Edward Burtynsky, grande interprete della fotografia internazionale, da sempre documenta gli effetti del nostro progresso sul pianeta. Attraverso ricerche approfondite e lunghi viaggi ha scoperto e raccontato realtà solo in apparenza lontane ma strettamente collegate al futuro del genere umano.
Le risorse naturali sono al centro del suo lavoro e dopo le affascinanti immagini delle cave e la magnifica serie dedicata al petrolio, negli ultimi anni si è rivolto allo studio della primaria fonte di vita sulla terra.
La mostra Edward Burtynsky. Acqua Shock è promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo della Ragione, Civita, Contrasto e GAmm Giunti in collaborazione con Admira e curata da Enrica Viganò.
Acqua shock raccoglie in sette capitoli GULF OF MEXICO, DISTRESSED, CONTROL, AGRICOLTURE, AQUACULTURE, WATERFRONT, SOURCE l’analisi di tutti gli aspetti connessi all’origine e all’utilizzo dell’acqua: dal delta dei fiumi ai pozzi a gradini, dalle colture acquatiche alle irrigazioni a pivot centrale, dai paesaggi disidratati alle sorgenti indispensabili.
Il 4 settembre si apre a Monza, nella doppia sede dell’Arengario e della Casa degli Umiliati, La grafica del sogno: in mostra nella loro interezza, fino al 6 gennaio, le tre più importanti serie di incisioni realizzate da Marc Chagall. Con circa trecento acqueforti ispirate a Le anime morte di Gogol’, alle Favole di La Fontaine e alla Bibbia. Dal 18 settembre al 22 novembre lo Spazio Mostre della Fondazione di Piacenza e Vigevano ospita invece a Piacenza I futurismi di un giocoliere, la più grande retrospettiva dedicata, dal 1980 ad oggi, al leggendario Barbieri Oswaldo Terribile: BOT, protagonista eclettico della seconda stagione del Futurismo, straordinario sperimentatore capace di lavorare tra i primissimi – al pari di Depero – sul doppio binario dell’arte visuale e del graphic design. Una figura eccentrica e fuori dal coro, omaggiata dalla sua città con una mostra che ne mette in luce l’intero percorso creativo: indugiando per la prima volta in modo così puntuale anche sulla sua fascinazione nei confronti dell’arte africana.
Dal 18 settembre 2015 al 31 gennaio 2016, nel nuovo spazio recuperato delle Ex Manifatture Tabacchi di Modena, si terrà Il manichino della storia: l’arte dopo le costruzioni della critica e della cultura, una mostra, curata da Richard Milazzo, prodotta dal Comune di Modena, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con Apt Servizi Regione Emilia-Romagna, con il sostegno di Confindustria Modena, che presenta circa 90 capolavori appartenenti a collezioni private del territorio, realizzati nel periodo compreso fra gli anni Ottanta e i nostri giorni.
Nel percorso espositivo s’incontreranno dipinti, sculture, fotografie e installazioni di quarantotto artisti protagonisti della scena artistica internazionale degli ultimi decenni, tra cui Jean-Michel Basquiat, Donald Baechler, Alighiero Boetti, Jake and Dinos Chapman, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Gino De Dominicis, Nicola De Maria, Urs Fischer, Nan Goldin, Andreas Gursky, Peter Halley, Jenny Holzer, Alex Katz, Anselm Kiefer, Takashi Murakami, Shirin Neshat, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Mario Schifano, Julian Schnabel, Franco Vaccari e molti altri..
Mentre testimonia la direzione niente affatto provinciale del collezionismo locale, la rassegna solleva questioni che interrogano la natura stessa dell’arte e le sue pretese. Realizzate negli ultimi tre decenni soprattutto in ambito newyorchese, le opere fanno scorrere davanti agli occhi una rapida successione di stili e movimenti, dal Concettualismo all’Appropriation art, dal Neo-Pop al Superkitsch, dall’Arte povera alla Transavanguardia, dal Neo-espressionismo, a molte altre correnti.
Ottobre si aprirà nel segno di Malevic. La Gamec di Bergamo, dal 2 ottobre 2015 al 17 gennaio 2016, dedicherà un’antologica al grande maestro russo (Kiev, 1878 – Leningrado/San Pietroburgo, 1935), figura centrale e insostituibile dell’arte moderna, che ha attraversato uno dei periodi storico-artistici più intensi del Novecento. Curata da Eugenia Petrova – vice direttore del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, e Giacinto Di Pietrantonio – direttore della GAMeC di Bergamo, coprodotta dalla GAMeC e da GAmm – Giunti Arte mostre musei, in collaborazione con il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, la mostra, unica nel suo genere per completezza e per l’accurata indagine storico-critica, accoglierà circa 70 opere di Malevic accanto a un nutrito corpus di lavori di importanti esponenti russi, appartenenti ai movimenti artistici di inizio Novecento, oltre a documenti e filmati relativi al periodo storico di riferimento.
L’iniziativa si tiene a cento anni dalla nascita del Suprematismo, la più radicale tra le avanguardie storiche del Novecento di cui Malevic è stato fondatore, leader, e maggiore interprete. Dopo la mostra alla Tate di Londra del 2014 – in cui sono state esposte alcune delle opere visibili anche in GAMeC – ad ottobre il museo bergamasco celebra quest’importante ricorrenza, in coincidenza con l’appuntamento della Fondazione Beyeler di Basilea che proporrà la ricostruzione della sala suprematista del 1915.
Daniel Spoerri (1930), uno dei grandi rappresentanti dell’arte contemporanea internazionale, sarà protagonista di un’esposizione in programma alla Galleria Civica di Modena, dal 10 ottobre 2015 al 16 gennaio 2016. In relazione alla corrente della Eat Art, da lui creata nel 1967, con la quale intendeva avviare una riflessione critica sui principi fondamentali della nutrizione, l’esposizione presenterà opere che vanno da un primo periodo di sperimentazione legato alla rivista “Material” (1955-1961), ai multipli cinetici, ai celebri tableaux-pièges, “quadri trappola” ottenuti da assemblaggi di oggetti di uso quotidiano incollati a supporti e ribaltati nell’orientamento – composizioni casuali di residui di cibo e stoviglie usate, intrappolati nella resina e disposti in verticale, come quadri, oggi in collezione al MoMA di New York e al Centre Pompidou di Parigi – fino alla scultura e alla ricerca in campo grafico, cui si aggiungono importanti documenti d’archivio. Un’intera sezione sarà dedicata alla grafica, per la prima volta oggetto di studio in una sede museale, che presenta, fra gli altri fogli, i suoi elaborati, i manifesti, gli annunci. Lettere e documenti saranno testimoni dei rapporti di Spoerri con gli artisti contemporanei, tra i quali, Jean Tinguely, Marcel Duchamp, Man Ray, Meret Oppenheim, Ben Vautier.
Giovanni Fattori (Livorno, 1825 – Firenze, 1908) è stato portavoce di una pittura potente, capace di interpretare, lungo tutta la seconda metà del XIX secolo, le trasformazioni della visione moderna.
A questo straordinario interprete, la Fondazione Bano, nel suo progetto decennale sulla pittura dell’Ottocento italiano, dedica un’antologica, in programma a Palazzo Zabarella di Padova, dal 24 ottobre 2015 al 28 marzo 2016, che ripropone al grande pubblico l’immagine di uno dei maggiori protagonisti dell’arte europea.
La mostra, curata dai più accreditati esperti del pittore livornese, Francesca Dini, Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, presenta oltre cento dipinti, in grado di ricostruire, attraverso un avvincente taglio cronologico e insieme tematico – dallo spavaldo Autoritratto del 1854, dove riusciva già a rivelare la forza rivoluzionaria della sua pittura, agli ultimi capolavori eseguiti agli inizi del Novecento – la straordinaria versatilità di una lunga vicenda creativa che lo ha visto cimentarsi con tematiche e generi diversi.
Il percorso allestito all’interno di Palazzo Zabarella ripercorre interamente la sua carriera, dalla rivoluzione dei Macchiaioli, in cui ha avuto un ruolo di primo piano, affidata ai piccoli formati delle leggendarie tavolette, come La rotonda di Palmieri, fino al raggiungimento, nei grandi formati, di una dimensione epica dove si riflettono i mutamenti storici e sociali che hanno trasformato il nostro Paese, alla sperimentazione infine di nuovi territori iconografici e formali che lo ha avvicinato, per i risultati raggiunti, ad altri geni solitari quali Courbet o Cézanne.