicoli venduti, +6,6% su anno.
Forti Luxottica (+3,68%) e Buzzi (+ 3,27%), i migliori titoli del listino principale. Prysmian +1,11% dopo che Morgan Stanley ha alzato il prezzo obiettivo da 24 a 27 euro. Fuori dal Ftse Mib De Longhi balza di quasi il 9 circa dopo la promozione a “Buy” da parte di Ubs, che ha alzato anche il target price del 13%, a 26 euro.
Beni Stabili guadagna il 2,5% dopo aver annunciato la creazione di una Sicaf (60% società e 20% ciascuno Credit Agricole Assurance ed EDF Invest) a cui verrà conferito il portafoglio immobiliare di Telecom Italia e il relativo debito.
Rai Way +1,56%: Citigroup ha abbassato il target price sul titolo da 4,6 a 3,5 euro, ma il livello resta comunque sopra gli attuali prezzi di listino.