Nel 2021 i crediti deteriorati delle imprese italiane arriveranno al 4,3% del totale: quasi il doppio rispetto al 2,5% del 2020, ma molto meno rispetto al picco del 7,5% registrato durante la crisi del 2012. A causare il nuovo rialzo sarà il venire meno delle misure straordinarie di sostegno varate l’anno scorso in funzione anti-pandemia, che finora hanno impedito l’impennata dei Cds e l’innescarsi di fallimenti a catena. Nel 2022, invece, il tasso di deterioramento dei crediti tornerà a calare al 3,7%, un livello comunque superiore rispetto alla media pre-Covid (2,9%). È questa la fotografia scattata dall’Outlook Outlook Abi-Cerved sui crediti deteriorati delle imprese italiane, pubblicato venerdì.
Sotto il profilo dimensionale, dall’analisi emerge che “l’impatto del Covid sui tassi di deterioramento nel biennio 2021-22 risulterà più significativo per le medie imprese (dall’1,7% del 2019 al 2,9% del 2022) e per le microimprese (dal 3,1% del 2019 al 3,9% del 2020), e relativamente più contenuto per le piccole imprese, che al termine del periodo di previsione si attesteranno al 2,6%, un valore più alto del 2019 (2,1%) ma inferiore rispetto al 2007 (2,9%)”.
A livello settoriale, invece, “i comparti più colpiti saranno i servizi (dal 2,8% del 2019 al 3,8% del 2022) e le costruzioni (dal 4,0% al 4,9%), mentre l’industria, pur aumentando i tassi dal 2,3% del 2019 al 2,9% del 2022, si manterrà su livelli inferiori a quelli del 2008 (3,3%). Le piccole imprese operanti nel settore terziario rappresentano l’unico cluster di imprese che al termine del periodo di previsione farà osservare tassi di deterioramento inferiori al periodo pre-Covid (2,0% nel 2022 contro 2,1% nel 2019)”.
Infine, l’analisi territoriale evidenzia che gli incrementi più marcati sono attesi “nelle regioni del Centro, dove la percentuale di crediti in default sul totale dei prestiti in bonis raggiungerà il 4,4% nel 2022 (dal 3,0% del 2019). Nel Nord-Ovest e nel Nord-Est il rialzo dei tassi risulterà nell’ordine dello 0,7% rispetto al 2019 (rispettivamente 3,1% e 2,8% nel 2022). Il Sud si conferma al termine del periodo di previsione l’area territoriale caratterizzata dai tassi di deterioramento più alti”.
Secondo Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, “in uno scenario che resta incerto è necessario che le misure attivate per far fronte alla crisi siano mantenute in vigore sino al definitivo superamento dell’emergenza sanitaria e, successivamente, sarà comunque fondamentale applicare la massima gradualità nella loro rimozione. È altrettanto importante intervenire sul quadro regolamentare affinché incentivi le banche a concedere misure di agevolazione a favore di famiglie ed imprese, evitando il rischio che queste posizioni, seppur solo in una fase di difficoltà momentanea, debbano essere riclassificate come deteriorate”.