“Le imprese hanno bisogno di fiducia, di una banca che dica loro di sì”. Non incondizionatamente, certo, ma grazie alla formula innovativa messa in campo da Banca Ifis, nata a Genova 30 anni fa e attualmente con sede a Mestre Venezia, il sogno del credito è ora possibile. Soprattutto per il vastissimo tessuto di microimprese e aziende familiari, quello messo più in ginocchio dalla recessione e che difficilmente ha le credenziali per convincere un istituto bancario, specialmente in tempi di crisi.
“Il segreto – spiega l’ad Giovanni Bossi, triestino – è stato quello di usare una formula contrattuale già esistente da sempre, il factoring, che però mai si era incontrata con il mondo imprenditoriale delle piccolissime imprese, delle cooperative, delle aziende familiari. Abbiamo fatto conoscere e incontrare questi due mondi, consentendo a una vasta parte di tessuto economico italiano di ottenere credito e a noi di crescere esponenzialmente e fare profitti”.
Prima e tuttora unica banca italiana a farlo, quantomeno nei confronti delle Pmi (soprattutto “Pi”, specifica Bossi), Ifis è quotata alla Borsa di Milano nel segmento Star ed effettua tutta la sua raccolta online, mentre l’impiego avviene appunto attraverso il factoring, ossia attraverso la cessione dei crediti commerciali che le piccolissime aziende vantano nei confronti di gruppi più grandi, che perciò si pongono indirettamente come i veri clienti della banca, offrendo di conseguenza maggiori garanzie e aprendo a un credito quasi illimitato. “A tutt’oggi ho un miliardo di euro da dare alle Pmi, purchè il requisito sia quello del factoring. Purtroppo finanziare un’azienda destinata a fallire non gioverebbe a nessuno, così come sarebbe impossibile farlo con un approccio tradizionale”.
Grazie a questo innovativo approccio Ifis, che impiega 500 persone (“125 assunte negli ultimi 18 mesi”) ed è presente con un rete territoriale di ricerca di clienti in tutte le regioni italiane escluse Calabria, Molise e Val d’Aosta, ha ad oggi 3.750 clienti, cresciuti di oltre il 20% ogni anno nell’ultimo decennio e destinati – nei programmi – a raddoppiare nel prossimo triennio, mentre i volumi sfiorano ormai i 5 miliardi annui e l’utile del 2012 ha già triplicato quello dell’anno prima, a circa 77 milioni di euro.
“Nel primo trimestre del 2013 abbiamo registrato il record storico con un utile di 22,5 milioni di euro, e attualmente abbiamo in portafoglio oltre 7 miliardi di titoli di Stato italiani, sui quali abbiamo deciso di non distribuire dividendi per destinare quel capitale alla crescita”, aggiunge con soddisfazione Giovanni Bossi. Ma la vera soddisfazione è quella di migliaia di aziende in ginocchio che spesso neanche sanno a chi rivolgersi, e che tramite la capillarità della rete territoriale Ifis e allo strumento del factoring, che consente crediti ingenti nonostante la crisi (“anche se i casi di insolvenza delle grandi aziende sono purtroppo sempre più frequenti”), possono tirare un sospiro di sollievo, salvando attività e lavoro.
E non è finita qui. Queste aziende sono destinate ad essere sempre di più, perché da un mese e mezzo a questa parte è Ifis stessa che le va a cercare, laddove solo il web può arrivare: sui pc di dirigenti e segreterie, che digitando su Google “finanziamento imprese” trovano al primo posto proprio l’istituto veneto. “Un’operazione che non ci è costata quasi nulla, se non un intenso lavoro sulle chiavi di ricerca della rete internet, e che ci sta portando il contatto con 30 nuove aziende ogni giorno”. Nuove imprese che nessuno conosce ma che offrono lavoro a centinaia di migliaia di persone, che hanno crediti con imprese più grandi e che spesso hanno a loro volta l’ambizione di crescere. “Noi finanziamo il lavoro e la crescita delle imprese, non andiamo a coprire debiti se il destino dell’attività è quello di fallire: non facciamo metadone finanziario”.