Chi si aspettava che le elezioni amministrative disegnassero un ritratto dettagliato della situazione politica in Italia, in un momento di grande difficoltà per i partiti, avrà le sue risposte definitive lunedì 21 maggio, dopo le 18, quando in 120 comuni italiani si chiuderanno le urne dei ballottaggi.
Oggi scadevano i termini per l’apparentamento, il meccanismo elettorale che consente ai candidati sindaci di dichiarare il collegamento con ulteriori liste rispetto a quelle del primo turno. E mentre L’Udc si barcamena tra il sostegno a liste civiche e al centrosinistra (e in un unico caso, a Isernia, al centrodestra), il Movimento 5 stelle e la Lega hanno rifiutato integralmente di apparentarsi, preferendo puntare più che altro sulla costruzione di un’identità evidente fondata sulla propria diversità.
Ma, aldilà dei mancati apparentamenti, sarà interessante capire cosa sceglierà di fare la base, in alcune città molto ampie, di questi due movimenti, ovvero capire se grillini da una parte e leghisti dall’altra si asterrano o se, invece, preferiranno esprimere una propria preferenza, contravvenendo, per così dire, alle scelte dei vertici.
A decidere le elezioni saranno, molto probabilmente, le scelte di tutti coloro che al primo turno aveva votato un candidato rimasto escluso dal ballottaggio. I voti del Pdl, ad esempio, dovranno trovare una destinazione sia a Genova che a Palermo, dove il partito di Silvio Berlusconi è rimasto fuori dal ballottaggio.
A Genova la scelta più naturale appare l’appoggio ad Enrico Musso, che deve tentare una disperata rincorsa a Marco Doria, mentre rimane l’incertezza su dove finirà il 13% del grillino Putti, mentre a Palermo la sfida è tutta interna alla sinistra, tra il candidato dell’Italia dei Valori, e grande favorito, Leoluca Orlando, che ha ottenuto anche l’appoggio dell’Udc, e Fabrizio Ferrandelli, uscito vincitore dalle primarie del Pd, ma, come troppo spesso accade, sgradito alla base degli elettori.
A L’Aquila, d’altro canto, ampi settori del Pdl locale hanno dichiarato il loro sostegno al centrista Giorgio De Matteis, contrapposto al candidato del centrosinistra, il sindaco uscente Massimo Cialente. E chissà cosa sceglierà l’elettorato pidiellino in quel di Parma, dove, a sfidare Bernazzoli del Pd, si presenta al ballottaggio Federico Pizzarotti, del Movimento 5 stelle.
Sarà importantissimo anche il dato dell’affluenza, per capire ciò che resta della capacità di attirare consensi Pd e Pdl, che si scontrano direttamente in 57 comuni.
Ed è sulla sfida tra i due Poli che si gioca la partita principale. Anche se al primo turno, per quanto riguarda i capoluoghi, la partita si è chiusa in sostanziale parità, il Pdl si presenta all’appuntamento con i ballottaggi in affanno e col fiato corto, abbandonato dall’ampia diserzione dei suoi elettori e di fronte al rischio concreto che la sconfitta possa tramutarsi in disfatta man mano che si va avanti.
Il Pdl, infatti, si presenta al ballottaggio solo in 8 dei 19 capoluoghi ancora da assegnare (e ha speranze concrete di vittoria solo in tre di essi), mentre il Pd è arrivato al secondo turno in 17 comuni ed era in vantaggio, al primo turno, in 13. Per quanto riguarda gli altri comuni, su 101 ballottaggi il centrosinistra è avanti in 82, e può nutrire la speranza fondata, di strappare alla destra alcune sue roccaforti al Nord, insinuandosi nelle spaccature tra Lega e Pdl.
Non rimane altro, adesso, che aspettare l’esito del voto. Solo a quel punto si avranno delle risposte organiche sulle relazioni tra i partiti e sulla loro capacità, di fronte ad una sfida diretta, non solo di mobilitare la loro base, ma anche e soprattutto di sommare gli elettorati. Il futuro della politica italiana passa da qui.