Non c’è che dire: è davvero un inizio d’anno ad alta intensità. Nella giornata che ha visto l’euro cadere sui minimi degli ultimi 14 anni nei confronti del dollaro: a) l’inflazione tedesca, a sorpresa, sale all’1,7%, avvicinandosi agli obiettivi ufficiali della Bce; b) il petrolio schizza al rialzo, toccando i massimi da 18 mesi; c) l’indice dell’attività manifatturiera Usa sale ai massimi dell’anno; d) i tassi dei T bond, in salita, già scontano un prossimo aumento dei tassi Usa. Intanto Clemens Fuerst, presidente dell’Ifo tedesco, invoca la fine del Qe europeo già a marzo.
EFFETTO TRUMP: FORD CANCELLA UNA FABBRICA IN MESSICO
Ma il primo colpo di scena del 2017 l’ha garantito, con un tweet, lo stesso Donald Trump. Il neo presidente ha attaccato GM (+0,89%), colpevole a suo dire di non pagare le tasse sulle automobili Chevrolet Chevy Cruze prodotte in Messico, minacciando prossime ritorsioni. La società si è difesa sostenendo che l’impianto serve i mercati del Sud America, ma l’effetto è stato raggiunto: Ford (+3,79%) ha annunciato ieri di aver cancellato l’investimento in una nuova fabbrica in Messico (1,6 miliardi dollari). In cambio potenzierà uno stabilimento in Michigan.
FCA A LAS VEGAS PRESENTA PORTAL, ELETTRICA E A GUIDA AUTONOMA
Una notizia “americana” anche per Fiat Chrysler (+2%) che, secondo diversi broker, è di nuovo vicina a un’operazione di merger sul mercato Usa, più facile dopo l’inizio dell’era Trump. Stanotte al Ced di Las Vegas il gruppo ha presentato il prototipo di Portal, un monovolume elettrico a guida autonoma che apre la strada ad un nuovo filone di prodotti. La vettura dispone di un passo di 3 metri che consente di alloggiare tre file di sedili, a cui si accede attraverso porte scorrevoli. Grazie al sistema Uconnect sarà possibile connettersi in viaggio ad una lunga serie di servizi, compreso l’e-commerce.
Meteo Borsa prevede una seduta all’insegna della volatilità dettata dalle tensioni sul costo del denaro: in serata la pubblicazione dei verbali della Fed potrebbe offrire nuovi segnali di un imminente nuovo aumento dei tassi.
TOKYO, PARTENZA RECORD. IL PETROLIO FRENA DOPO IL RECORD
Partenza a razzo della Borsa giapponese nella prima seduta del 2017, favorita dal nuovo record del dollaro, salito oltre i 118 yen. L’indice Nikkei ha messo a segno in apertura un rialzo del 2,1%. In forte ascesa Takata (+17,5%): la società, incriminata per gli airbag difettosi, è vicina ad un accordo con le autorità Usa.
Più calmi gli altri listini dell’area Pacifico: Sidney +0,1%, Hong Kong +0,2%. Bloomberg scrive che le autorità di Pechino stanno mettendo a punto un piano di sostegno alla valuta cinese. Sono poco mossi i mercati azionari della Corea del Sud e dell’India. Grande fermento sui mercati Usa, già concentrati sui dati del mercato del lavoro, in uscita venerdì.
L’indice Dow Jones (+0,6%) ha ripreso la caccia a quota 20.000, sfiorata nel corso della seduta con un massimo di 19.983,53. Più robusto il rialzo dell’S&P 500 e del Nasdaq, entrambi +0,85%. Il dollaro ha infranto la barriera di 1,04 sull’euro, ai massimi dal 2003, sull’onda degli ottimi dati in arrivo dall’economia: l’indice sulle aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere calcolato da ISM si è portato a dicembre sui massimi dell’ultimo anno a 54,7. Meglio del previsto anche la spesa edilizia, salita in novembre dello 0,9%, da +0,5% di ottobre.
Molti i titoli in fibrillazione: Verizon (+2,25%) è stata premiata dal buy di Citigroup, Merck (+2,17) e Gilead (+3,36%) hanno trainato al rialzo il settore salute (+1,40% l’indice di settore). Vivaci anche Alphabet (ex Google, +1,96%) e Facebook (+1,57%). Perdono colpi solo le utilities (-0,30%), su cui pesa la prospettiva di un aumento del costo del debito.
Seduta a due volti per il petrolio: primo un forte aumento (brent fino a 58,3 dollari al barile, sui massimi da luglio 2015) poi un calo (-2% a 55 dollari) dietro l’impennata della valuta Usa. Exxon Mobil avanza dello 0,70%, vola Marathon Petroleum (+5,12%) in vista dello spin off chiesto da Elliott Management, un investitore activist. A Piazza Affari Eni -0,1% e Saipem +2%.
FRENA PIAZZA AFFARI, “ACHTUNG” TEDESCO ALLA BCE
La Francia si accinge a lanciare oggi un titolo del Tesoro a 50 anni. Prosegue così la strategia di allungamento del debito avviata dai Paesi dell’Eurozona, decisi a sfruttare il trend dell’espansione monetaria dettato dalla Bce. I futures segnalano un avvio al rialzi dei mercati principali.
La Borsa di Milano ha frenato ieri nel finale chiudendo poco sopra la parità. L’indice Ftse Mib ha guadagnato lo 0,1% a 19.573 punti. Nel primo pomeriggio l’indice delle blue chip era salito fino a 19.810 punti. Francoforte ha perso lo 0,2%. Meglio Parigi (+0,4%) e Londra (+0,5%).
In serata è tornato a parlare il numero uno dell’istituto economico tedesco Ifo, Clemens Fuest, secondo cui la Banca centrale europea dovrebbe terminare il programma di acquisti di bond “già a marzo 2017”se la lettura dell’inflazione tedesca, risultata più forte delle attese, si riflettesse nel resto della zona euro. I dati sull’inflazione della zona euro di dicembre sono in agenda oggi, con attese, secondo un sondaggio Reuters, di una lettura all’1%,probabilmente da rivedere al rialzo.
Seduta negativa per il mercato obbligazionario italiano che, insieme all’intero comparto dei titoli di Stato della zona euro, sconta la risalita dell’inflazione tedesca e l’impatto che potrebbe avere sulla politica monetaria della Banca centrale europea. Il tasso del decennale italiano sale in area 1,88%, rivedendo i massimi segnati a metà dicembre, da 1,75% di ieri sera. Lo spread con l’analoga scadenza del Bund si allarga a 161 punti base da 156 punti base del finale di seduta di ieri. In salita anche il premio a rischio pagato dall’Italia sulla carta spagnola, che si porta a 46 punti base da 43 di lunedì.
SALTA BASILEA 4, BANCHE EUROPEE AL RIALZO
Ancora vivace il comparto bancario europeo: l’indice euro Stoxx di settore è salito del 2,7%. Ieri è stato annunciato un rinvio della riunione decisiva per l’adozione delle nuove regole di Basilea 3. Il concilio dei governatori delle banche centrali, il soggetto che deve dare l’avvallo all’adozione delle norme sul calcolo dei ratio patrimoniali degli istituti di credito, ha comunicato che il meeting, in agenda per l’8 gennaio, è stato rimandato ad un generico prossimo futuro.
I regolatori europei temono che la richiesta di requisiti patrimoniali più stringenti per le banche potrebbe frenare i prestiti, prima fonte di finanziamento delle aziende. Fonti vicine alla situazione hanno riferito a Reuters che lo scoglio principale è l’individuazione del livello minimo di capitale necessario alle banche a prescindere dai singoli modelli usati da ciascuna. Deutsche Bank, per esempio, utilizza i suoi modelli, e non quello standard, per determinare i buffer di capitale richiesti.
VOLA BANCO BPM, INTESA FINANZIA GLENCORE E IL QATAR
Banco BPM aggiunge un altro +7,20% ai guadagni registrati ieri, giorno di debutto dopo la fusione. Il titolo è aiutato dalla prospettiva di una cessione a breve di un portafoglio sofferenze da 642 milioni, già anticipata dall’ad di Banco Popolare Pier Francesco Saviotti nei mesi scorsi e inclusa nel piano.
Tra le altre banche, Unicredit +0,1%, Ubi Banca +4,4%, Mediobanca +2,9%. Intesa Sanpaolo +2,2%. La banca si prepara a lanciare un bond il cui rendimento è legato all’andamento del Common Equity Tier 1. L’istituto supporta con un finanziamento fino a 5,2 miliardi di euro l’acquisizione del 19,5% di Rosneft da parte del consorzio formato da Glencore e Qatar Investment Authority (Qia). Unipol Sai +2% ed Azimut +5%.
NATIXIS PROPONE UN ACCORDO TRA MEDIASET E VIVENDI
Perde colpi in Borsa Mediaset (-1,2%), ma la diplomazia di Vivendi è in movimento. Un report di Natixis, la banca d’affari che ha assistito Vincent Bolloré nella sua scalata al 29,77% delle tv del gruppo Berlusconi, ha tracciato ieri il quadro di un possibile accordo. Vivendi potrebbe lanciare un’Opa amichevole di Mediaset e a Madrid su Mediaset Spagna. In un secondo momento, la società girerà il controllo delle tv in chiaro a Fininvest conservando solo il controllo della pay tv, di Medusa e delle società di produzione.
L’accordo dovrebbe prevedere un’opzione call a favore della società francese sul resto del gruppo da esercitare tra 3-5 anni. Al termine dell’operazione (costo presunto 2,8 miliardi) Canale 5 e le altre reti in chiaro saranno controllate al 51% da Vivendi, il 49% resterà a Fininvest. Probabile il no del gruppo italiano.
FINCANTIERI PIÙ VICINA AI CANTIERI DI SEUL
Il tribunale di Seul ha promosso l’offerta di Fincantieri (+3,50%) per i cantieri di Saint Nazare, dove tra l’altro nascono le portaerei e le altre navi da guerra francesi. Ora occorre trovare l’accordo con Parigi, che dispone di un una minoranza di blocco nella società: dopo i tanti acquisti francesi in Italia, un no avrebbe il sapore di una beffa.
Utility penalizzate dalla salita dei rendimenti delle obbligazioni: Enel -1,2%, Snam -1,3%.