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Banche centrali 2025 tra le colombe della Bce e i falchi della Fed. Cosa ci aspetta per il nuovo anno

La Bce continua a smarcarsi dalla Fed, tant’è che nel 2025 le due banche centrali seguiranno due strade molto diverse. Tra colombe e falchi, ecco le attese per il prossimo anno

Banche centrali 2025 tra le colombe della Bce e i falchi della Fed. Cosa ci aspetta per il nuovo anno

La Fed in una direzione, la Bce nell’altra. Il 2025 potrebbe essere l’anno in cui la politica monetaria di Usa ed Eurozona prenderanno strade se non opposte quantomeno differenti. Un assaggio, d’altronde, l’abbiamo già avuto nel 2024, anno in cui la Banca Centrale Europea si è smarcata dalla Federal Reserve facendo da apripista all’allentamento monetario. Alla fine del 2024, il bilancio definitivo è però in pareggio: quattro tagli dei tassi in Europa, un punto percentuale in totale, stessa percentuale ma con tre tagli per la Federal Reserve. Francoforte ha dato la prima sforbiciata a giugno, Washington a settembre.

Cosa farà la Bce nel 2025

“La direzione di marcia è chiara e la Bce prevede di abbassare ulteriormente i tassi”. Lo ha detto a chiare lettere la numero uno dell’Eurotower Christine Lagarde lo scorso 16 dicembre. Sulla stessa linea anche il falco dei falchi, il presidente della Bundesbank Joachim Nagel, secondo cui “l’inflazione è ora sotto controllo” e dunque la Bce  può “certamente ridurre ulteriormente i tassi” fino a raggiungere il livello neutrale “nella prima metà del 2025”.

Ma a quale ritmo e con quali tempistiche? In base alle aspettative dei mercati, la Banca Centrale Europa abbasserà i tassi cinque volte nel 2025, portandoli dal 3% attuale fino all’1,75%.

C’è però un’incognita che potrebbe frapporsi tra le intenzioni e la realtà: i probabili dazi in arrivo dagli Stati Uniti di Donald Trump. Per l’Eurozona, le ultime proiezioni della Bce parlano di una crescita dello 0,7% nel 2024 (dimezzata rispetto alle stime di giugno) e dell’1,1% (-0,2%) nel 2025. Per quanto riguarda l’inflazione, invece, nel 2024 dovrebbe attestarsi 2,4%, nel 2025 al 2,1%, nel 2026 all’1,9% La stima sul 2027 è 2,1%. Nel mese di novembre, secondo l’Eurostat, l’inflazione si è attestata al 2,3%, in leggero rialzo rispetto al mese precedente, ma in linea con le attese. 

Ad oggi, secondo gli analisti, non si sa quale potrebbe essere l’impatto dell’inasprimento tariffario Usa sull’inflazione, ma gli effetti sul Pil saranno di certo negativi. A prescindere da ciò, per l’anno prossimo la Bce si aspetta una “ripresa economica più lenta di quanto indicato nelle proiezioni di settembre”, mentre i rischi sull’inflazione, “sono più simmetrici del passato e la possibilità che essa si allontani dall’obiettivo in discesa è quindi più elevata”.

Per la Fed solo due tagli nel 2025

La doccia fredda dagli Usa è arrivata nell’ultima riunione del 18 dicembre, quando la Fed ha sì tagliato i tassi dello 0,25%, ma ha anche sottolineato che la sforbiciata è stata più incerta delle precedenti e che i banchieri centrali Usa hanno dovuto discutere parecchio per arrivare a una scelta, tant’è che la decisione – fino a quel momento considerata scontata – non è stata presa all’unanimità, ma a maggioranza. Non solo, nel giro di pochi minuti, sono cambiate anche le aspettative per il prossimo anno. Se fino a 5 giorni fa si stimavano da parte della Fed quattro tagli dello 0,25% l’uno, ora le previsioni parlano di soli due tagli dello 0,25% per il 2025. Alcuni banchieri centrali hanno addirittura indicato stimato uno o nessun taglio.

Nel frattempo, pure le proiezioni economiche hanno subito importanti mutamenti. Le stime sull’inflazione sono ora al 2,5% per il 2025, dal precedente 2,1%, un incremento dovuto anche al possibile impatto delle nuove politiche trumpiane sull’economia e sui prezzi. Secondo Goldman Sachs, infatti, i dazi potrebbero infatti far salire l’inflazione Usa dello 0,3% l’anno prossimo. 

Migliorano invece le aspettative sulla crescita che dovrebbe attestarsi al 2,5% (era il 2% nelle previsioni di settembre) nel 2024 e al 2,1% (era il sempre il 2%) nel 2025. 

E la Bank of England?

Non c’è due senza tre. Nell’ultima riunione di dicembre la Bank of England ha mantenuto i tassi di interesse invariati al 4,75%, come da attese. Ad attirare l’attenzione dei mercati sono però stati i dettagli sulla votazione e le parole del governatore Andrew Bailey che ha confermato la necessità di un graduale allentamento monetario, precisando però che a causa dell’elevata incertezza economica è impossibile impegnarsi sulle tempistiche o sull’entità dei tagli.

Nonostante ciò i mercati ormai sono convinti che nel 2025 la BoE taglierà i tassi di mezzo punto percentuale, quindi almeno due sforbiciate da 0,25% l’una, con la possibilità di una terza riduzione entro la fine del prossimo anno. Un taglio dello 0,25% già nella prima riunione di febbraio è considerato probabile al 70%.

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