Ieri, durante la presentazione del rapporto sull’economia della Campania presso la sede della Banca d’Italia, l’intervento del Vice Direttore Generale della banca Fabio Panetta ha permesso un’approfondita riflessione sull’economia meridionale.
“La Banca d’Italia ha sempre ritenuto il Mezzogiorno cruciale per lo sviluppo economico e sociale del Paese. È un’area che rappresenta un terzo della popolazione e un quarto del prodotto interno, che nella sua storia fornito all’Italia insostituibili risorse intellettuali.”
Le analisi continue ed approfondite degli economisti della Banca d’Italia, volte a sostenere le politiche nel Mezzogiorno, permettono un’ampia visuale su diversi aspetti dell’economia del Sud. Il prodotto è aumentato del 3,5 per cento, con un buon andamento di tutte le componenti, in particolare degli investimenti che ammontano al 10,9 per cento in termini reali e mostrano che l’intento degli imprenditori meridionali è quello di puntare al futuro.
Sui mercati internazionali sta aumentando la capacità di competere, anche se il peso dell’export rimane strutturalmente basso. Il turismo mantiene il suo trend positivo in atto dal 2008. I settori industriali in crescita sono principalmente quello alimentare e quello dell’abbigliamento, ma anche l’aerospaziale, quello elettronico e della misurazione hanno registrato risultati positivi, in particolare a Napoli e a Bari.
L’occupazione è aumentata del 4,5 per cento tra il 2015 e il 2017, valore che è pari ad una volta e mezzo quello registrato nel Centro Nord. La crescita è stata trainata dai dipendenti a termine, mentre i i lavoratori a tempo indeterminato sono rimasti stabili. La creazione di posti di lavoro è diffusa tra i settori.
Per quanto riguarda il settore bancario, benché negli ultimi tre anni si sia verificata una crescita dei crediti e una riduzione degli interessi, il costo del credito resta comunque superiore nel Mezzogiorno. “I divari territoriali nell’accesso al credito e nel costo dei prestiti riflettono gli squilibri geografici che caratterizzano l’economia reale e la fragilità del costo meridionale”
L‘azione pubblica continua ad essere poco efficace: le indagini segnalano il peggioramento della frequenza e della puntualità dei servizi di mobilità locale e l’inadeguatezza dei raccordi urbani ed extraurbani. Importanti carenze si riscontrano anche nella distribuzione di energia elettrica e nella disponibilità di risorse idriche. Per assicurare una prospettiva di crescita credibile, che possa riavvicinare l’attività produttiva e occupazionale del Sud a quella dell’intero paese, bisogna lavorare su servizi pubblici e infrastrutture.
Il Mezzogiorno ha sofferto la crisi più del resto del Paese. Oggi mostra segni di ripresa, ma a rilento e continua ad impoverirsi per la perdita delle sue risorse più giovani e preparate. ” Il quadro non è favorevole, ma condurre il Mezzogiorno su un sentiero di crescita sostenuta rappresenta un obiettivo irrinunciabile. In primo luogo per ragioni di solidarietà ed equità, ma non solo. Stimolare lo sviluppo dell’economia meridionale è interesse dell’intero Paese. Le regioni meridionali e quelle del Centro Nord sono legate da una fitta rete di rapporti commerciali, produttivi e finanziari.”