Il governatore della Banca d’Italia non vede particolari ostacoli alle operazioni di concentrazione che si stanno verificando in questo periodo nel sistema finanziario italiano e rimanda il loro successo alle dinamiche di mercato e alle scelte degli azionisti. Nel suo intervento al 31° Congresso ASSIOM FOREX, Fabio Panetta, pone l’accento sui tassi della zona euro che continuano a gravare sull’attività produttiva e sui consumi: il concetto di tasso neutrale, dice, non offre elementi sufficieneti per calibare il ritmo della normalizzazine monetaria e occorre portare i tassi intorno al 2% dalla metà del 2025. Per l’Italia vede una ripresa nel 2025 e auspica una revisione al rialzo del rating fermo da 15 anni.
Le concentrazioni vanno giudicate dal mercato e dagli azionisti
Le operazioni di concentrazione che stanno interessando il sistema finanziario italiano vanno inquadrate in una prospettiva di integrazione e consolidamento del mercato europeo nel quale le banche italiane si trovamo con attivi molto più contenuti rispetto a quelle degli altri paesi e “le operazioni annunciate ridurrebbero il divario dimensionale tra i principali intermediari italiani e i concorrenti europei” dice Panetta, che osserva: “Il valore medio dell’attivo delle prime cinque banche è quattro volte inferiore rispetto a quello delle banche francesi e una volta e mezza più basso di quello degli intermediari spagnoli e tedeschi”. Del resto queste operazioni sono favorite dall’abbondanza di capitale in eccesso nel settore bancario, mentre la prospettiva di un restringimento dei margini sull’attività di prestito, legata alla diminuzione dei tassi di interesse, spinge gli intermediari a ricercare economie di scala o sinergie produttive.
La Vigilanza verifica ovviamente la conformità alle normative italiane ed europee, valuta la capacità di ciascuna operazione di dar vita a intermediari solidi, efficienti e capaci di operare secondo principi di sana e prudente gestione al servizio dell’economia reale e senza compromettere la stabilità finanziaria. Ma poi “l’esito delle operazioni è affidato alle dinamiche di mercato e alle scelte degli azionisti” dice il governatore.
I tassi nella zona euro continuano a strangolare l’economia
Non pare soddisfatto il Governatore di come sta agendo la politica monetaria sull’economia della zona euro. La Bce dallo scorso giugno ha iniziato a ridurre i tassi, per 5 volte finora, portando quello di riferimento al 2,75%. “Tuttavia il percorso di normalizzazione della politica monetaria non è concluso” osserva Panetta. “Il tasso di riferimento rimane superiore alle stime del tasso neutrale, ossia il livello compatibile con l’assenza di pressioni inflazionistiche e con la crescita potenziale dell’economia. Di conseguenza, la politica monetaria continua a esercitare una pressione al ribasso sull’attività produttiva e sulla dinamica dei prezzi al consumo, un effetto sempre meno necessario in un contesto in cui l’inflazione è vicina all’obiettivo e la domanda interna resta debole.
Da qui in avanti, peraltro, il concetto di tasso neutrale perderà progressivamente rilevanza, dice Panetta perchè le stime del suo valore “sono altamente imprecise, e forniscono solo un’indicazione approssimativa sull’orientamento della politica monetaria”, diventando sempre meno utili a mano a mano che i tassi ufficiali si avvicinano al livello stimato del tasso neutrale. Le decisioni di politica monetaria devono invece sempre basarsi su una valutazione complessiva delle prospettive dell’economia reale e dell’inflazione. Secondo le proiezioni pubblicate dall’Eurosistema a dicembre, l’obiettivo di inflazione verrebbe raggiunto portando i tassi “intorno al 2” dalla metà del 2025. “In base a tale scenario, un allentamento monetario meno deciso potrebbe comportare un’inflazione troppo bassa nel medio periodo” dice il governatore precisando che “il principale rischio al ribasso per l’inflazione è la debolezza dell’attività economica”. A questo si aggiungono i rischi derivanti dall’aumento dei rendimenti a lungo termine. “In questa fase, un’eccessiva attenzione ai dati di volta in volta disponibili rischia di generare incertezza e volatilità nei mercati, riducendo l’efficacia della politica monetaria” dice il governatore.
L’effetto dei dazi di Trump sarà contenuto, se non addirittura leggermente negativo
Invece non si vedono pressioni inflattive nè dal mercato del lavoro e nemmeno dai dazi di Trump. I dazi potrebbero generare pressioni al rialzo legate a un deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro e a eventuali misure di ritorsione da parte della UE. Tuttavia, questi effetti verrebbero compensati da un rallentamento dell’economia globale e dal dirottamento verso i mercati europei delle merci cinesi colpite da dazi elevati. Secondo nostre stime, l’effetto netto dei dazi sull’inflazione sarebbe perciò contenuto, se non leggermente negativo. Semmai i rischi più insidiosi per l’inflazione provengono dai mercati energetici, che stanno registrando una forte volatilità e un aumento dei prezzi, in particolare del gas.
L’Italia non è più quella di 15 anni fa: il rating potrebbe migliorare
“L’Italia ha dimostrato di saper reagire alle crisi, e non può accontentarsi di una crescita modesta” dice il Governatore. E’ vero che la crescita economica italiana si è affievolita negli ultimi trimestri, anche a causa del contesto internazionale e in particolare della debolezza della Germania e della stretta monetaria. Il principale motore della crescita sono stati i consumi delle famiglie, sostenuti dalla forza del mercato del lavoro e dal graduale, seppur ancora parziale, recupero dei salari reali. Nel complesso del 2024 il PIL è aumentato dello 0,5 per cento – di circa 2 decimi in più senza la correzione per il maggior numero di giornate lavorative – ma la crescita si è arrestata nel secondo semestre. Tuttavia “secondo le nostre previsioni, nei prossimi mesi il prodotto tornerà a espandersi”. È essenziale moltiplicare gli sforzi per completare gli investimenti del Pnrr e le riforme ad esso collegate, intervenendo tempestivamente in caso di ritardi.
Non solo. E’ essenziale attuare il Piano strutturale di bilancio a medio termine elaborato dal Governo e approvato a gennaio dal Consiglio della UE. La gestione prudente dei conti pubblici sta già dando frutti, con una riduzione del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e tedeschi. Proseguire su questa strada può favorire un miglioramento dei rating del debito sovrano, ancora sui bassi livelli di quindici anni fa, quando i titoli italiani furono declassati a seguito della crisi finanziaria e della crisi del debito nell’area dell’euro. “Da allora l’economia italiana ha registrato progressi in termini di stabilità finanziaria: la posizione patrimoniale netta sull’estero ha superato il 12 per cento del PIL, con un miglioramento di oltre 35 punti percentuali rispetto al 2013” osserva il Governatore.
Occorrerà che le banche sostengano le Pmi meritevoli
In Italia la dinamica del credito resta negativa, sebbene emergano segnali di ripresa. Il fabbisogno finanziario delle imprese rimane contenuto per via della buona redditività e della debolezza degli investimenti, mentre sono in calo le difficoltà di accesso al credito. Le banche per altro, “dispongono di una solida dotazione patrimoniale, in grado di assorbire eventuali aumenti della domanda di finanziamento” che potrebbe arrivare soprattutto dalle imprese di piccole dimensioni: “sarà essenziale che le banche assicurino l’accesso al credito alle aziende meritevoli” dice Panetta.
Occhi al rischio di deflussi repentini di fondi e ai certificates
L’attenzione del Governatore si pone anche sulla tecnologia e le nuove modalità di accesso ai servizi bancari che consentono di trasferire rapidamente i propri risparmi, anche fuori dell’orario lavorativo e senza recarsi allo sportello. Questo progresso offre vantaggi alla clientela, ma aumenta il rischio di liquidità per gli intermediari, che in situazioni di tensione potrebbero dover fronteggiare deflussi ingenti e repentini di fondi. Un maggiore ricorso alla provvista a termine contribuisce a stabilizzare le fonti di finanziamento, rendendo la gestione della liquidità più sicura e prevedibile.
Vista la recente forte crescita dei cosiddetti certificates, anche grazie a benefici fiscali il Governatore sottolinea che essi da una parte possono migliorare il profilo di rischio-rendimento di portafogli diversificati, dall’altra risultano più adatti a risparmiatori con adeguate conoscenze finanziarie ed è “essenziale che le banche ne assicurino una distribuzione responsabile”.
Finanza digitale, croce e delizia dei mercati
Un accento particolare viene posto dal Governatore, come del resto ha fatto già ieri la vice presidente di Bankitalia Chiara Scotti, sulla finanza digitale che sta modificando il rapporto fiduciario tra banche e risparmiatori. Da una parte la digitalizzazione consente agli intermediari di migliorare l’efficienza e la gestione dei rischi, garantendo al contempo risparmi di tempo e di costi per i clienti. Dall’altra la crescente connessione tra soggetti vigilati e non vigilati e la complessità dei processi aumentano i rischi per la continuità operativa e per la tutela dei risparmiatori. I rischi informatici, a cui la Ue ha rispsto con il regolamento sulla resilienza operativa digitale del settore finanziario (DORA), che rafforza la sorveglianza, sono aggravati dalla concentrazione di alcuni servizi nelle mani di pochi operatori globali.
Le valute digitali e le diverse regole tra Europa e Usa
La diffusione delle criptoattività richiede attenzione da parte delle autorità, anche per il loro esteso utilizzo a fini illeciti, dice Panetta. La situazione sta evolvendo in modo diverso nei vari paesi, sollevando questioni complesse. In Europa la revisione del regolamento sui requisiti di capitale ha introdotto un regime transitorio per la detenzione di criptoattività da parte delle banche, che riflette lo spirito dello standard definito dal Comitato di Basilea. Inoltre, con il regolamento sui mercati delle criptoattività (MiCAR), il legislatore europeo ha scoraggiato lo sviluppo di criptoattività speculative, privilegiando la tutela dei detentori. “Insieme alla Consob, abbiamo avviato contatti con gli operatori interessati a offrire servizi sulle criptoattività. Il compito della Banca d’Italia è garantire che tali soggetti dispongano di presidi adeguati per gestire i rischi strategici, operativi e finanziari, nonché quelli legati al riciclaggio e all’elusione delle sanzioni internazionali” dice il Governatore.
La nuova amministrazione Trump è orientata a sostenere la diffusione delle criptoattività. Le divergenze normative tra Stati Uniti ed Europa andranno attentamente valutate, perchè alcuni operatori potrebbero sfruttare le differenze regolamentari per adottare pratiche opache o altamente rischiose, con possibili conseguenze sui risparmiatori e sull’integrità del sistema finanziario.