L’Italia difficilmente riuscirà a raggiungere gli obiettivi climatici europei al 2030 e a mettere a segno un futuro a zero emissioni entro il 2050 e corre il rischio – in caso di inazione – di subire danni ai propri asset industriali e infrastrutturali di circa 10 miliardi di euro l’anno a causa dei cambiamenti climatici. Questo quanto si legge, chiaro e tondo, nell’ultimo rapporto realizzato da Bain & Company Italia in occasione della seconda edizione dell’Esg Ceo Forum.
Bain: “L’Italia non raggiungerà gli obiettivi climatici”
Secondo il report, se il percorso verso la transizione continuerà a procedere agli attuali ritmi, sarà molto difficile che l’Italia raggiunga gli obiettivi climatici fissati per il 2030 e a raggiungere il traguardo dello zero emissioni entro il 2023. “Solo il 15% delle emissioni dichiarate dalle aziende italiane, infatti, è coperto da obiettivi di decarbonizzazione science-based in linea con l’Accordo di Parigi”, ha spiegato Roberto Prioreschi, Semea Regional Managing Partner di Bain & Company.
Dallo studio emerge che nel nostro Paese il 40% del territorio è esposto a elevati rischi fisici e, se non si metteranno in campo per contrastare il cambiamento climatico, si salirà al 50% del territorio nel 2030 e al 60% nel 2050. In queste condizioni, in Italia su 1.355 miliardi di euro di controvalore di asset industriali e infrastrutturali 913 miliardi sono esposti a vari livelli di rischio “fisico”.
Il risultato è presto detto: in uno scenario che sarà caratterizzato dall’aumento di eventi climatici estremi, senza interventi consistenti, da qui al 2050 si mettono a rischio ogni anno asset per un valore compreso tra 10 e 13 miliardi di euro, cui vanno aggiunti potenziali danni all’agricoltura tra 4,5 miliardi e 6,1 miliardi di euro.
Bain: “Italia hub particolarmente esposto ai rischi climatici”
“Nell’area mediterranea, l’Italia risulta un hub particolarmente vulnerabile ed esposto ai rischi legati al cambiamento climatico. La vulnerabilità del territorio potrà arrivare a generare danni annuali di oltre circa 10 miliardi di euro agli asset strategici entro il 2050. Se non adottiamo misure in modo proattivo e urgente, l’Italia potrebbe subire perdite e danni diffusi: si stima che, al 2050, quasi un terzo della popolazione del Paese vivrà in aree soggette a minacce significative, con una perdita prevista di 4,5 miliardi di euro di produttività agricola”, spiega Pierluigi Serlenga, Managing Partner Italia di Bain & Company.
Raggiungere gli obiettivi net zero è quindi una sfida complessa per il Paese, che potrà essere realizzata esclusivamente bilanciando il sostegno finanziario e normativo, sottolinea lo studio, aggiungendo che, affinché l’Italia abbia maggiori possibilità di farcela, è necessaria una cooperazione tra pubblico e privato.
“Abbiamo intervistato i vertici di 15 delle principali aziende italiane attive in diversi settori cruciali per lo sviluppo del Paese – A2A, Autostrade per l’Italia, Edison, Enel, ERG, Hera, Iren, Iveco, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Mundys, Saipem, Snam, Tenaris, Terna, WeBuild – e identificato insieme a loro una serie di azioni prioritarie per poter fronte a questa sfida. I settori pubblico e privato, infatti, devono riconoscere la gravità della situazione e iniziare collettivamente a intraprendere un percorso di cambiamento”, ha specificato Prioreschi.
In particolare, per il settore pubblico, ciò significa accelerare l’implementazione di programmi e iniziative nazionali per il clima, investire in infrastrutture sostenibili e integrare i criteri di sostenibilità nei processi di appalto, mentre per quello privato si tratta di aumentare il monitoraggio e la divulgazione delle emissioni, definire target di riduzione science-based, ed incorporare le ambizioni in termini di net zero nella pianificazione aziendale, sfruttando la sostenibilità come vantaggio competitivo.
I top manager intervistati da Bain non credono che si raggiungeranno i target di zero emissioni al 2050, ritengono sarà più probabile che ci arriverà nel 2057 e comunque per arrivare alla decarbonizzazione come previsto servirebbe un aumento degli investimenti previsti tra il 2030 e il 2050 di 2,5 volte.
“Accelerando sulla decarbonizzazione, le aziende non riducono soltanto le proprie emissioni: attraggono investimenti, accedono a nuovi mercati e trattengono i propri talenti. Interventi tempestivi e strategici sono necessari per mantenere gli impegni presi a livello europeo e salvaguardare il futuro dell’Italia”, ha concluso Serlenga.