È un buon numero quello delle aziende che hanno diritto alle agevolazioni del Fondo Innovazione 2023 per contenere costi energetici, acquistare nuovi macchinari o impiegare robot. Sono tutte PMI che hanno partecipato al bando di un decreto dell’agosto scorso con un plafond di 75 milioni di euro. È l’agricoltura 4.0 che al momento può contare su 69 milioni di euro già accordati. Istruite 1106 domande, su 1800 convalidate.
Il Fondo innovazione, agevola investimenti per incrementare la produttività delle aziende agricole, della pesca e dell’acquacoltura. Le risorse assegnate riguardano il 2023 ma l’Ismea fa sapere che sta lavorando già a quelle per il 2024. Nella nuova tornata potranno farsi avanti tutte le aziende che non hanno partecipato nel 2023. L’agricoltura diffusa italiana ha bisogno di compiere un salto di qualità che aumenti il già buon livello di export e favorisca anche un cambio generazionale. Una visione più sostenibile e meno dispendiosa in termini di risorse e di costi può attrarre i giovani.
Chi e come può partecipare ai fondi
Al Fondo possono essere ammesse le PMI agricole, ittiche e agro-meccaniche, attive da almeno due anni. Devono, però, mostrare l’impegno a investire tra 70 mila e 500 mila euro. ” L’intensità del contributo varia a seconda del settore di operatività spiega lsmea- dell’impresa e dell’ammontare dell’investimento”. La dotazione finanziaria del Fondo fino al 2025 ammonta a 225 milioni di euro; 10 sono riservati alle zone colpite dalle alluvioni di maggio 2023. Gli investimenti da fare come requisito non sono contenuti.
Le imprese che avranno ottenuto i contributi dovranno dimostrare l‘effettivo acquisto dei macchinari di entro dicembre 2024. La parte finanziaria può essere assistita dall’Ismea stesso che offre garanzie fino all’80% del valore nominale dell’eventuale finanziamento bancario. Al Fondo bisogna aggiungere anche i 6,58 miliardi del Pnrr che entro i prossimi due anni devono essere spesi. I progetti non mancano e le filiere interessate a crescere sono pronte. In sostanza sono i 300 progetti inseriti nella versione Pnrr di Mario Draghi. Il governo li ha fatti suoi. Ora che la burocrazia non ci metta lo zampino.