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Babele vaccini e l’Italia cambia piano: dal 2022 solo Pfizer e Moderna

Imagoeconomica

Non è un problema tanto italiano quanto internazionale, ma c’e ancora molta incertezza sui vaccini, in particolare su quelli di AstraZeneca e Johnson&Johnson, entrambi finiti nel mirino delle autorità regolatorie americane ed europee. Se per il siero anglo-svedese si è ritenuto precauzionalmente di somministrarlo solo ai cittadini over 60 (al netto dei richiami a chi ha meno di 60 anni e che ha già ricevuto la prima, dose e che salvo sintomi specifici riceverà la seconda), cioè quelli da vaccinare più urgentemente, incontro allo stesso destino sembra andare quello statunitense, che ha le stesse caratteristiche farmacologiche. La scelta non dovrebbe preoccupare perché i vaccini sono vari e al momento tutti sono sicuri ed efficaci per proteggere la fascia di popolazione più vulnerabile, ma il problema sarà il dopo: milioni di persone, in Italia e nel mondo, dovranno comunque essere vaccinate. Con quali vaccini e con quali tempistiche?

Nello scenario si stanno rincorrendo diverse notizie. La prima è che la Danimarca, primo Paese europeo a bloccare precauzionalmente la somministrazione del vaccino AstraZeneca un mese fa, ha ora deciso di sospenderlo in via definitiva, a causa dei possibili (ma rarissimi) legami con i casi di trombosi. La decisione ritarderà il programma vaccinale nel paese di alcuni settimane (era previsto chiudersi tra luglio e agosto), anche perché Copenaghen ha messo in pausa sempre per rischi di trombosi anche il vaccino Johnson&Johnson. Cosa accade negli altri Paesi? In Italia il Governo ha cambiato il piano: non saranno rinnovati i contratti ai farmaci a vettore virale (quindi AstraZeneca, J&J, ma anche Sputnik e l’italiana ReiThera, validi per gli over 60) e dal 2022 si useranno solo Pfizer e Moderna. Il problema è però che vaccini come quello monodose di Johnson&Johnson, di cui l’Italia aspetta 7,3 milioni di dosi entro giugno, dovevano servire proprio per la seconda fase della campagna, quella destinata agli under 60 e in particolare alla fascia 55-60 anni.

Proprio per questo la stessa Commissione europea accelera su Pfizer. Ursula Von der Leyen ha annunciato un accordo per un nuovo approvvigionamento di vaccini, con 50 milioni di dosi aggiuntive consegnate nel secondo trimestre, a partire da aprile. Saranno distribuite sulla base della popolazione dei vari Paesi membri. La Germania da parte sua impone una ulteriore stretta su AstraZeneca: mentre in Italia – per ora – i richiami agli under 60 (ad esempio buona parte del corpo docente, che è stato vaccinato proprio con il farmaco anglo-svedese) sono salvi, Berlino raccomanda di somministrare agli under 60 che hanno già fatto la prima dose di AstraZeneca (cioè ben 2,2 milioni di persone) un altro vaccino per il richiamo. Più permissivo invece l’atteggiamento della Francia, che per velocizzare con le dosi già disponibili ha deciso di somministrare AstraZeneca anche agli over 55.

A favore dei vaccini Pfizer e Moderna c’è un altro dato emerso in queste ore: riuscirebbero a proteggere contro il Covid-19 per almeno nove mesi, secondo quanto ha detto il direttore delle ricerche delle analisi biologiche della Food and drug administration (Fda), Peter Marks.

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