Condividi

Banca Etruria, tribunale Firenze: “Consob sapeva tutto”

La Corte d’Appello di Firenze dà torto alla Consob di Vegas sul crack Etruria e annulla le sanzioni agli ex amministratori della banca per supposte carenze informative del prospetto legato all’aumeneto di capitale del 2013

Banca Etruria, tribunale Firenze: “Consob sapeva tutto”

La Corte di Appello di Firenze ha annullato le sanzioni inflitte lo scorso anno dalla Consob a ex sindaci ed amministratori di Banca Etruria per le supposte mancanze informative contenute nel prospetto informativo dell’aumento di capitale eseguito nel 2013 per rafforzare il patrimonio della banca aretina. A differenza di quanto sostenuto dall’authority di vigilanza, quando quest’ultima autorizzò la pubblicazione del prospetto informativo sull’aumento di capitale era pienamente consapevole dello stato di difficoltà in cui versava la banca. E, senz’altro, il quadro informativo divenne del tutto completo all’inizio del 2014 – è scritto nella sentenza della corte d’appello fiorentina presieduta dal giudice Edoardo Monti e di cui è stato relatore il magistrato Domenico Paparo – quando la commissione acquisì i documenti delle ispezioni compiute nei mesi precedenti dalla Banca d’Italia. Soltanto dopo molto tempo, nel 2016, quando erano abbondantemente trascorsi i 180 giorni previsti dall’ordinamento per avviare un iter sanzionatorio, la Consob – all’epoca presieduta da Giuseppe Vegas – si decise ad agire avviando un procedimento che si concluse con la delibera sanzionatoria.

Il procedimento sanzionatorio, di cui si è molto discusso anche a fine 2017 nell’ambito della commissione parlamentare sulle crisi bancarie, era stato avviato dalla commissione di vigilanza che sosteneva di essere stata informata soltanto nel 2016 di tre documenti provenienti dalla Banca d’Italia. Due di questi però, quelli più importanti – è stata la tesi difensiva esposta dall’avvocato Renzo Ristuccia e sostanzialmente fatta propria dai magistrati – erano perfettamente a conoscenza dell’autorità fin dalla fine del 2013. Quanto al terzo, relativo ad una nota della Banca d’Italia del 24 luglio 2012, era espressione di un “confronto interlocutorio” tra la stessa vigilanza bancaria e l’istituto aretino successivamente superato dagli eventi. Di “ben altro spessore e rilievo” erano gli altri due documenti, di cui la Consob ebbe notizia direttamente da via Nazionale che, in ossequio al protocollo d’intesa tra le due autorità, dava conto dell’esito “in prevalenza sfavorevole” dell’ispezione condotta nei mesi precedenti.

In sostanza – hanno osservato i magistrati – “essendo Consob venuta a sapere dalla Banca d’Italia il 6.12.2013 che Banca Etruria era sull’orlo del commissariamento a meno che non si fondesse con una banca più grande delle due l’una: o si riteneva (o quantomeno si sospettava) che il prospetto pubblicato pochi mesi prima non avesse dato contezza di ciò e quindi sarebbe stato falso e fuorviante (come in effetti la Consob è venuta a contestare nell’ottobre del 2016) ma allora Consob doveva cominciar subito l’indagine; oppure si accertava che il prospetto aveva rappresentato correttamente al pubblico degli investitori la situazione economica della banca emittente, ma allora non si poteva irrogare alcuna sanzione”.

Commenta