L’acquisizione di Ge Capital Interbanca è un atto di fiducia nelle imprese, un’operazione che non si basa sulle sinergie di costo ma punta alle sinergie di ricavo, allo sviluppo del business, quindi con un chiaro senso industriale. Con questa operazione, un passo importante nel percorso di crescita, Banca Ifis si mette in gioco per diventare sempre più un attore nel mercato italiano dei finanziamenti alle imprese. Questo in sintesi il messaggio che arriva dai vertici dell’istituto di Mestre specializzato nel factoring, che ha appena raggiunto un accordo con il colosso americano Ge Capital per l’acquisizione della controllata attiva in Italia nel factoring, nel lending e nel leasing finanziario e operativo.
La cessione di Interbanca rientra nel percorso di Ge di dismissione delle proprie attività finanziarie, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Per Banca Ifis significa mettere il sigillo su un’operazione che porterà il gruppo, nelle indicazioni del management, a rafforzarsi nel factoring, a ritornare con decisione nel leasing (dopo un primo debutto negli anni 2008-2009, poi interrotto) e a espandersi nel lending.
“Siamo molto convinti di quello che stiamo facendo – ha commentato l’amministratore delegato, Giovanni Bossi, presentando l’operazione durante la conferenza stampa sui risultati del primo semestre -. Anche negli anni di crisi siamo sempre cresciuti finanziando le imprese. E oggi l’atto di fiducia è ancora sulle imprese, integreremo una realtà che è fatta, oltreché di factoring, di finanziamenti a medio termine e leasing, due prodotti che consideriamo importanti per il nostro sviluppo”.
Le linee strategiche dell’acquisizione prevedono:
1) nel lending una rifocalizzazione sulla dimensione di clientela più contenuta e quindi la conseguente dismissione delle posizioni non redditizie e capitalizzazione dell’expertise delle risorse di Ge Capital Interbanca per nuovi impieghi a favore delle Pmi e opportunità di nuovi sviluppi in contesti di nicchia (per esempio restructuring e specialty finance) con particolare attenzione alla gestione di rischio di credito;
2) nel factoring integrazione nell’attività di Banca Ifis con unificazione dei processi e delle reti commerciali;
3) nel leasing finanziario e operativo, il rafforzamento dello sviluppo del business e per aumentare la redditività e il numero dei clienti.
“L’operazione rappresenta un passo importante – ha commentato Bossi – ma non è un punto di arrivo. È un passo di un percorso. Abbiamo iniziato 30 anni fa da zero e abbiamo intenzione di continuare”. L’integrazione punterà subito all’efficientamento della struttura societaria del nuovo gruppo e non comporterà uscite traumatiche di personale, arrivando a creare un gruppo di circa 1.300 persone.
Un’operazione che quindi vuole rafforzare la struttura e il business esistente con attività complementari, con l’obiettivo, nella visione della Banca, di costruire l’operatore italiano leader nella specialty finance dedicato al supporto finanziario delle Pmi (dalla finanza iniziale fino al restructuring e ai non performing loans). E che si presenta in linea alle esigenze di Banca Ifis.
“Il nostro istituto – ha spiegato Bossi – ha sempre curato tre cose: la patrimonializzazione, la liquidità e la redditività”. Sul fronte del patrimonio Interbanca porterà in dote un miliardo di euro (Banca Ifis ha un patrimonio di 600 milioni) e si presenta con un Cet1 del 26% (Banca Ifis, già ai vertici del sistema, ha un Cet1 del 15%).
L’operazione è soggetta all’autorizzazione di Bankitalia e sarà completata nel quarto trimestre del 2016, diventando operativa da inizio 2017. “Non ci sarà alcun aumento di capitale”, ha precisato Bossi. La transazione prevede un prezzo concordato di 160 milioni (soggetto a meccanismo di adeguamento prezzo) e il rimborso integrale del debito di Ge Capital Interbanca nei confronti di Ge Capital, un debito interaziendale per il funding delle operazioni della controllata che nelle stime preliminari sarà di poco meno di 2 miliardi di euro a fine anno.
Un’operazione che richiederà quindi una liquidità di circa 2 miliardi a fronte di una liquidità del nuovo gruppo stimata in 3,1 miliardi (2,1 miliardi già disponibili oggi in Banca Ifis e altri 0,95 derivanti da attività di dismissioni sugli attivi di Interbanca).