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Banche e assicurazioni puntano sul FinTech per alzare i ricavi

Secondo una ricerca di PwC oltre 4 società di servizi finanziari su 5 (l’82%) prevede di aumentare le partnership FinTech nei prossimi 3-5 anni: l’88% teme una perdita nei ricavi in favore delle società FinTech indipendenti.

Banche e assicurazioni puntano sul FinTech per alzare i ricavi

Secondo la nuova survey di PwC “Global FinTech Survey 2017 – Ridisegnando i confini”, la grande maggioranza tra banche mondiali, compagnie assicurative e consulenti finanziari intende incrementare le partnership con le aziende FinTech nei prossimi 3-5 anni, con un ROI medio atteso pari al 20% sui progetti d’innovazione.

Il report, basato su un sondaggio effettuato su oltre 1.300 intervistati in tutto il mondo, mostra chiari segnali del coinvolgimento dell’innovazione nel settore della finanza. Un fattore determinante dietro queste partnership è il timore dilagante nel settore che i ricavi siano a rischio a favore delle società FinTech indipendenti: l’88% lo considera una vera minaccia (contro l’83% del 2016). In media, si ritiene che fino al 24% dei ricavi possa essere a rischio.

Emerge dunque un’intesa reciproca tra le parti: le start-up FinTech richiedono l’accesso ai capitali e ai clienti forniti dai protagonisti attuali e allo stesso tempo le grandi società finanziarie stanno iniziando a capire come le aziende FinTech potrebbero essere la chiave per superare finalmente le problematiche in termini di legacy tecnologica e comunicazione con il cliente.

Trasformare la minaccia in opportunità

Il report mostra che, grazie alle partnership con le società FinTech, le aziende potranno esternalizzare parte della R&S e realizzare la propria strategia, consentendo infine di offrire più velocemente nuovi prodotti alla clientela.

I servizi mobile money stanno diventando la porta d’accesso alle comunità non raggiunte precedentemente dalle banche. Secondo PwC, aiutando nuovi clienti ad accedere al mondo finanziario tramite la tecnologia mobile, aprirà le porte a una popolazione che, per l’industria dei pagamenti, vale circa 3 mila miliardi di dollari.

Secondo i dati della piattaforma DeNovo di PwC, le start-up che utilizzano soluzioni di intelligenza artificiale per i servizi finanziari hanno ricevuto ingenti finanziamenti, una media di circa 1 miliardo di dollari l’anno nell’ultimo biennio. Il report mostra come l’intelligenza artificiale, e i dati e gli strumenti d’analisi ad essa connessi, saranno utilizzati dalle banche, dai gestori di fondi e dalle compagnie assicurative per assistere i clienti, interagendo ogni giorno con loro per prendere le migliori decisioni finanziarie.

Blockchain sta per diventare realtà

Più di tre quarti (il 77%) delle società globali di servizi prevede l’adozione della blockchain per i sistemi di produzione live entro il 2020
Nel 2016, i fondi destinati alle compagnie blockchain sono aumentati del 79% anno su anno, raggiungendo i 450 milioni di dollari a livello globale. Quasi un quarto (24%) degli istituti finanziari mondiali sostiene di avere al momento “estrema” o “completa” dimestichezza con la tecnologia blockchain.

Il report afferma chiaramente come la blockchain stia diventando una realtà concreta; i casi in cui sarà utilizzata nella vita reale diventeranno sempre più comuni. Con l’enorme riduzione dei costi di back-office e grazie alla trasparenza che la blockchain è in grado di offrire, la tecnologia otterrà sempre più finanziamenti, non appena le compagnie finanziarie ne testeranno la capacità di adattamento alla crescita futura.

Gli intervistati ritengono che la blockchain verrà principalmente utilizzata per i pagamenti, il trasferimento di fondi e la gestione dell’identità digitale. Le opinioni circa i possibili usi della blockchain variano da paese a paese, spesso collegate al grado di sviluppo tecnologico territoriale; gli intervistati residenti negli Stati Uniti citano l’infrastruttura di trasferimento fondi tra i più probabili, presumibilmente a causa della maturità degli investimenti già fatti nel settore in questo paese.

Il mercato italiano del FinTech è meno sviluppato, ma il percorso avviato è coerente col resto del mondo

La ricerca ha coinvolto anche un campione italiano di venti aziende finanziarie – soprattutto grandi banche – che ci permettono di tratteggiare un quadro del nostro Paese rispetto allo scenario globale:

– Nonostante un certo ritardo nello sviluppo del mercato FinTech, anche in Italia 4 banche su 5 sono preoccupate che le FinTech mettano a rischio il loro business;

– Analogamente al campione globale anche le realtà italiane si stanno decisamente orientando verso la collaborazione e oltre l’80% prevede di aumentare le partnership con le FinTech nei prossimi 3-5 anni;

– La ricerca evidenzia però anche due aree di attenzione. La prima è che le realtà italiane, per ora, prevedono ritorni inferiori (10% vs 20%) da progetti correlati alle FinTech e la seconda è che le realtà italiane sono meno propense ad abbracciare la natura disruptive delle FinTech (36% vs 56%) e a investire in risorse interne per l’innovazione;

– Gli investimenti in tecnologie abilitanti che possono aiutare a ridurre il gap sono al contrario abbracciate dalle aziende italiane in misura anche superiore rispetto al contesto globale per esempio su tecnologie per valorizzare il patrimonio informativo (data analytics), sulla Cyber-security e sulla Blockchain.

In conclusione la ricerca evidenzia che il mercato FinTech in Italia è mediamente meno sviluppato rispetto ad altri Paesi, ma l’evoluzione mostra che sia le realtà finanziarie tradizionali che FinTech hanno avviato un percorso di collaborazione comune che potrà portare vantaggi al mercato nel suo complesso.

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