Il portafoglio finanziario della Banca d’Italia diventa di anno in anno più sostenibile. È quanto emerge dalla seconda edizione del “Rapporto annuale sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici” pubblicato oggi da Via Nazionale, secondo cui “l’evoluzione degli indicatori conferma i risultati positivi degli ultimi anni”. Il report descrive la struttura di governo, la strategia e il processo con cui la Banca d’Italia gestisce i propri investimenti, e in particolare come tiene conto dei rischi di sostenibilità e climatici.
I 3 portafogli della Banca d’Italia
Il documento analizza tre diversi tipi di portafogli. Il primo è il portafoglio finanziario, quello di dimensioni maggiori, il cui valore alla fine del 2022 ammontava a 133,7 miliardi di euro e la cui composizione è caratterizza in prevalenza (per l’86%) da titoli di Stato, gran parte dei quali italiani. Il secondo è il portafoglio delle riserve valutarie che alla fine dello scorso anno valevano 44,2 miliardi di euro (escluse le attività nette verso l’FMI) e comprendevano dollari statunitensi (74%), yen, sterline, dollari canadesi e australiani, renminbi e won sudcoreani. Infine c’è Fondo pensione complementare dei dipendenti della Banca d’Italia assunti dal 28 aprile 1993, che gestisce montanti previdenziali per un valore complessivo di 700 milioni di euro investiti in diverse attività.
In totale, alla fine del 2022 questi portafogli avevano un valore complessivo di 169 miliardi di euro.
Sostenibilità: come investe la Banca d’Italia?
La strategia di investimento della Banca d’Italia persegue 2 obiettivi: “migliorare il profilo di rischio e di rendimento dei portafogli e contribuire alla tutela dell’ambiente, con una particolare attenzione al contrasto ai cambiamenti climatici”. Per raggiungerli vengono messe in campo tre diverse linee d’azione: l’integrazione della neutralità climatica e dei criteri ESG nella gestione degli investimenti e dei rischi; la promozione della trasparenza sui profili di sostenibilità; e la pubblicazione di risultati, guide e ricerche.
“Per i portafogli di azioni e obbligazioni societarie gestiti internamente, la strategia di investimento adottata dalla Banca d’Italia prevede l’esclusione degli emittenti in presenza di violazioni di norme e convenzioni internazionali in materia di lavoro, armi e tabacco”, spiega il report, sottolineando che, la strategia di via Nazionale punta a favorire, all’interno di ciascun settore, le imprese con le migliori prassi ESG e quelle più impegnate nella transizione climatica. Viene poi posta particolare attenzione agli indicatori prospettici, in particolare all’ambizione e alla credibilità degli impegni di decarbonizzazione, piuttosto che al livello delle emissioni. “Questa strategia tende a produrre miglioramenti meno rapidi degli indicatori climatici dei portafogli rispetto a quelli che potrebbero essere ottenuti disinvestendo dalle imprese ad alte emissioni”, ma presenta “due vantaggi: evita di penalizzare le imprese dei settori responsabili di rilevanti emissioni di gas serra più impegnate nella decarbonizzazione delle proprie attività; rappresenta il modo corretto per mitigare il rischio di transizione del portafoglio”, sottolinea la Banca d’Italia.
Bankitalia: “Migliorano gli indicatori climatici degli investimenti”
Alla fine del 2022 gli indicatori climatici degli investimenti in azioni e obbligazioni societarie della Banca d’Italia, relativi sia ai rischi climatici che ad altri rischi di sostenibilità, “risultano in miglioramento”, sottolinea la Banca d’Italia.
Per quanto riguarda il portafoglio finanziario, il maggiore per dimensione, “l’evoluzione degli indicatori conferma i risultati positivi degli ultimi anni”, continua via Nazionale. In termini percentuali, l’indicatore dell’intensità carbonica media ponderata (Waci) del portafoglio azionario diretto è inferore del 32% rispetto all’indice di mercato preso come riferimento ed è sceso del 36% rispetto alla fine del 2020, a fronte di una riduzione del 16% registrata dall’indice di riferimento. Parlando invece delle obbligazioni societarie, la riduzione nel biennio è stata pari a -16%, mentre il dato del 2022 è inferiore del 18% rispetto all’indice di riferimento. Il terzo fronte è quello dei titoli di Stato, con la quota di obbligazioni verdi nel portafoglio finanziario cresciuta in un anno dallo 0,7 al 2,8%. “Anche gli indicatori del portafoglio del Fondo pensione complementare evidenziano un miglioramento degli indicatori climatici per le azioni e le obbligazioni societarie”, conferma il report.
Un altro aspetto da tenere in considerazione riguarda il fatto che i miglioramenti sopra riportati “riflettono in parte analoghi andamenti nell’indice di riferimento” e “sono legati tra l’altro ai progressi delle imprese nei percorsi di decarbonizzazione, testimoniati dalla crescita delle aziende con impegni e obiettivi climatici validati, salite in termini di peso dal 43 per cento dell’indice del 2020 al 70 del 2022”.
Aumentano i green bond in portafoglio
Il rapporto evidenzia che nel 2022 il peso delle obbligazioni verdi tra gli investimenti in titoli di Stato e degli organismi sovranazionali è cresciuto. In particolare, nel portafoglio finanziario, i green bond costituiscono il 2,8% degli investimenti in titoli di Stato rispetto allo 0,03% del 2020, il 20,5 per cento degli investimenti in titoli di organizzazioni internazionali e agenzie (5,3 per cento nel 2020) e il 6,9% degli investimenti in obbligazioni societarie.