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Banca d’Italia: Lombardia, cala il Pil ma riparte la produzione industriale

FIRSTonline

Cala, ma di meno rispetto alla media nazionale, anche l’economia della Lombardia, che però vede la produzione industriale migliorare gradualmente. La regione da sempre traino del Pil italiano, nell’analisi della Banca d’Italia presentata oggi a Milano, ha visto nel 2013 la sua attività economica contrarsi ulteriormente: il Pil regionale, stimato da Prometeia, è diminuito dell’1,3%. Il calo cumulato tra il 2008 e il 2013 è stato superiore al 5 per cento, comunque meno accentuato rispetto all’Italia. Nel corso del 2013 l’andamento della produzione industriale è andato prima stabilizzandosi, per poi migliorare gradatamente. Le esportazioni di beni sono rimaste stazionarie nella media dell’anno, mentre sono aumentate quelle di servizi alle imprese. Nelle costruzioni il valore aggiunto è calato del 4,7 per cento; nei servizi ha ristagnato, risentendo della debolezza della domanda interna.

Gli indicatori congiunturali relativi all’industria evidenziano che il recupero graduale dell’attività, manifestatosi nel corso del 2013, continuerebbe a ritmo moderato nel primo trimestre del 2014 e comincerebbe a interessare anche gli ordini interni. Secondo le nostre indagini presso le aziende industriali della regione, la spesa per investimenti, ancora diminuita nel 2013, aumenterebbe nelle previsioni delle imprese per il 2014.

Nel 9° Censimento dell’industria e dei servizi la regione ha confermato la propria specializzazione nella manifattura a contenuto tecnologico medio-alto, pur essendo proseguita la ricomposizione settoriale degli addetti a favore dei servizi; rispetto alle regioni europee a essa più simili, la Lombardia è caratterizzata da una minore dimensione d’impresa. La regione costituisce un polo di localizzazione per le imprese attive nel campo delle biotecnologie ed è prima in Italia per domande di brevetto internazionale biotech.

Il numero di persone occupate è leggermente aumentato per il contributo delle attività terziarie. Tuttavia l’aumento dell’offerta di lavoro ha spinto il tasso di disoccupazione al massimo storico dell’8,7 per cento nell’ultimo trimestre del 2013. Le condizioni sul mercato del lavoro restano difficili soprattutto per i più giovani. Negli anni della crisi sono lievemente diminuite le nuove iscrizioni all’università, con una ricomposizione a favore delle discipline scientifiche. La Lombardia si conferma polo di attrazione per gli studenti residenti fuori regione anche per il profilo elevato dei propri atenei, che spiccano, nel confronto nazionale, sia per la qualità della ricerca, sia per le attività di valorizzazione e impiego della conoscenza.

La debolezza dell’economia e le incertezze nei tempi della ripresa hanno condizionato l’andamento degli aggregati creditizi nella regione. Nel 2013 i finanziamenti alle imprese hanno subito pesanti riduzioni in tutti i comparti di attività. Sull’andamento hanno influito negativamente da un lato l’atteggiamento cauto seguito dalle banche nelle proprie politiche di impiego, dall’altro l’ulteriore riduzione della domanda finalizzata a investimenti produttivi. Sono scesi, seppure di poco, anche i prestiti indirizzati alle famiglie lombarde, risentendo della diminuzione delle compravendite immobiliari e della flessione dei consumi di beni durevoli; ha continuato a crescere, in misura modesta, il risparmio finanziario delle famiglie detenuto presso le banche sotto forma di depositi e valori mobiliari.

Prime indicazioni di allentamento nelle condizioni di accesso al credito iniziano a emergere dalle informazioni più recenti raccolte nelle indagini effettuate presso gli intermediari e presso le imprese della regione. Tali segnali stentano tuttavia a tradursi in un’inversione della tendenza dei finanziamenti all’economia, che risultano ancora in diminuzione anche nei primi mesi del 2014.

Si è registrato nel corso dell’anno passato un ulteriore deterioramento della qualità del credito delle imprese, per le quali le nuove situazioni di insolvenza hanno raggiunto livelli particolarmente elevati, anche nel confronto storico. È ulteriormente cresciuto il numero delle procedure fallimentari e dei concordati preventivi e si sono fatte più numerose le uscite dal mercato per liquidazione volontaria. La qualità del credito alle famiglie è rimasta invece sostanzialmente stabile.

Le imprese, specie quelle di maggiori dimensioni, hanno diversificato le fonti di fi-nanziamento, facendo maggiore ricorso all’emissione di obbligazioni sui mercati. Gli interventi di private equity e venture capital si sono fatti più frequenti l’anno passato, ma gli importi complessivi sono rimasti estremamente limitati, in particolare nei confronti di aziende nelle prime fasi di sviluppo (early stage). Nel confronto internazionale, le imprese della regione appaiono sottocapitalizzate e con una redditività operativa inferiore. Alla maggiore incidenza degli oneri finanziari si associa una profittabilità più contenuta rispetto alle aziende localizzate nelle aree d’Europa più simili alla Lombardia per struttura economica, con differenze che si sono acuite negli anni di crisi.

Il settore finanziario lombardo si caratterizza per il notevole livello di sviluppo anche nel confronto europeo. La marcata concentrazione dell’industria finanziaria nel capoluogo regionale si accompagna a un’elevata capillarità dell’offerta dei servizi bancari su tutto il territorio, tramite una fitta rete di sportelli e l’ampia diffusione dei servizi di contatto telematico tra intermediari e clienti.

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