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Bambini in Ucraina, appello dei pediatri per salvarli: consumiamo meno energia e indeboliamo Putin

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Usiamo in maniera oculata l’energia in queste ore, perché nemmeno i bambini in Ucraina sono risparmiati dalla guerra. Si estende fino ai consumi di energia in casa e nei luoghi di lavoro l’appello dell’Associazione Culturale Pediatri e del Centro per la Salute del Bambino sull’invasione russa dell’Ucraina. Il tema centrale è che un uso più accorto del gas ridurrebbe il fabbisogno da coprire con le importazioni dalla Russia, indebolendo così l’economia di Mosca. Il premier Mario Draghi nella sua informativa al Parlamento ha sostenuto la necessità di aumentare il flusso dall’Azerbajan, prospettando in casi estremi livellamenti delle forniture alle industrie.

Le due organizzazioni no profit hanno aderito all’appello del Segretario generale delle Nazioni Unite, dell’ISSOP (International Society for Social Paediatrics) e dell’ECPCP (European Confederation of Primay Care Paediatricians) per un immediato cessate il fuoco. La guerra in Ucraina non riguarda ormai più soltanto i 500mila bambini della Regione del Donbass alle prese dal 2014 con un drammatico conflitto.

L’intervento di Putin dalla settimana scorsa è esteso a tutto il Paese e 7 milioni e mezzo di bambini, sono a rischio di traumi fisici ed emotivi. “I nostri pensieri – dice l’appello – vanno anche a tutti i civili non protetti e ai colleghi impegnati sul campo. Personale volontario che non ha altra scelta che restare, lavorare e prendersi cura dei piccoli pazienti e delle loro famiglie”.

Bambini in Ucraina: le convenzioni internazionali

Tutte le convenzioni internazionali vanno rispettate e applicate, come, peraltro, si sente nelle centinaia di manifestazioni di protesta. Nelle ore dei combattimenti nelle principali città bisogna ricordarsi degli obblighi internazionali di protezione dell’infanzia e consentire alle agenzie umanitarie di raggiungere in modo rapido e sicuro i bambini. Le notizie dei bombardamenti assieme a quelle della resistenza ucraina non stanno tutelando ospedali, scuole, asili e altre strutture sociali. Si combatte, gli scontri sono estesi, mentre gli organi informazione russi non danno notizie reali. I pediatri, invece, ripetono al mondo intero che le strutture per l’infanzia “non sono mai considerati obiettivi di guerra”.

Si spera evidentemente in un immediato cessate il fuoco, come hanno chiesto le reti internazionali ISSA (International Step to Step Association), ECD Task Force (Early Childhood Development task force), WAIMH (World Association for Infant Mental Health), e UNICEF. Usa e Europa insistono con le sanzioni e i profughi ucraini sono già 368 mila.

Ma, benché lontani dalle zone di guerra, i cittadini europei oltre alle marce e alle manifestazioni di piazza possono contribuire a una pacificazione con comportamenti senza eccessi. Le forniture di gas di Gazprom restano sullo sfondo e, pur non essendo direttamente collegate alla tutela dei bambini nel conflitto, assumono valore morale per milioni di europei.

“Ciascuno di noi è invitato a considerare i sacrifici e le rinunce che potranno essere necessari per rendere possibili le azioni della comunità internazionali – dice il documento-appello – a partire da un uso più oculato delle fonti di energia, cosa che comunque torna a nostro beneficio a lungo termine”. Il popolo aggredito si salva, insomma, penalizzando Putin con piccole, ma significative azioni domestiche o aziendali. Per quanto possibile.

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