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Banche: Basilea 3 parte, ma senza il capitolo “rischi di mercato”. Prorogato lo scudo per le oscillazioni dei titoli di Stato

Il capitolo “rischi di mercato” è stato estrapolato dal resto del testo e rinviato di un anno. Festeggiano le banche francesi e tedesche già sotto pressione sui timori di una vittoria di Le Pen. Alcune norme invece verranno applicate da subito: per esempio il cosiddetto “filtro prudenziale” sui titoli di Stato rende meno volatile il patrimonio delle banche, anche italiane

Banche: Basilea 3 parte, ma senza il capitolo “rischi di mercato”. Prorogato lo scudo per le oscillazioni dei titoli di Stato

Champagne e vino della Mosella: le banche, soprattutto quelle francesi e tedesche già sotto pressione nell’ultima settimana in conseguenza delle elezioni europee e soprattutto in vista delle elezioni in Francia, stanno brindando alla decisione della Ue di rinviare di un anno, al 2026, il capitolo della stretta regolamentare di Basilea 3 relativa ai rischi di mercato delle banche, la cosiddetta Frtb, Fundamental Review of the Trading Book.

Il resto delle norme che riguardano il capitale delle banche è stato già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale: la maggior parte dovranno essere applicate l’anno prossimo, mentre alcune entrano in vigore già nelle prossime settimane. In particolare c’è da rilevare il prolungamento per tre anni del cosiddetto “filtro prudenziale” sui titoli di stato che agevola anche le banche italiane.

I motivi del rinvio: ufficialmente si attendono le decisioni di Usa, Svizzera e Gran Bretagna

Ufficialmente il rinvio rappresenta una risposta alla frenata della normativa negli Usa, come ha sottolineato Mairead McGuinness, la commissaria Ue ai Servizi finanziari. In effetti la Fed ha reso noto nei giorni scorsi, in seguito alle pressioni dei banchieri americani, (in primis il ceo di Jp Morgan, Jamie Dimon), di voler presentare una nuova proposta sul testo definito a livello tecnico dal Comitato di Basilea. E le previsioni parlano di mesi per avere una proposta legislativa negli Usa e comunque non prima del 2026. “Il rinvio di un anno garantisce una parità di condizioni a livello globale per le grandi banche europee che competono con altri operatori mondiali. Inoltre ci dà il tempo di vedere cosa fanno gli altri. Speriamo che gli Usa introducano Basilea 3 il prima possibile” ha detto McGuinness che nella stessa occasione ha anche lamentato l’assenza di progressi su normative comuni di insolvenza in Europa.
L’attenzione è anche per la prossima decisione in Svizzera, che, su spinta del colosso Ubs e di alcune banche minori, secondo l’agenzia Bloomberg, sta anch’essa valutando di prorogare l’avvio di Basilea 3 al 2026, sempre in materia di rischi di mercato. Resta da vedere se la scelta della Ue avrà ripercussioni anche nel Regno Unito, dove per ora la data di avvio è fissata a luglio 2025.

Le banche francesi e tedesche brindano

Il fatto di aver rinviato almeno il capitolo “rischi di mercato” è decisamente un grattacapo in meno in questo momento di grandi tensioni, soprattutto per le banche francesi e tedesche. Il rinvio, che limitatamente ai rischi di mercato rientrava nei poteri della Commissione, è infatti stato invocato a gran voce dal presidente Emmanuel Macron e dal governatore François Villeroy de Galhau che si sono mossi a tutela dei grandi istituti bancari nazionali. Secondo le previsioni di Equita, il surplus di capitale richiesto dalla nuova Basilea 3 attribuibile ai rischi di mercato è pari in media al 10% del totale. Ma per le grandi banche francesi l’impatto è più elevato, così come per le due big tedesche Deutsche Bank e Commerzbank.

Proprio le banche francesi sono in decisa sofferenza in questo momento, preoccupate che un’eventuale vittoria di Le Pen alle prossime elezioni del 30 giugno e 7 luglio, possa avere ripercussioni sui conti pubblici francesi. Ciò è stato subito rilevato dallo spread tra titoli decennali francesi (Oat) e bund tedeschi che si è notevolmente allargato: oggi a 72 punti base dopo punte verso gli 80 pb, mentre prima delle elezioni europee viaggiava sotto i 50 pb. Ciò si è ripercosso sulle banche, che hanno i portafogli pieni zeppi di titoli di stato, che in borsa hanno visto cali poderosi.

Parere positivo di Abi e Mef sulle norme da applicare subito

Intanto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il resto del testo con le regole finali di Basilea 3 (note anche come Basilea 3+), con cui vengono aumentati i requisiti di capitale per le banche, soprattutto quelle che fanno ampio uso dei modelli interni. In questo ambito gli istituti dovranno rispettare soglie minime (attraverso il cosiddetto output floor), anche se è previsto un rilevante regime transitorio.

Il ministero dell’Economia e l’Abi, l’associazione bancaria italiana, hanno espresso un parere positivo sulle nuove norme sui requisiti patrimoniali delle banche, sottolineando il recepimento di una serie di mitigazioni proposte dai parlamentari europei su istanza di istituzioni italiane. “Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli e il vice direttore generale vicario Gianfranco Torriero concordano con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sul giudizio positivo per l’Italia per gran parte delle nuove regole di Basilea”, si legge in una nota diffusa ieri.

La maggior parte delle regole entrerà in vigore in Europa dal 2025 e quindi l’Eba, autorità bancaria europea, ha sei mesi di tempo per chiarire come i diversi capitoli devono essere applicati o eventualmente smussati. Ma alcune di esse (come il cosiddetto regolamento Crr3 e la direttiva Crd6), entreranno in vigore nelle prossime settimane. Da rilevare per esempio che sono state prorogate le regole sul cosiddetto “filtro prudenziale per i titoli di Stato, che saranno applicate dalle banche già a partire dai bilanci di settembre (in alcuni casi quindi tra 3-4 settimane), mentre non potranno essere applicate per il trimestre precedente vista l’entrata in vigore il 30 giugno.

Che cos’è il filtro prudenziale sui titoli di stato

Una norma di rilievo contenuta nel testo approvato di Basilea 3 riguarda il fatto che le banche potranno congelare a partire dal terzo trimestre il valore di una parte significativa dei titoli di Stato fino al 2025 ai fini patrimoniali. Di fatto è stato prolungando di tre anni il cosiddetto “filtro prudenziale” che era scaduto a fine 2022 e che permette alle banche di non considerare nel capitale le variazioni di prezzo dei titoli detenuti nella categoria “Fair value through Other Comprehensive Income”, dove sono inseriti soprattutto i bond disponibili per la vendita, il che rappresenta circa la metà del portafoglio complessivo sui titoli pubblici. Il patrimonio delle banche sarà così meno volatile rispetto a eventuali scossoni sui titoli di Stato e solo il portafoglio riservato il trading sarà soggetto ai prezzi di mercato.

Tra le altre norme di Basilea 3: anche i terreni agricoli come garanzia

Ci sono altre misure di nuova introduzione, considerate positive dall’Abi. Per esempio per la prima volta si potranno utilizzare i terreni agricoli come garanzia dei finanziamenti. Inoltre è prevista una ponderazione a zero per le quote nei capitali delle banche centrali, non pesando quindi sul capitale. In tema di crediti deteriorati è stata prorogata fino a fine 2024 la norma che permette di non penalizzare i requisiti di capitale in caso di vendite ingenti di Npl ed è stato dato mandato all’Eba per rivedere il trattamento delle ristrutturazioni onerose ai fini della classificazione in default. Inoltre sono state aggiornate le normative sui requisiti di idoneità dei banchieri il cosidetto “fit and proper”.

E ancora: sono state escluse le holding dal perimetro di consolidamento rilevante per migliorare il trattamento degli interessi di minoranza e c’è l’introduzione di trattamenti transitori per le esposizioni verso imprese prive di rating e per i mutui garantiti da immobili con bassa probabilità di default. L’Abi vede positivamente il fatto che vengano confermate alcune misure come il fattore di supporto per le Pmi e la ponderazione più favorevole per prestiti garantiti da cessione del quinto dello stipendio o della pensione.

Ok del Consiglio Ue alle norme sulle crisi bancarie della Cmdi

Intanto è arrivato l’ok del Consiglio Ue alle nuove regole sulla gestione delle crisi bancarie, il cosiddetto pacchetto Cmdi, acronimo che sta per Crisis Management Deposit Insurance. Le nuove regole prevedono più margini per usare i fondi di tutela dei depositi nazionali (Dgs), come il Fitd italiano, mentre porrà condizioni stringenti per l’impiego del fondo europeo (Srf, Single Resolution Fund). Così ci sarà più libertà per gestire le crisi bancarie con i Dgs, ma nello stesso tempo sarà complicato accedere alle risorse comuni europee.

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