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Balfour – 2014, l’anno del ribaltamento: più rischi per le economie emergenti, meno per le mature

Nel 2013, cinque anni dopo l’inizio della crisi finanziaria, l’economia mondiale ha proseguito sulla strada di un lento miglioramento. Nel 2014 la crescita reale prenderà finalmente piede? Vi sono segnali che la disoccupazione nel mondo sviluppato possa ridursi sufficientemente e cessare di gravare sulle economie? Le banche centrali saranno in grado di normalizzare le proprie politiche monetarie oppure perdurerà la posizione accomodante?

“Vediamo vari segnali di miglioramento della congiuntura economica in diverse aree e regioni a livello internazionale – sottolinea Antonio Bottillo, Amministratore Delegato per l’Italia di Natixis Global AM. Permangono tuttavia alcuni elementi di incertezza che possono far pensare a un risveglio della volatilità sui mercati, come l’avvio del tapering da parte della Fed e le incertezze legate al debt ceiling. Tali considerazioni ci portano ancora una volta a sottolineare l’importanza di capire e gestire il rischio di un investimento, ancora prima del suo rendimento atteso. Soprattutto in una fase del mercato italiano caratterizzata da una ripresa dell’industria del risparmio gestito, riteniamo ci sia spazio per un approccio differente agli investimenti che sappia ragionare in termini di pianificazione finanziaria ed in un’ottica dilungo periodo”.

Alcuni esperti di Natixis Global Asset Management affrontano tali questioni e discutono le proprie view sul panorama economico per gli investitori nel 2014. James Balfour, Senior Macro Strategy Analyst Loomis, Sayles & Company Balfour prevede che nel 2014 la crescita economica globale aumenterà in modo contenuto dal 2,7% al 3,6%, e che tale accelerazione sarà concentrata in alcune delle maggiori economie avanzate. “Siamo particolarmente ottimisti in relazione alla sostenibilità della crescita degli Stati Uniti, laddove l’incidenza totale dell’intervento governativo sulla crescita economica andrà probabilmente a ridursi notevolmente all’inizio del 2014” ritiene Balfour.

Tale impulso, unitamente ad una ripresa del settore immobiliare, potrebbe spingere il tasso di crescita statunitense verso il 3% nel corso dell’anno. Balfour ritiene che anche la Gran Bretagna sia pronta nel 2014 per una simile ripresa della crescita. Tuttavia, sempre secondo Balfour, il più importante contributo alla crescita globale dovrebbe provenire dall’Europa nell’ambito del processo di uscita di una recessione in atto ormai da 18 mesi. “La combinazione tra tassi di interesse bassi, specialmente nei paesi europei periferici, e riduzione delle misure di austerità fiscale, quali tagli alla spesa pubblica e aumenti delle imposte, stanno supportando la ripresa europea” afferma Balfour.

Quindi cosa si aspetta Loomis Sayles dalla politica della Fed per il 2014? Balfour si aspetta che il FOMC (Federal Open Market Committee) risponda al rafforzamento dell’economica statunitense riducendo il programma di acquisto di asset, riduzione che potrebbe essere annunciata in occasione della riunione di marzo, se non prima. “Fintanto che l’economia accelererà, come prevediamo, toccando un tasso di crescita di circa il 3% in termini reali, non dovrebbe essere troppo difficile ridurre gli acquisti di asset entro la fine del 2014”, ha detto Balfour. Che ha anche sottolineato come la Fed abbia compiuto sforzi notevoli per tenere distinte le aspettative del mercato sull’inizio del tapering dalla data del previsto “decollo” dei tassi.

“Siamo convinti che stavolta l’operato della Fed avrà successo, il che significa che i tassi aumenteranno, ma non oltre 50 punti base in più rispetto all’attuale livello. Riteniamo che la Fed lascerà il tasso sui Fed funds vicino allo zero per tutto il 2014 e gran parte del 2015. Sicuramente la volatilità dei tassi di interesse è destinata a crescere con il passare del tempo, con il rafforzamento dell’economia e con il tentativo da parte del mercato di mettere alla prova la volontà della Fed di mantenere i tassi bassi. Ad ogni modo, pensiamo che saranno questi ultimi a prevalere” aggiunge Balfour. Se da un lato Balfour afferma che la maggior parte dei paesi beneficeranno dell’accelerazione della crescita globale nel corso del prossimo anno, dall’altro è evidente che i cicli della politica monetaria stanno seguendo binari molto diversi nel mondo.

L’aumento dei tassi statunitensi ha determinato un aumento dei tassi a livello globale, il che ha creato una pressione al ribasso sulla crescita globale e sull’inflazione e ha colpito alcuni paesi più duramente di altri. “Tra le economie avanzate, la zona Euro è quella che mostra maggiore reattività alla crescita globale dei tassi d’interesse, mentre i rischi di deflazione aumentano con il continuo ridursi dell’inflazione. La soluzione per la BCE è trovare nuove modalità per mantenere accomodante la propria politica monetaria nel 2014” aggiunge Balfour. Secondo Balfour, a parte una certa volatilità, la Banca del Giappone è rimasta piuttosto estranea al rialzo globale dei tassi, essendosi già impegnata ad acquistare asset fino alla fine del 2014.

Inoltre, il Giappone ha stanziato 50 miliardi di USD di stimoli fiscali per compensare l’impennata dell’IVA locale dal 5% all’8% prevista per aprile 2014. “Riteniamo che verso la fine del 2014 saranno messi in atto ulteriori sforzi in termini di politica monetaria accomodante in Giappone. L’acquisto di asset sarà probabilmente prorogato fino a quando l’inflazione avrà raggiunto l’attuale obiettivo del 2% e, se l’aumento dell’IVA creerà un effetto stagnante sull’economia, potremmo anche assistere ad un’ulteriore netta espansione sul piano monetario”.

Il Regno Unito sta seguendo a ruota gli Stati Uniti, con una crescita già in aumento sul finire del 2013, e la Banca di Inghilterra è pronta ad aumentare i tassi a fine 2015. È probabile che alcune delle economie sviluppate di più piccole dimensioni come la Nuova Zelanda e la Norvegia cominceranno ad alzare i tassi più avanti nel 2014. Quali sono i principali rischi macroeconomici per il 2014?Per la prima volta da diverso tempo, Loomis Sayles denota un “ribaltamento” a livello macroeconomico, ovvero rischi in calo per le economie sviluppate e in aumento per le economie emergenti.

“Riteniamo che le economie avanzate stiano attraversando una fase di lenta transizione verso una crescita modesta ma sincronizzata, i consumatori di questi paesi stanno riacquistando fiducia nella crescita futura e le imprese stanno reagendo muovendosi con più convinzione sulla strada di nuove assunzioni e investimenti” afferma Balfour. Inoltre, le prospettive favorevoli per i prezzi dell’energia dovrebbero contribuire a creare un contesto favorevole per una ripresa più sostenibile della crescita globale, a differenza del recente passato in cui l’aumento dei prezzi dell’energia ha rallentato il tasso di crescita potenziale. Detto questo, Loomis Sayles continua a tenere sotto controllo alcuni rischi macroeconomici, molti dei quali relativi alle economie sviluppate.

Fra questi, ad esempio, vi è l’aumento dei rendimenti in risposta all’avvio del tapering da parte della Fed, che potrebbe accompagnare una progressiva riduzione dell’utilizzo del leverage nei mercati finanziari. Oppure potremmo assistere ad un’altra resa dei conti in relazione al tetto del debito statunitense, ad un calo dei consumi in Giappone determinato dall’aumento dell’IVA, o a varie forme di scontento sociale nei mercati emergenti di fronte ai deludenti risultati dei propri paesi sul piano delle riforme. Per quanto riguarda temi più strutturali, l’Europa rimane in cima alla lista, ma Balfour sottolinea anche che molti paesi emergenti sono rimasti indietro per quanto riguarda il ciclo del credito, a seguito di un’ondata di aumento dell’indebitamento e minor redditività. “La Cina è uno dei tanti paesi appartenenti a questa categoria, sebbene si tratti di un caso particolare sotto tanti profili e il paese sia supportato particolarmente bene da piani di riforme economiche molto aggressivi ” sostiene Balfour. Il rischio per la Cina è che i tentativi di limitare l’erogazione del credito e le conseguenze negative a breve termine dalle riforme economiche possano portare ad un altro, inaspettato, calo della crescita. 

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